Virtualia?

Piove sui works in regress.

European, italiano, piemontèis. Falso e cortese. Geriatric millennial. Bezbožný. Samotář. 100% spoleh!

Un funerale ·

La mia vicina di pianerottolo qui a Jundrov, che viveva nell’appartamento antistante quello della “spia dell’StB, era un’anziana vedova di cui non ricordavo mai il nome: Klusáčková, Kounicová… qualcosa che cominciava per “K”. Avevo capito che fosse sola al mondo. Ogni mattina, prima della pandemia, usciva di casa alle 7 per andare a messa in centro, nella chiesa cattolica di San Giacomo, dove era una guida turistica.
Durante la pandemia faceva la coda per le mascherine usa-e-getta distribuite gratuitamente dalla circoscrizione, che poi usava per piú giorni. «Ma costano dieci corone l’una», le avevo detto. «Costano dieci corone l’una», mi aveva risposto. Un pomeriggio il mio citofono squillò: era un uomo anziano che non riusciva a trovarla; allarmato, le suonai il campanello; lei aprí la porta con i suoi due capelli bagnati, doveva essersi appena lavata; scese in strada e li vidi parlare per un’ora seduti su una panchina. Qualche tempo dopo cominciò a indossare un gatto morto una parrucca di un vivido colore marrone, che strideva con la povera giacchettina grigia che indossava con qualsiasi temperatura.
L’anno scorso notai che aveva smesso di uscire di casa ogni mattina, e che riceveva la visita quotidiana di due donne: la prima restava con lei un paio d’ore la sera, la seconda se ne andava all’alba. Pensai che fossero badanti mandate dalla chiesa. Dopo essere tornato dal Kazakhstan non avvertii piú rumori provenire dal suo appartamento; le veneziane erano sempre alzate; la posta si accumulava nella cassetta delle lettere. Un paio di volte in autunno sentii la porta aprirsi e chiudersi; il mattino seguente la cassetta era vuota.

Manifestino funebre. In alto a sinistra, un disegno stilizzato della chiesa di San Giacomo a Brno. In alto a destra, una croce stilizzata e un breve testo: «V životě se loučíme mnohokrát / s maminkou jenom jednou. / Když o mně hovoříte / a myslíte na mne, žiji přece dál…» Sotto, l’annuncio: «S vírou ve vzkříšení a s nadějí na shledání oznamujeme. / že nás opustila naše milovaná maminka, babička, sestra, švagrova a teta // paní». Poco piú sotto, il nome è intenzionalmente tagliato via.

Non è stata una sorpresa leggere il manifestino funebre attaccato col nastro adesivo nell’androne condominiale. È stata una sorpresa leggere che la mia vicina aveva una figlia e tre nipoti e una sorella.
Il funerale si è svolto, ben sei giorni dopo la morte, in San Giacomo. Quando sono entrato nella chiesa, la bara era ancora aperta: non mi sono avvicinato, ma ho visto la testa coperta dal gatto morto dalla parrucca marrone. Erano presenti una dozzina di familiari – la figlia in prima fila era quindi la “badante” notturna – e alcuni membri della comunità laica. Del condominio c’erano soltanto la beghina del secondo piano, che talvolta la mia vicina aspettava sul pianerottolo per chiacchierare; e la donnetta del terzo, distante da tutti, che già lacrimava copiosamente, forse pensando alla propria mortalità.
Hanno officiato la cerimonia non uno ma quattro parroci, con liturgia pressoché identica a quella italiana. Allo scambio del “segno di pace” (ora “dono di pace”), la donnetta del terzo piano è venuta al mio banco, e porgendomi la mano mi ha sussurrato due volte: «Pokoj s vámi.»

Kniha týdne

Il 21 agosto 1968 non so dove fossero la beghina del secondo piano, la donnetta del terzo, la biondina del quarto, la spia del sesto e sua moglie, i defunti coniugi K., e la coppia dell’ottavo – il nostro panelák non era ancora stato costruito – ma erano tutti giovani giovanotti, e devono essere stati colpiti nel profondo dall’invasione della loro patria da parte degli alleati del Patto di Varsavia.
I giorni di Praga – Dramma ed eroismo di un popolo tradito fu pubblicato da Rizzoli a settembre come instant book per spiegare al pubblico italiano liberal-conservatore cosa era successo in Cecoslovacchia. Ne è autore un collettivo di giornalisti dell’Europeo fra cui conosco soltanto Enzo Biagi, ed è un volume di grande formato che riassume la storia locale dall’indipendenza nel ‘18 al colpo di stato nel ‘48, fa una cronaca dell’invasione del ‘68, e alterna brevi monografie dei gerarchi cecoslovacchi e sovietici con fotografie della resistenza. La Primavera di Praga e la gioventú praghese sono descritte in termini entusiastici; sorprende che in termini agiografici sia descritto anche Alexander Dubček, che sí voleva attuare il “socialismo dal volto umano”, ma negli occhi degli autori era sempre un comunista.