Virtualia?

Piove sui works in regress.

European, italiano, piemontèis. Falso e cortese. Geriatric millennial. Bezbožný. Samotář. 100% spoleh!

En un peu pire ·

Nous ne nous réveillerons pas, après le confinement, dans un nouveau monde ; ce sera le même, en un peu pire.

Michel Houellebecq – En un peu pire (réponses à quelques amis), France Inter, 04/05/2020.

In un angolo della mia camera da letto, giusto sotto la poltrona dell’Ikea di Jysk che non uso mai, c’è un monitor in formato 4:3: è il monitor che portai a casa poco prima che cominciasse la karanténa, cinque anni fa oggi. Sulla mia scrivania in ufficio avevo due monitor 4:3 identici, me ne portai a casa soltanto uno. Spesso rimpiango di non aver fatto un secondo giro per portare a casa anche l’altro, non perché mi sarebbe davvero servito, ma perché facevano coppia e forse provavano sentimenti reciproci. Chissà l’altro che fine ha fatto, sarà finito in discarica.

Un paio di mesi dopo, in un post sulle nuove Virtualia?, commentavo la lettera di Michel Houellebecq che si chiude con la frase citata sopra. Secondo lo scrittore francese, mio amato, la sola conseguenza della pandemia sarebbe stata l’accelerazione di processi già in atto nella società, in particolare la diminuzione dei contatti umani (è un suo tema ricorrente fin da Estensione del dominio della lotta).
Non trovo statistiche sulle frequenze dei contatti umani pre- e post-pandemia, ma tutti noi possiamo pensare a quanti fattorini incrociamo per strada mentre consegnano cibo o merce acquistati via Internet, e tutti noi che abbiamo un impiego adatto possiamo pensare al dibattito sul lavoro da remoto (remote working o work from home in inglese; smart uorching in itanglese). Il “nuovo normale” è fare videoconferenze con gli Stati Uniti in camicia e pantaloni del pigiama, poi farsi recapitare la cena a domicilio tramite app: tutto questo era già tecnicamente possibile prima del 2020; dopo il 2020 è anche socialmente accettato.

Nel mio post scrivevo:

Io non credo che il mondo post-coronavirus sarà in un poco peggiore: sarà un poco diverso, come in quelle ucronie dove la realtà letteraria è all’incirca la realtà che viviamo, ma con un minimo scarto, questione di dettagli.
Sono convinto che gli individui non possano cambiare personalità (se non in seguito a traumi); possono lentamente maturare, ma questo non è il contesto adatto. La socialità obbliga a confrontarsi con altri individui, con altre personalità; ciò comporta l’esigenza di fare compromessi, di smussare i propri tratti. In assenza di contatto sociale tale esigenza viene meno, e risaltano le caratteristiche piú proprie.
Sono anche convinto che la maggioranza degli individui sappia adattarsi facilmente ai mutamenti; siamo il prodotto di millenni di evoluzione. Con il passare del tempo ognuno di noi modificherà il suo stile di vita quel tanto che basta perché la propria personalità possa esprimersi nelle nuove condizioni determinate dalla pandemia.

Ci siamo adattati (piú o meno) facilmente ai mutamenti dovuti alla pandemia, e abbiamo modificato i nostri stili di vita quel tanto che bastava perché le nostre personalità potessero esprimersi nelle nuove condizioni. In seguito alle (benedette, vitali) campagne di vaccinazioni di massa siamo tornati a un sostanziale status quo, tanto da dimenticarci che il virus è ancora in giro e miete vittime. Nella mia testa di quadridosato, l’era della COVID-19 inizia nell’inverno 2020 e termina con le Olimpiadi 2024, quando i cicli delle stagioni sportive sono tornati regolari.

Scrivevo ancora:

Nel mondo post-coronavirus gli individui saranno i medesimi, ma dai contorni piú grezzi, e agiranno lievemente fuori fase rispetto al passato. La società da loro composta sarà la medesima, ma con piú forti contrasti, e la somma di questi infinitesimi scarti individuali si manifesterà in una forma di azione delle forze sociali un po’ diversa, non in una diversa sostanza. Saremo testimoni di atti d’amore e d’odio piú intensi, applicheremo o denunceremo tipologie innovative di sfruttamento dei lavoratori e delle risorse, spenderemo le stesse cifre e lo stesso tempo in cultura e ristorazione ma senza uscire di casa, eleggeremo gli stessi amministratori che stanno facendo disastri o meraviglie ma voteremo per posta. Non avremo il Paradiso in Terra né cadremo in distopie totalitarie da fumetto. La mano invisibile, la lotta di classe, il calcio, il sesso e le altre religioni resteranno identici a prima.

Nel mondo occidentale, la pandemia e le risposte alla pandemia hanno accelerato quei conflitti sociali che si erano esasperati dieci anni prima con la crisi finanziaria ed economica e le risposte alla crisi finanziaria ed economica; ma la società è la medesima, soltanto un po’ piú intensa.

Tanti fra noi sono spaventati da Donald Trump e dai suoi sodali, e dai rigurgiti fascisti in diverse nazioni europee. Ma Trump era stato votato già prima della pandemia; e le coalizioni di coloro che votano per le varie declinazioni nazionali dei movimenti anti-sistema, quelle coalizioni di coloro che nella mia testa chiamo grifters and losers, ovvero gli imbroglioni/ladri e i perdenti/sommersi nel gioco capitalista/globalista, esistevano già prima della pandemia; dopo la pandemia hanno meno remore a esprimere pubblicamente la propria rabbia anti-sistema.
I problemi non sono di destra o di sinistra, giusti o sbagliati; le risposte ai problemi possono essere di destra o di sinistra, giuste o sbagliate. Le risposte alla pandemia, giuste o sbagliate che fossero, sono state sempre orientate al ritorno allo status quo, e hanno ancor piú esasperato coloro che erano già tagliati fuori dai benefici del sistema: i ricchi sono diventati un po’ (molto) piú ricchi, i privilegiati e sicuri (come me) sono rimasti privilegiati e sicuri, gli insicuri e i poveri sono diventati un po’ (molto) piú insicuri e poveri.

Un’ampia fascia di popolazione, perlopiú appartenente al gruppo dei perdenti/sommersi di cui sopra, non ha capito le risposte alla pandemia che andavano a tutela della salute pubblica: le quarantene e le vaccinazioni (con relativi certificati). Ciò non è stato totalmente per sua colpa: ovunque la comunicazione delle autorità statali è stata disastrosa, a causa di un’incapacità che spesso è stata scambiata per dolo; l’approccio dei media è stato perlopiú sensazionalistico, per vendere poche piú copie o pochi piú accessi in un contesto di sostanziale e meritato declino; gli esperti di medicina e virologia si sono parlati addosso, per godere dei loro quindici minuti di celebrità.
Tutti noi possiamo pensare a un atto, a una dichiarazione, a un evento peri-pandemico in cui ci siamo sentiti presi in giro da autorità e media. I miei esempi: i video dalla Cina e dall’Ecuador (?) con la gente che si accasciava in strada; la chiusura delle frontiere fra gli Stati dell’Unione; le autocertificazioni sui congiunti; la disinfezione delle spiagge; il ministro ceco della Sanità al ristorante con gli amici durante la quarantena; il ministro italiano della Salute che si fa scrivere un instant book per autocelebrarsi; il battibecco su Twitter fra le “virostar” Roberto Burioni e Ilaria Capua circa l’efficacia dei vaccini contro il morbillo; salveremo il Natale.
Immaginate la confusione e l’incertezza di chi non sapeva cos’è una funzione esponenziale o l’acido ribonucleico, e si è visto costretto in casa da una classe dirigente che ne sapeva altrettanto. Immaginate la rabbia di chi ha perso il lavoro e il reddito.

Negli anni della pandemia sono stato diligente e fortunato: i miei affetti sono stati risparmiati, e ho potuto continuare a lavorare in comodità. A dirla tutta, non sono certo che senza pandemia sarei nell’ottima situazione professionale in cui mi trovo. Soltanto da pochi mesi ero a guida di un gruppo di colleghi, da poche settimane mi era stato assegnato un incarico globale: dalla sera alla mattina la karanténa cambiò il modo di relazionarsi, e per me fu facile adattarsi al lavoro da remoto, in cui le distanze erano infinite e annullate. Trascorsi il secondo dei lockdown in teleconferenza con un’indiana e una messicana, e da quel progetto ottenni una promozione. Ritornati allo status quo, oggi vado in ufficio quattro giorni alla settimana, e non m’importa se la mia squadra è tutta a casa in pigiama.

Intanto nel lungo termine všichni umřeme.


Články a stránky týdne

  • Lavoce › La violenza nasce dall’aspetto fisico. Degli uomini, di Maria Laura Di Tommaso, Silvia Mendolia, Silvia Palmaccio e Giulia Savio.
    Cesare Lombroso 🤝 incels 🤝 professoresse di economia politica: conta solo la faccia. Immaginate ora se un quartetto di docenti uomini scrivesse un articolo scientifico per mettere in correlazione l’attività criminale di una coorte di donne con la loro avvenenza da adolescenti!
  • ProPublica › How a Global Online Network of White Supremacists Groomed a Teen to Kill, by A.C. Thompson et al.
    On the links between the terrorist attack to Bratislava’s Tepláreň in 2022 and neo-Nazi influencers. Soon to be a documentary for PBS.
  • The Guardian › ‘We swept into Moscow in Gorbachev’s limousine’ […], by Neil Tennant.
  • The Philosophy Garden › Einstein, Stoic?, by Massimo Pigliucci.
  • Email is good. › Lingering Emails, by Chris Coyier.
    Emails that are just sitting there and I know they need some kind of action or response, I just can’t get it done for whatever reason. Maybe I don’t know what to say yet. Maybe I just can’t spend the time right now on what it needs. I think forcing my brain to revisit the email many times over and over is what it takes to deal with it.