Virtualia?

Piove sui works in regress

European, italiano, piemontèis. Falso e cortese. Geriatric millennial. Bezbožný. Samotář. 100% spoleh!

Appunti sul gastronazionalismo ·

L’articolo del Financial Times [1] a firma di Marianna Giusti [2] su certi miti della presunta tradizione culinaria italiana è oro.
Si tratta di un’intervista ad Alberto Grandi, storico dell’alimentazione all’Università di Parma (dove, sennò), autore di un libro e di un podcast dal titolo Denominazione di Origine Inventata in cui spiega le origini moderne e industriali di piatti-simbolo della cucina italiana. L’ho letta gustando una gulášová polévka rovesciata dal barattolo, cui in cottura avevo aggiunto dei těstoviny all’uovo prodotti a Vřesovice u Kyjova.

Alcuni titoli dei media italiani che hanno ripreso la notizia (niente link):

  • Financial Times attacca la cucina italiana: “Il parmigiano vero è del Wisconsin”.
  • Financial Times contro carbonara e parmigiano, Coldiretti: “Attacco surreale”.
  • L’assalto alla cucina italiana: “Questi piatti non sono vostri”. Ma la storia è un’altra.
  • “Il parmigiano? È del Wisconsin”. Le fake news autorazziste del prof. Grandi finiscono sul Financial Times [3].

Ignorando i virgolettati inventati da titolisti infami, annoto che dalla sinistra populista all’estrema destra la retorica condivisa è quella bellica: è in atto una guerra all’Italia e alle sue eccellenze, e i sabotatori sono fra noi.
Spettacolare l’editoriale del direttore della redazione gastronomica della Busiarda: ammette che il professor Grandi racconta storie precise, attente e ben documentate e soprattutto totalmente vere, poi aggiunge…

Il Financial Times lo prende come spunto per attaccare l’Italia in un momento di grande crescita internazionale, in un momento in cui il mondo dimostra ogni giorno di sceglierci come cucina più attrattiva del pianeta. Se poi aggiungiamo che attaccare l’italianità in questo momento storico può sembrare un modo per attaccare un governo che fa della sovranità alimentare un punto di forza allora gli inglesi stanno provando a mettere in atto la tempesta perfetta.

Un’offensiva (navale?) della perfida Albione, lanciata dalle poderose pagine dell’inserto domenicale food and drink.

Da questa parte delle Alpi, oltre il confine dell’Impero Romano, dove il mercato comune europeo mi permette di comprare il pane in cassetta confezionato da operaie romene a Valle San Bartolomeo (AL), in un periodo storico in cui dalla sinistra populista all’estrema destra furoreggia l’identitarismo, vedo l’identità degli Italiani ridursi a quel che mettono nel piatto.
(Forse ora mi spiego perché nel centro di Praga cosí tanti ristoranti siano italiani, con insegne e menú in italiano, sia mai che i turisti italiani finiscano a mangiare schnitzel, che schifo già dal nome, altro che schnitzel, vuoi mettere piuttosto una bella cotoletta alla milanese.)
Ma un’identità nazionale ridotta a quel che si mette nel piatto è un’identità debole, che capisco vada in crisi per l’apertura di una kebabberia, e capisco abbia crisi isteriche se si parla di farine di grillo. Se questo è il sovranismo declinato all’italiana, è una ben patetica filosofia politica.

Una ciotola di vermi fritti con fettine di peperoncino verde.

Tu non hai fame? Klub cestovatelů, Brno, 21 settembre 2016.

Collettiva › Perché i fascisti odiavano la pastasciutta, di Daniele Soffiati.

Accademia della Crusca › Il manifesto della cucina futurista, di Filippo Tommaso Marinetti.

Istituto della Enciclopedia Italiana › La dieta mediterranea: realtà, mito, invenzione, di Vito Teti.

Çankaya Üniversitesi › The Invention of Tradition, edited by Eric Hobsbawm and Terence Ranger (via it.Wikipedia).

  1. Link alternativo via proxy per quando Twitter smetterà di funzionare. Se siete abbonati al Financial Times, leggete l’originale.
  2. Non so chi sia, ma sul suo profilo Instagram cita Sensibile degli Offlaga Disco Pax.
  3. Questo sono andato a cercarmelo dove sapevo che l’avrei trovato: Miss Violetta Beauregarde ♥