Quando la caporeparto ha annunciato di essere incinta e che a gennaio sarebbe andata in congedo di maternità per un anno, la mia caposquadra ha cominciato a ricevere pressioni affinché si proponesse come sostituta. Sarebbe stata la candidata ideale per capacità ed esperienza, ma proprio allora ha capito di essersi stancata delle folli decisioni aziendali, cosí al contrario ha deciso di dimettersi dopo piú di dieci anni di servizio.
Evička e io l’avevamo già capito, ma ne siamo stati informati ufficiosamente stamane.
Nel 2018 la caporeparto facente funzioni sarà la collega orsacchiotta, perciò sono aperte ben due posizioni di team leader, nella squadra che tratta con i distributori e nella mia.
Grande è la confusione sotto il cielo, ecc. ecc.
Nel mezzo del cammin ·
C’è questa serie TV americana, You’re the Worst, che è una commedia ma non è una sitcom da guardare a cena in famiglia. Ha tratti drammatici, è sboccatissima, e i protagonisti sono davvero “i peggiori”: Jimmy è uno scrittore fallito, Gretchen è una PR ninfomane, Edgar è un tossico reduce dall’Iraq, Lindsay è una decerebrata. Ovviamente in Italia è inedita.
A metà della seconda stagione vediamo Gretchen sgattaiolare di notte fuori casa di Jimmy, e ci viene subito da pensare che abbia un amante. Invece no, si fa tutta Mulholland Drive per andare a piangere con vista su Los Angeles, e scopriamo che è depressa (i personaggi con disturbi della personalità stanno andando forte sulle TV americane, cfr. la Rebecca di Crazy Ex-Girlfriend o il cavallo del cartone animato per adulti BoJack Horseman).
Tre episodi dopo vediamo Gretchen stalkerare una coppia che abita nello stesso quartiere: questi due vicini sembrano veramente felici, con i loro begli impieghi e il loro bel neonato e il loro bel cane di razza. Con un pretesto Gretchen si fa invitare nella loro bella casa, dove scopre che la bella coppia apparentemente felice sta per scoppiare, e che ciascuno dei due rimpiange la spensierata e disinibita vita di gioventú prima di matrimonio e prole. Gretchen impara che la vita ideale non esiste, pensa che lei stessa non sarà mai felice, e scappa da quella casa piangendo.
L’episodio s’intitola LCD Soundsystem, prendendo il nome dal collettivo newyorchese che ha fatto la storia della musica elettronica degli anni Zero. James Murphy, improponibile idolo degli hipster, ha costruito una band e una carriera su testi che parlano dell’invecchiare e del non essere piú all’avanguardia. Al ritorno quest’anno dopo sei dal ritiro dalle scene, gli LCD Soundsystem hanno pubblicato un album sulla falsariga dei precedenti, e il singolone Tonite è una sintesi di tutto quello che è venuto prima.
Nella sua distintiva prosa verbosa, Murphy commenta sarcastico le canzoni radiofoniche che invitano a cogliere l’attimo, a divertirsi selvaggiamente, e dicono di farlo stasera, stasera, stasera, ché la vita è breve (ma cazzo a me sembra infinita) e poi ci saranno la vecchiaia e un futuro da incubo e non ci si potrà fare niente, e mentre viviamo nel presente facendo gli stessi errori del passato siamo tormentati dal timore che ci stiamo perdendo la festa, e odiamo l’idea che stiamo sprecando la giovinezza e che siamo rimasti sullo sfondo finché non siamo invecchiati.
Ma sono tutte balle, dice James Murphy. Sono tutte balle.
And we don’t waste time with love ·
Quest’anno ho comprato una decina di dischi: l’unico degli Ambulance Ltd (gruppo di NYC che ricordo soltanto io), lo split di Courtney Barnett con Kurt Vile, l’esordio dei Coldplay (forse il mio primo CD masterizzato), l’ultimo degli Elbow piú il doppio best of natalizio, spero l’ultimo dei Gorillaz di hip-hop con l’auto-tune, il ritorno degli LCD Soundsystem, l’album saffico di Laura Marling, l’album romano di Erica Mou (non ancora ascoltato), e quello storico capolavoro che è l’omonimo degli Stone Roses.
In una scala di sensualità che va dallo 0 di “Paola Binetti” al 100 di “Laura Marling strafatta di peyote nel deserto del Mojave”, l’album saffico della suddetta si apre col 95 di Soothing e il suo doppio basso e il suo video NSFW in 4:3. Ma il pezzo migliore è il terzo, Wild Fire, lettera a una giovane amante cui fa da nave scuola dei sentimenti, che da mesi non smetto di ascoltare nella registrazione di BBC Radio 6 Music.
All’opposto mi ha lasciato perplesso la nuova immagine di Lorde che è bravissima di suo, e ha davvero bisogno di essere sessualizzata dalla casa discografica per vendere piú copie? Ovviamente sí, succede dagli anni Cinquanta. Questo per dire che Green Light è la mia canzone bimbaminkia / mainstream / radiofonica preferita del 2017 (e pure quella di Pop Topoi).
Tornando sul terreno di una matura eterosessualità musicale, gli Elbow hanno rielaborato Kindling, l’ultima traccia del loro ultimo disco, per farne un duetto fra Guy Garvey e John Grant. Questa Fickle Flame vale tutti i venti e rotti euro del Best Of.
E mentre cercavo le parole per far entrare in questo post sia Tonite sia Call the Police degli LCD Soundsystem, con qualche riferimento al mio primo capello bianco, Rádio_FM (slovacca) ha passato un pezzo in italiano che non avevo mai ascoltato di un cantante italiano che non avevo mai sentito nominare. La musica si muove in modi misteriosi.
Xmas party ·
Wetlands ·
– No spoilers shall be mentioned, I want the disappointment to really sink in.
E sí che mi sono spoilerato Blade Runner 2049 ben due mesi fa, quando ho letto su Twitter che la mia attrice ticinese preferita aveva interpretato nientepopodimenoché il ruolo della figlia di Harrison Ford. Per fortuna me ne sono dimenticato fino ai titoli di coda.
Il mio giudizio sul secondo Blade Runner è che ce n’era tanto bisogno quanto del secondo Trainspotting. E non ho ancora capito se Rick Deckard è un replicante o no (io dico di sí).
(Un grazie a Giove che ci ha fatto entrare senza pagare.)
Candidato al Totomorto 2018 ·
Stamattina ho aperto i bookmark della cartella “Česko” e mi sono trovato davanti questo:
«Cosa cazzo? Sotto casa? E non va a Praga!»
Ho speso 5.125 corone per gli ultimi tre biglietti disponibili (in piccionaia).
(Giornalisti, tenete pronto il coccodrillo per il primo trimestre dell’anno nuovo.)
Pátek ·
Y un viento de Hrabal ·
Penso che sia stata Val a conigliarmi la lettura di Bohumil Hrabal, e ai suoi conigli letterari tengo molto, ma io e lei abbiamo gusti incompatibili e Una solitudine troppo rumorosa non mi piacque.
Anni dopo ero alla prima cena con i colleghi cechi\slovacchi e per parlare di qualcosa dissi che degli scrittori locali avevo letto Neruda (quello originale, Jan) e Hrabal, oltre a Franz Kafka ovviamente che però era di lingua tedesca, mentre su Milan Kundera citai Rob di Alta Fedeltà. L’allora vice-caposquadra, un filo piú acculturata degli altri, di Hrabal m’invitò a leggere Treni strettamente sorvegliati e Ho servito il re d’Inghilterra, che acquistai al Libraccio, che ho letto quest’anno, e che non mi sono piaciuti.
Bohumil Hrabal era brunense di nascita ma divenne praghese per i casi della vita. Poeta e drammaturgo amatoriale, poi romanziere di professione, Hrabal era un dissidente (benché a corrente alternata) frequentemente oggetto della censura comunista, e come molti altri scrittori oppressi da un regime si rifugiò nel surrealismo. A me il surrealismo in letteratura non piace.
I protagonisti dei romanzi di Hrabal sono o disadattati o sempliciotti, perché soltanto nelle anime candide si può trovare quella purezza di sguardo che consente all’autore surrealista di descrivere quel che di bello e di brutto lo circonda. Queste anime candide vivono con personaggi bizzarri che compiono azioni stravaganti, perché si sa che la vita è tutta follia. E questi personaggi sono sempre giovani o vecchi uomini, perché le donne servono a farci gioiosamente all’amore o come figura simbolica.
In Treni strettamente sorvegliati, da cui è stato tratto un film premio Oscar, compaiono tre donne. La prima è un’impiegata che si fa allegramente timbrare il culo dal suo capo; non sono cosí volgare, intendo proprio che lui le stampiglia le chiappe con sigilli e timbri. La seconda è la fidanzata del protagonista, il cui unico scopo è esistere perché lui scopra d’essere impotente e tenti il suicidio. La terza è la Morte nelle sembianze di una partigiana che gli consegna e la potenza sessuale e una bomba da infilare in un treno nazista, perché per sconfiggere i cattivi è OK mandare a morire un ritardato che non sa cosa sta facendo.
Oh, Hrabal è a buon diritto fra i grandi scrittori, perché ha una ricca immaginazione visiva e uno stile personalissimo (Paolo Nori dev’essere un suo fan; non è un caso che Paolo Nori non mi piace), oltre a una burbera visione del mondo. Ma non fa per me.
Nová hudba, ktorej veríme ·
Saluti al Messico ·
Sono entrato in ufficio come tutte le mattine poco prima delle 8 ed Evička era già alla sua scrivania, impegnata in una conferenza via Skype. Evička non arriva mai prima delle 9… «Evička, cosa sta succedendo?»
{OMISSIS}
Nel frattempo il mio reparto è stato traslocato {…} in un moderno open space al primo piano di un edificio accanto al principale, che condividiamo con due dotcom autoctone. A nostra disposizione ci sono una cucina da lounge bar con la musica in filodiffusione e una relax area, ma tutto è buio e freddo, silenzioso e vuoto.
Il giorno dopo il trasloco, la mia caposquadra si è messa a ridere davanti al computer e mi ha chiesto se volessi sentire una barzelletta. «Mi ha scritto la responsabile delle strutture, vuole sapere chi è Bimbaminkia. Hanno trovato il suo passaporto e la sua tessera sanitaria, erano dentro i suoi cassetti.»
Tifo endemico ·
La Nazionale italiana, niente.
La Reprezentace ceca, figuriamoci.
Slovacchi e Scozzesi si sono fatti fuori fra loro.
Quegli ubriaconi dei Cileni non sanno neanche perché.
Costa Rica? Islanda? La Mannschaft?
Kafkovská dráha ·
A metà ottobre ho preso un giorno di permesso (avevo ore di straordinari da recuperare) e sono tornato all’ufficio immigrazione per chiedere se mi era stato assegnato il rodné číslo. Sí! L’impiegata moc milá ha preso il certificato di residenza emesso tre settimane prima, l’ha annullato con un tratto di penna, e ne ha stampato un altro con il nuovo codice fiscale (e con la nuova data di emissione).
Non poteva aggiungere il codice fiscale al certificato esistente?
Non potevano farmi aspettare tre settimane in piú per il documento completo?
Da lí sono andato direttamente all’ufficio pensionistico, dove non c’è mai nessuno e dove mi hanno registrato il codice fiscale in cinque minuti. Saltando su e giú dal tram 12 son giunto all’ufficio delle tasse, nel lussuoso grattacielo accanto al palazzone burocratico-sovietico della vecchia sede, dove ho consegnato la dichiarazione dei redditi compilata in estate.
E una settimana dopo ho ricevuto un esemesku che mi chiedeva di contattarli. Panico.
Giunone si è offerta di richiamare per me. La brutta notizia: secondo loro avevo sbagliato la dichiarazione, perché “nel 2016 non ero residente fiscale nella Repubblica Ceca” (eh?). La bella notizia: avevo diritto a un rimborso molto maggiore di quello richiesto.
L’ultimo lunedí di ottobre sono tornato con Giunone all’ufficio delle tasse, dove l’impiegato non ha saputo spiegarle convincentemente perché l’anno scorso non fossi residente fiscale nella ČR, né perché in fin dei conti il rimborso che mi spettava fosse minore di quanto le aveva detto al telefono. E per il prossimo anno non sapeva ancora, “dovremo telefonargli” (eh?). Ho firmato le correzioni e siamo usciti sconcertati.
Ancor piú sconcertante è stato trovare il rimborso sul conto corrente dopo soli sette giorni.
Ginocchio della lavandaia ·
Se le porte girevoli continuano a vorticare, anche una settimana di ferie di un collega può dare grattacapi. Stavolta a prendersi una settimana di ferie è stata la mia caposquadra, e poiché l’altra caposquadra cui siamo stati affidati era impegnata in colloqui, ed Evička non si prende ulteriori responsabilità, il backup informale della capa l’ho fatto io.
Fra meeting, report, e-mail al management, e controllo delle SLA, non ho avuto un minuto per le mie incombenze, e la posta non letta nella mia casella è triplicata. E non essendoci nessuno a fare da backup a me, ho dovuto rifiutare l’offerta di una trasferta di due mesi a Città del Messico.
Bimbaminkia si è presentata giovedí all’ora di pranzo dopo due giorni di assenza. Aveva la bocca dolente per un dente del giudizio sradicato la mattina stessa (per cui avrebbe avuto buon diritto a starsene a casa), e non ricordava nemmeno quando sarà il suo ultimo giorno. «Ho avuto le convulsioni, pensano che abbia l’epilessia.» Che sarebbe la quinta diagnosi in otto mesi, dopo “embolia polmonare”, “attacchi di panico”, “carie” e “sclerosi multipla”. Neanche in un episodio di House. Secondo me è lupus.
(Non ho ancora annotato che ha perso la tessera sanitaria ceca, perché la conservava dentro il passaporto, che non trova piú da quando è tornata dalla vacanza in Norvegia.)
Il suo ultimo giorno di lavoro sarà mercoledí (ora lo sa), ed è ovviamente un mio compito l’acquisto del regalo d’addio. Le idee che ho condiviso con la squadra sono le seguenti:
acqua santa di un santuario ceco e/o una confezione di aspirine;
un pacchetto di preservativi, con il sottile invito a non riprodursi;
un buono da spendere da Tiger, dove già consuma i suoi interi risparmi;
una zebretta di peluche, con una scatolina di spilli per infilzarla in riti voodoo.
Infine le ho comprato la zebretta, e da Tiger ho trovato gli spilli, un lecca-lecca zebrato, una cartolina e una borsa-regalo a tema scheletro festante; le aspirine magari domani. Giovedí festeggerò la Liberazione.
Giunone invece mi lascerà a fine dicembre. Ha i suoi buoni motivi, ma ci son rimasto male.
99 ·
Oggi è il 99° compleanno della Cecoslovacchia. Buon compleanno, Cecoslovacchia!
Radio Praga ha pubblicato l’ennesima bella intervista a Don Sparling, il linguista canadese che si è trasferito in Cecoslovacchia nel 1968 e che oggi fa da cicerone agli stranieri che si stabiliscono a Brno. Si tratta piú o meno dello stesso tour della Brno borghese che ho fatto con lui l’anno scorso. È un po’ che non metto piede a Lužánky…
Nella cassetta delle lettere ·
Víkend na chalupě ·
Alle 15 di ieri siamo rientrati tutti infreddoliti nella casa colonica con vibrazioni naziste. L’escursione a tema geocaching nel nulla della Moravia centrale avrebbe dovuto prevedere una sosta nell’unico ristorante del circondario, ma il ristorante era chiuso. Le mie colleghe avevano già svuotato il frigorifero e messo in tavola le loro immonde robacce confezionate, e commentavano i primi risultati delle elezioni appena terminate, quando ho chiesto loro se non volevano piuttosto un piatto di spaghetti con sugo di pomodoro, tonno e olive nere. Mi ero preparato: la passata l’avevo portata da casa, gli spaghetti e i condimenti li avevo comprati durante il viaggio alla Lidl (la pasta Combino è ottima); ma non pensavo che si sarebbe trattato di un’emergenza, e non avevo mai cucinato per dodici persone.
Mezz’ora dopo, nella cucina della casa colonica si sentiva soltanto il rumore delle posate.
Le elezioni sono state vinte da “Forza Cechia” del riccone Andrej Babiš con il 30% dei voti. I liberisti euroscettici del brunense prof. Petr Fiala sono secondi con l’11%, sopravanzando di poco i Pirati (!) e gli xenofobi del giappo-moravo Tomio Okamura che è il vero vincitore. I comunisti sono caduti sotto l’8%, mentre i socialdemocratici sono crollati poco sopra il 7%. Democristiani e liberisti filo-europei hanno superato lo sbarramento per un soffio insieme alla lista dei Sindaci. La nuova Camera ceca ha una maggioranza di destra, senza centro.
Volby ·
Questo weekend in Repubblica Ceca si svolgeranno le elezioni legislative: si voteranno i duecento parlamentari della camera bassa con un sistema proporzionale su base regionale.
L’assetto istituzionale ceco è simile a quello italiano: ci sono un presidente (eletto) che è una figura di rappresentanza con qualche potere di veto (ma Miloš Zeman somiglia piú a Francesco Cossiga che a Sergio Mattarella), un presidente del Consiglio dei Ministri che è nominato in base alla maggioranza parlamentare, e un Parlamento diviso in due organi con compiti distinti (la Camera dei Deputati vota la fiducia, il Senato è pressoché inutile).
La coalizione di governo uscente è composta dai Socialdemocratici (ČSSD), da Forza Cechia dal partito personale (ANO) dell’uomo piú ricco del Paese, e dai Democristiani (KDU-ČSL). All’opposizione ci sono i Comunisti (KSČM), un paio di partitelli di centrodestra liberale (TOP 09 e ODS), e un movimento di destra populista (SPD).
Secondo i sondaggi, nonostante le inchieste delle toghe rosseANO, “Azione dei Cittadini Insoddisfatti” ma anche “SÍ”, dovrebbe vincere le elezioni attestandosi fra il 25% e il 30%. Andrej Babiš è letteralmente il Berlusconi cecoslovacco: possiede la piú grande industria agroalimentare della Cechia, il secondo gruppo mediatico, ed è accusato dagli invidiosi e dai fomentatori d’odio da piú parti di aver costruito il suo impero con metodi illeciti. ČSSD, “Partito Socialdemocratico Ceco”, è l’equivalente del Partito Democratico italiano: in Bohuslav Sobotka ha un premier debole che in politica interna oscilla fra socialismo e liberismo, e che in politica estera prende ordini dagli illiberali polacchi e ungheresi. Crollerà fra il 12% e il 15%. KSČM, “Partito Comunista di Boemia e Moravia”, è l’equivalente del fu Movimento Sociale: sono gli impresentabili che nessuno vuole con sé al governo, ma hanno uno zoccolo duro di elettori nostalgici fra il 10% e il 12%. ODS, “Partito Civico Democratico”, è un movimento liberista-conservatore ed euroscettico, il faccione del cui leader brunense Petr Fiala è da mesi ovunque qui a Brno. Al 10%. TOP 09, “Tradizione Responsabilità Prosperità”, si distingue dal movimento precedente per essere di tendenza filoeuropeista, quasi fosse una specie di Scelta Civica montiana. Al 9%.
Su SPD, “Libertà e Democrazia Diretta”, fondato dal giappo-moravo Tomio Okamura ho già scritto un anno fa: sono nient’altro che xenofobi cripto-***** con legami neo-nazisti. All’8%. KDU-ČSL, “Unione Democratica Cristiana – Partito Popolare Cecoslovacco”, è irrilevante ma fa da stampella a ogni coalizione di ogni livello governativo. Al 7%.
Altri partiti, come i Pirati e i Verdi, sono intorno alla soglia di sbarramento del 5%.
Domenica mattina dovremmo svegliarci con una maggioranza di centro-destra conservatrice e liberista, il cui fulcro sarà Babiš. Non è detto che Babiš diventi primo ministro, dipenderà anche dai suoi rapporti con il presidente Zeman (il cui mandato scade in inverno): potrebbe farsi un po’ da parte e far nominare un suo fedelissimo. Budeme vidět. Uvidíme.
Fattura o ricevuta? ·
Un’auto del servizio taxi convenzionato è passata a prendermi in azienda all’ora di pranzo. Il giovanissimo autista mi ha chiesto se volevo transitare per Mikulov o per Bratislava.
– Perché Bratislava?
– La strada è piú veloce e non ci sono cantieri, ma è piú lunga e costa di piú.
Ha guidato a strappi per 200 km, ma con un po’ di nausea sono riuscito a finire di scrivere la mia presentazione in PowerPoint. Costo stimato: 2.000 Kč (circa 80 €).
All’aeroporto di Vienna mi sorprende sempre quanto i bagni siano sporchi e poco pratici; che si mangi male (10 €) lo do per scontato. Il volo per Milano (75 €) non offre sorprese.
Atterrato a Malpensa ho scoperto che l’albergo non era vicino all’aeroporto come pensavo. Ho telefonato alla reception dove mi hanno avvertito che una navetta avrebbe fatto tappa all’estremità opposta del terminal di lí a cinque minuti; ce l’ho fatta. In una stanza da 80 € non avevo mai messo piede, poi ero troppo stanco per cercare un posto serio dove cenare, cosí mi sono accontentato di una pizza precotta al bar (9 €). Sembravo George Clooney in Up in the Air, ma senza belle manager intorno, anzi non c’era proprio nessun altro.
Al mattino ho chiesto alla reception che fosse chiamato un taxi. Il taxista vestiva una delle mie camicie e parlava il giusto. Sulla Tangenziale Ovest ci ha sorpassato una Lamborghini: lui ha notato l’auto, io ho notato la targa.
Quando il taxista ha fermato il tassametro sono impallidito: 150 € (piú l’autostrada, 5 €).
I pasti del giorno sono stati gentilmente offerti dalla filiale italiana, nella nota spese dei due agenti di vendita “manager dell’esperienza” che mi hanno accompagnato dai clienti. All’Autogrill emiliano dove ho dovuto terminare il mio boicottaggio di Eataly ho comprato una scatola di krumiri per i miei colleghi («Lasciate che vi parli di Casale Monferrato…»), ma non ho abusato della carta di credito.
L’albergo nel fiorentino scelto per me dall’azienda era una locanda a conduzione familiare, con i muri di carta velina e rumorosi ospiti sardi. A servire la colazione c’erano due bambini in età scolare che volevano aiutare il nonno («Nun date noia ai signhori!» «Sicché!») e che intrattenevano i pazienti ospiti con numeri di magia. Ovviamente il nonno non era capace di stampare una quietanza (62 €), che in seguito mi è stata spedita dalla figlia per e-mail.
Il taxi da Empoli a Firenze è costato altri 65 €.
L’aeroporto di Peretola è indegno di una città tanto famosa nel mondo per la sua bellezza: spazi inadeguati, cibo scadente (9 €), gate improvvisati. Il volo per Vienna (75 €) è partito con mezz’ora di ritardo, nella confusione del personale di terra.
A Schwechat con qualche difficoltà ho rintracciato l’altro autista dello stesso servizio taxi, e gli ho detto di transitare nuovamente da Bratislava (80 €). Ho trascorso tutto il tempo a scrivere un recap al management con un feedback sul mio business trip.
Spero che questa trasferta da 700 € sia servita a qualcosa.
Trasferta a casa ·
{OMISSIS}
La caporeparto e la caposquadra si sono consultate di fronte a me per quindici secondi, e infine hanno deciso: «Ti mandiamo in trasferta {…}».
È allora scattata la corsa a organizzare il viaggio di lavoro in tutti i particolari, dalla carta di credito aziendale al telefono riciclato (quello dell’ex-sovracaporeparto che non si lavava le mani dopo aver pisciato, ci sono tutte le impronte sullo schermo), dai voli da/per Vienna agli alberghi in loco, dai training per me ai training per i clienti.
Mercoledí sera atterrerò a Milano–Malpensa, e ivi pernotterò.
Giovedí mattina prenderò un taxi per i Navigli pavesi {…}
Giovedí pomeriggio andrò nella campagna milanese {…}
Giovedí sera arriverò in Toscana, e ivi pernotterò.
Venerdí mattina sarò in Valdarno {…}
Venerdí pomeriggio decollerò da Firenze–Peretola.
Non mi aspetto molto da questa trasferta “casalinga”: {…} ma, statistiche alla mano, è impossibile peggiorare la situazione, quindi quel poco di positivo che ne verrà fuori sarà attribuito totalmente al mio impegno.
Ovviamente non avrò tempo per fare un salto a trovare la mia famiglia.
Lumache ·
I primi insulti xenofobi in sedici mesi non mi arrivano né da un neo-nazista sul tram né da una vecchietta al supermercato ma dal vice-sindaco della circoscrizione di Brno–Bohunice, tale Milan Hrdlička, appartenente al partito socialdemocratico (!), che ha scritto in prima pagina sul bollettino mensile del quartiere un corsivo intitolato Attenzione alle lumache.
Non è chiaro se questo simpaticone si riferisca ai musulmani, ai migranti africani, o piú in generale ai “popoli del Sud”; ma il linguaggio è da manuale nazista DOC, perciò l’editoriale è finito sulla stampa nazionale.
Il Primo Ministro socialdemocratico Bohuslav Sobotka (brunense) ha rifiutato di commentare, mentre il leader socialdemocratico Lubomír Zaorálek ha twittato che chi parla in questo modonon ha posto nel partito. Hrdlička si è difeso dichiarando di voler suscitare un dibattito sull’immigrazione, ha affermato che Zaorálek ha frainteso l’articolo, e ha ribadito le sue idee in un colloquio: Pozor! Připravme se! Ta vlna může přijít!Attenti! Prepariamoci! L’onda può arrivare! Anche il sindaco democristiano di Bohunice conferma che la gente del quartiere ha paura.
Al censimento del 2011, gli stranieri in Repubblica Ceca erano il 5% dei residenti, ed erano provenienti prevalentemente da Ucraina, Slovacchia, Polonia, Russia e altre nazioni slave (c’è anche una numerosa e storica comunità vietnamita). I “negri” non ci sono, al massimo nel centro di Brno si incontrano qualche studentessa velata e qualche latino peloso. Questi hanno letteralmente paura di cose che non esistono.
Mladá žena s kytice ·
Residenza (temporanea) ·
È un pezzo di carta piuttosto inutile perché non prevede la fotografia, quindi non si può usare come documento d’identità, e perché non mi è ancora stato assegnato un rodné číslo, ovvero un codice fiscale, per cui dovrò tornare una terza volta all’ufficio immigrazione.
Květinářství ·
Lunedí pomeriggio sono entrato da un fiorista dove non parlano inglese ma sono gentili, e con il mio stentatissimo ceco sono riuscito a ordinare un mazzo di fiori da recapitare sulla scrivania di Giunone lunedí prossimo. Sono uscito sudato ma mi sentivo i superpoteri.
Martedí mattina New Girl / Bimbaminkia è tornata al lavoro e prima ancora di sedersi mi ha annunciato che si sarebbe dimessa. Mi aveva già accennato di essersi informata nell’ufficio del personale sulle modalità e sul preavviso, perciò un po’ ci speravo.
Lascerà l’azienda e Brno a fine novembre. Dice che svernerà dicembre e gennaio in Italia, e poi partirà per Stoccolma dove farà la au pair part-time presso una ricca famiglia svedese «in una casa con la piscina riscaldata e il molo privato». Si è vantata di una cifra che spero sarà la sua paga settimanale e non mensile, altrimenti capisco i suoi problemi col denaro.
– E il resto del tempo cosa farai?
– Studierò Scienze dell’Educazione!
Bimbaminkia ·
New Girl è stata assunta ad aprile, ma fra il suo primo ricovero e il cambio di gestionale ha cominciato a rendersi utile da maggio. A quel punto la mia capa aveva ancora due mesi per valutarla entro il periodo di prova, ma c’erano sempre cose piú importanti da fare, quindi ha piú o meno esplicitamente chiesto a me di farle da supervisore.
A fine giugno ho dipinto un ritratto di New Girl piuttosto grigio, elencando tutti i problemi che erano sorti nel lavoro quotidiano. Non era mio compito spingere né per la conferma né per il licenziamento, e non l’ho fatto. Chi aveva tenuto i corsi di formazione ne ha descritto la performance come molto buona quand’era del giusto umore, ma altrimenti disastrosa.
Il mio pregiudizio nato dalla lettura del suo CV su LinkedIn era stato convalidato: New Girl è una giovinotta senza un minimo di capacità di concentrazione, inadatta al lavoro per cui è stata improvvidamente assunta; e confermarla è stato un errore.
New Girl non sa leggere.
La nostra mansione primaria è ricevere gli ordini di acquisto da parte dei clienti, valutarne la correttezza secondo certi criteri, e inserirli a sistema secondo certe procedure. Lei non è capace a controllare gli ordini (sebbene abbiano una struttura piuttosto standard) e non riesce a individuare al loro interno tutte le informazioni che le servono. Le procedure non le capisce bene neanche quando gliele rispiego in italiano, e devo farlo piú e piú volte.
New Girl non sa scrivere.
Che non sappia battere un’e-mail con qualche sembianza di formalità, e debba contattare i clienti piú volte per lo stesso ordine perché al primo giro le sono sfuggiti dei dettagli, non è un gran problema. Il gran problema è che inserisce a sistema i dati sbagliati. Le statistiche dicono che fa errori nel 37% dei contratti, e le statistiche non contano quei contratti in cui le spiego campo dopo campo cosa digitare. Qualche volta un revisore le invia una notifica di respinta del contratto, con l’elenco degli errori da correggere, e lei non li corregge tutti o ne commette di nuovi. Tutto ciò nonostante io e la capa le affidiamo soltanto ordini che ci appaiono facilmente gestibili.
New Girl non sa contare.
Qualche giorno fa ho provato ad affidarle un compito un po’ fuori dall’ordinario, ovvero la correzione di dati già esistenti nel sistema. Piú precisamente doveva controllare il valore totale di certi contratti, moltiplicando il valore mensile del servizio per il numero di mesi della durata.
– Quanti mesi ci sono fra il 1° aprile 2016 e il 31 dicembre 2018?
– Aspetta.
[Lei conta i mesi con le dita, fa confusione, ricomincia.]
– Quarantaquattro.
È stata la prima volta che ho dovuto mantenere la calma.
New Girl è disordinata.
A me non interessa che lei stia sdraiata sulla sedia poggiando i piedi sulla cassettiera (di cui talvolta non trova la chiave), o che la sua scrivania sia un immondezzaio (per tacere della tazza a forma di teschio rosso da cui non sa bere senza fare uno schiocco o un risucchio), o che le cuffie da cui ascolta hip hop su YouTube le impediscano di sentire quando le parlo. M’interessa che segni le e-mail lette come lette e le e-mail completate come completate. M’interessa che non si dimentichi di mettere a sistema gli ordini che le sono stati affidati, e che non li lasci a metà, e che non faccia confusione fra i dati di due ordini diversi ricevuti da due clienti diversi perché ha due file PDF aperti e ci si è persa dentro. M’interessa che i suoi ordini siano rintracciabili, e che quando un cliente mi scrive o telefona per chiederne conto, anche in sua assenza io possa dare una risposta sicura.
New Girl è inaffidabile.
Al primo ricovero per un’embolia polmonare ne sono seguiti altri due per vari accertamenti. Un giorno mi ha raccontato inorridita che il dottore dell’ambulanza le aveva diagnosticato un semplice attacco di panico, al che lei aveva sbraitato che non si trattava di un attacco di panico e che non stava bene, ecc. ecc. Il giorno seguente ha avuto un attacco di panico di fianco a me: l’ho accompagnata in cucina, l’ho fatta sedere, le ho parlato per calmarla, infine è tornata a casa. Non era la prima volta e non è stata l’ultima.
La capa è molto sensibile ai problemi di salute, perciò le ha concesso di prendersi un giorno di ferie ogniqualvolta si alza e non si sente bene; questo in aggiunta ai permessi che prende per le visite dal medico che l’ha in cura, che però non si cura di comunicarci in anticipo. Poiché abbiamo facoltà di entrare in ufficio dalle 7 alle 10, fino alle 10 non sono mai certo che avrò una collega italofona per il resto del giorno. Talvolta arriva piú tardi, scusandosi perché non ha passato la notte a casa sua e ha sbagliato tram.
Fra lunedí e martedí scorsi ha lavorato sette ore (pause comprese). Mercoledí mattina ha scritto alla capa di avere l’influenza, e ugualmente giovedí e venerdí. Se non si presenterà neanche domattina, ho già l’incarico di correggere la decina di contratti per cui ha ricevuto una notifica di respinta e di cui si è dimenticata.
La capa comincia a dubitare che l’inefficienza di New Girl sia dovuta alle sue infermità, e mi ha chiesto un parere. Io non ho saputo trovare un equivalente inglese per il termine “bimbaminkia”.
Trikrát ·
(A to je slovenčina.)
Iuno infirma ·
I Cechi sono fanatici dell’attività all’aria aperta, del contatto con la natura, quasi fossero moderni Spartani saccopelisti. Ma quando si ammalano devono vedere la Morte in faccia, perché si prendono giorni e giorni e giorni di malattia. Chissà, forse il non vedersi affatto pagati i primi due o tre giorni allunga la loro convalescenza.
Dopo l’ultimo giovedí dello scorso mese di settembre, Giunone si era presa tre settimane. Se n’era prese altre tre dopo l’ultimo giovedí di gennaio. Avevo attribuito la sua assenza a un estremo affaticamento, in fondo Giunone è veramente giunonica e non ho idea di come un corpaccione come il suo reagisca allo stress dell’ultimo giovedí del mese.
{OMISSIS}
Ad aprile e maggio, nel caos del cambio di gestionale, Giunone si lamentava tutto il giorno di annoiarsi, ma piú che altro sembrava distratta, e tendeva a divagare a ogni occasione. Dopo l’ultimo giovedí di maggio, si era presa tre settimane. E poi si è presa un altro mese. E poi si è presa un altro mese. E poi si è presa un altro mese.
{OMISSIS}
Giunone è ora in vacanza in Croazia, tornerà al lavoro il 2 ottobre. Non la vedo da quando abbiamo lasciato l’ufficio insieme a tarda sera, l’ultimo giovedí del mese di maggio. Tempo dopo per telefono mi aveva accennato al luogo dove si trovava per curarsi, ma non le avevo creduto. Altro tempo dopo mi ci aveva invitato e mi aveva detto come arrivarci, ma potevo entrare soltanto nei giorni feriali, e ho sempre da fare, e non le avevo davvero creduto.
Al suo ritorno sulla scrivania si troverà un mazzo di fiori.
Telegrammi dal lavoro ·
{OMISSIS}
Le porte girevoli vorticano incessantemente, abbiamo un turnover medio di due impiegati al mese, e dopo meno di un anno e mezzo io mi ritrovo a essere il decimo per anzianità su un totale di quaranta.
{OMISSIS}
Morava, krásná zem ·
L’amica veronese non si vergogna a chiamarmi a improbabili ore del weekend per invitarmi a eventi o gite turistiche con risvolto alcolico, intanto sa bene che mi troverà sveglio e che nove volte su dieci le risponderò «sto stirando ma ho quasi finito, dammi il tempo di fare una doccia e andiamo».
(La decima volta erano le 7:50 della domenica, le avevo già dato buca il sabato pomeriggio ma stavo facendo le – imprescindibili – pulizie di primavera ed ero impegnato a disinfettare i vetri dalla muffa invernale, cosí alla camminata per stranieri ci è andata da sola, {…})
Questa volta la destinazione è stata Uherské Hradiště (ovvero “fortificazioni ungheresi”), nello Slovácko orientale, dov’era in programma la festa del vino e dei monumenti aperti.
A prendere la corriera semivuota c’eravamo io, lei, l’insegnante francese del nostro giro che non sono ancora riuscito a inquadrare, e le due colleghe contabili della veronese che hanno organizzato la gita: una moretta italofona per amore, con il crociato rotto da un incidente in Segway, e una roscetta che mi ha ricordato quella certa acconciatrice monferrina che in famiglia fa da pietra di paragone dell’imbarazzo. Sul posto si sono unite una tizia locale che ci ha fatto da inutilissima guida, quattro loro conoscenti brunensi che non ho considerato, e uno spasimante portoghese dell’amica veronese che in presenza mia o del croato ho visto accontentarsi del ruolo di reggimoccolo; almeno non ero l’unico maschio della comitiva…
Uherské Hradiště sta allo Slovácko come Acqui Terme sta al Monferrato: ha una lunga storia ed è una meta turistica graziosa. Accoglie i visitatori nelle due piazze principali affollate di gazebo per la vendita di vino e burčák, mentre nei cortili dei palazzi storici vanno in scena i canti e i balli della tradizione della “Slovacchia morava”.
Purtroppo (?) le ceche della comitiva erano solo interessate a sbronzarsi di burčák al parco. Perciò noi non-cechi le abbiamo abbandonate – compresa la moretta italofona per amore, che si è rivelata un amore di moretta italofona, ma causa infortunio non poteva seguirci – e siamo andati a sbronzarci di vinonella strada dei vigneti.
La degustazione è stata deludente: indossavo uno zainetto vuoto da riempire di bottiglie, sono tornato a casa con lo zainetto vuoto. In una cantina una giovanissima prodavačka mi ha chiesto se volevo il bicchiere di vetro ma non mi ha fatto pagare la cauzione da 50 corone; gliel’ho restituito, ed evidentemente il karma esiste. Avevo fame, mi sono messo in coda per un piatto di tipicissima paella; vedevo il cuoco fare scene ogni volta che doveva dare un resto, cosí ho chiesto all’uomo scuro accanto a lui quanto costasse.
– Promiňte, kolik stojí?
– Mi scusi, non capisco bene il ceco.
– ¿Cuánto cuesta?
– Oh, ciento y diez coronas. Pero usted no eres checo. ¿Alemán o italiano?
– [LOL] Soy italiano.
Si è allungato e mi ha porto la mano. E la mia «una porción, por favor» è stata gratuita.
Veronese, francese e portoghese si erano fermati a mangiare un po’ piú in là, davanti a un palchetto dove suonava un’orchestrina locale con clavicembalo che offriva a tutti bugie, e vino bianco da uno di quegli aggeggi di vetro per la distillazione. Abbiamo smesso di ballare e siamo scappati via soltanto perché stavamo perdendo l’ultimo treno per Brno.
Sull’ultimo treno per Brno io e la francese siamo finiti a parlare di vino con un winemaker e la sua orrenda moglie, mentre la veronese e il portoghese continuavano le libagioni a sorsi di slivovice con una coppia di fidanzati cechi e la loro migliore amica – che forse era un po’ piú di una migliore amica, a voler commentare la citronovata fra le due nel sottopassaggio della stazione deserta.
E quando la serata si fa canzone pop, è ora di chiuderla.
Show me your masterpiece ·
Quando li ho visti suonare nella locanda dietro casa, un sabato sera autunnale, non pensavo che ne avrei piú sentito parlare. Allora si chiamavano The Maginot Band, oggi si chiamano Neon Waltz, e hanno appena pubblicato il loro disco d’esordio.
La copertina dice molto sul contenuto del disco. Nel titolo e nel font, Strange Hymns allude a Urban Hymns dei Verve, che con i Coral sono la prima influenza dei sei di John o’ Groats. La foto dev’essere stata scattata all’alba di una mattina tersa sulla costa del Caithness, e richiama i suoni atmosferici e spaziosi delle dieci tracce dell’album.
Almeno metà di queste canzoni sono parte del loro repertorio da anni: Bare Wood Aisles, Sombre Fayre, Sundial e Veiled Clock le ho ascoltate dal vivo nel 2013, e sono già apparse con Perfect Frame nell’EP First Light del 2015. Il problema è che il lungo lavoro di produzione ha levigato via molta della ruvidezza psichedelica che mi era piaciuta live, lasciando arrangiamenti che non so se definire nudi o poveri, mentre le nuove canzoni mi stanno passando da orecchio a orecchio senza fermarsi.
Strange Hymns poteva essere un capolavoro ma purtroppo non lo è.
neděle 17. září, 10:00
I Neon Waltz sono apparsi sul Guardian, non con una recensione ma con un reportage zeppo di errori geografici su come ci si sente a essere il gruppo piú a nord della Gran Bretagna. L’articolo spiega perché la gestazione del disco d’esordio è stata tanto lunga – il precedente contratto con un’etichetta major è stato stracciato per motivi artistici, bravi ragazzi! – e parla di nuove canzoni pronte per essere pubblicate. Io ho riascoltato Strange Hymns con auricolari funzionanti e devo correggere il giudizio sulla ricchezza dei suoni, ma confermo l’opinione che la seconda metà dell’album sia debole.
Stramalo ·
Andrea Stramaccioni (ex Inter, Udinese, Panathinaikos) è venuto ieri allo Stadio Comunale di via Serbia con il suo Sparta Praga. Noi dello Zbrojovka eravamo ultimi in classifica con un punto in quattro giornate, e già in saccoccia l’eliminazione dalla coppa nazionale contro un club di Serie C. Loro erano quarti in campionato e già eliminati ai preliminari di Europa League.
Abbiamo vinto 2 a 0, con due gol simili da palla inattiva. Quando lo Sparta si è svegliato, dopo l’ingiusta espulsione di uno dei nostri a metà del secondo tempo, l’unica idea di gioco era “palla a Biabiany sulla linea laterale”; è bastato raddoppiare su Biabiany per annullare lui e la reazione dello Sparta. Capitan Lafata non pervenuto.
La panchina di Stramalo è ora a rischio: i risultati non arrivano e la squadra non lo segue. Tempi duri per lo sverginatore dello Juventus Stadium.
Sostituzione etnica ·
Alla stazione degli autobus fuori dall’aeroporto di Vienna ho salutato l’hostess con la divisa a sottili righe rosse e le ho mostrato il mio e-ticket. Sapevo che avrebbe potuto chiedermi un documento d’identità per il passaggio della frontiera, e quando mi ha chiesto se avevo un documento d’identità per il passaggio della frontiera non ho capito e ho dovuto farmelo chiedere nuovamente in inglese.
Al mio posto si era già seduta la biondina che speravo si sarebbe seduta accanto a me.
– To je jedenáct, to je dvanáct :)
La biondina ha fatto una smorfia annoiata, si è alzata e si è seduta al šedesát.
Mentre mettevo la borsa porta-computer nella cappelliera mi ha chiesto gentilmente spazio un’altra bionda che è andata a sedersi un po’ sbracata allo jedenáct, fra me e il finestrino.
L’autobus è partito e io ho continuato a leggere un libro. Come al solito, l’hostess è passata una prima volta a offrirmi le cuffie per il touchscreen, poi una seconda volta a offrirmi una bevanda calda.
– Would you like tea, coffee, chocolate or cappuccino?
– Dám si kávu, prosím.
L’hostess ha ridacchiato imbarazzata pensando di aver commesso un errore, io le ho sorriso di rimando confermando la confusione; la bionda ha ordinato un cappuccino e mi ha rivolto la parola, ovviamente in ceco.
– Qwertyuiop asdfghjkl zxcvbnm!
– Nerozumím :)
– Mnbvcxz lkjhgfdsa anglicky poiuytrewq?
– Nerozumím :D
A questo punto la bionda ha capito l’equivoco ed è passata all’inglese.
– Dicevo che pensavamo entrambe che tu fossi straniero, ma poi hai risposto con una pronuncia perfetta…
(Ha detto veramente «perfect pronunciation».)
– Ti ringrazio, ma il mio ceco è limitato e la mia comprensione è terribile.
– Da dove vieni?
– Sono italiano, ma vivo a Brno da quindici mesi.
– Sei italiano! Io andrò a lavorare in Italia a ottobre!
– Oh, e dove?
– Alla ***, in un posto che si chiama… Kwattordio?
Quando ho finito di lollare, le ho detto di dove sono.
– Alessandria? Alessandria! Quante probabilità c’erano?!
La bionda mi ha spiegato che è della cittadina con le famose grotte carsiche, e che lavora a Brno nella stessa multinazionale e nella stessa posizione manageriale per cui sta migrando a “Kwattordio”. Ha fatto domanda di trasferimento per fare un’esperienza di vita, anche se l’azienda si aspetta un impegno a lungo termine. Sta cercando casa ad Alessandria, ad Asti, finanche a Chieri, ma nessuna agenzia le ha ancora risposto nonostante le referenze.
– È agosto, non lavora nessuno. O forse non si fidano di te. Devi fare finta di essere già là, o usare un numero di cellulare italiano, o chiedere a un tuo futuro collega che parla italiano di telefonare per tuo conto.
– Ma io parlo italiano!
Alla fine degli anni Novanta l’Italia dev’essere stata invasa da lavapiatti adolescenti ceche, perché è la terza storia simile che sento da mie coetanee locali (sono scappate via tutte).
Per il resto del viaggio è seguita la solita conversazione sulle differenze fra la vita in Cechia e la vita in Italia. Mi sono fatto l’idea che la bionda – di ritorno da una vacanza in Cambogia e in partenza per una vacanza in Grecia – non sappia bene in quale buco nebbioso e noioso stia andando a infilarsi.
Passaggio in Italia ·
La teoria anglo-razzista secondo cui i “popoli del Sud” sono pigri e violenti, non per volontà loro – poveretti – ma per colpa del caldo, mi sembra pienamente condivisibile perché in un clima con 35 °C all’ombra, 90% di umidità relativa e zanzare-droni cos’altro vuoi fare se non pianificare sterminî?
Mentre in Moravia tutto è immobile ·
(megapluricit.)
Nello schermo a un lato della cucina passano le notizie del telegiornale, ma gli anni Dieci italiani sono reazionari e la scaletta è vergognosa. Il complotto fra euroburocrati e negri per arrubbarci le donne il lavoro li soldi, gli scenziati screanziati senzadío che giocano con la Creazione sull’Internet, il grande caldo cinquanta gradi percepiti ad Alghero signora mia. E via cosí, fino a un inatteso regalo.
Parte We Just Won’t Be Defeated dei Go! Team.
È la pubblicità dell’acqua e mi sento malissimo.
Mi hanno davvero preso tutto!
La violetta del Prater ·
Oggi, per il LOL, ho deciso di fingermi slovacco («Nie, ďakujem»). Successone.
Es schmecht ·
Ho già scritto che, nei miei primi giorni in Cechia, quando mi si rivolgeva la parola in ceco il mio cervello andava a pescare fra le poche parole di tedesco che so. Sto passando il fine settimana nella città del Commissario Rex, quando mi si rivolge la parola in tedesco il mio cervello va a pescare fra le poche parole di ceco che so. Che lingua parlerò nelle prossime tre settimane in Monferrato?
Abbott is death process ·
Ieri sera ho finalmente visto Arrival, un film di fantascienza seria al cui centro della trama c’è il tentativo di una linguista e di un fisico di comunicare con alieni laconici. Tre appunti:
il film mi è piaciuto ma non tanto quanto pensavo che mi sarebbe piaciuto;
non ha senso che la linguista non rivendichi per sé l’etichetta di scienziata;
il fisico avrebbe dovuto essere interpretato, ovviamente, da Michael Stuhlbarg.
Fra i tanti principi scientifici citati nel film, c’è la discussa teoria secondo cui il linguaggio determina o influenza la comprensione della realtà (da cui il morettiano chi parla male, pensa male, e vive male, o il problema del “come si può esprimere un pensiero se non si conoscono le parole per definirlo”, o i concetti di “narrazione politica” e “neolingua”).
A un certo punto (no spoiler) mi sono chiesto come l’apprendimento del ceco, lingua che ha una diversa concezione del tempo rispetto alle lingue neolatine, stia cambiando o cambierà le mie connessioni sinaptiche.
Oddio, “apprendimento del ceco”. Con la cara Val, studentessa autodidatta di russo, avevo l’obiettivo di raggiungere il livello A1 degli standard europei entro giugno. In realtà, a causa della scarsità di uffici disponibili durante il cambio del gestionale aziendale, le mie lezioni sono state sospese per due mesi, e il programma A1 non è stato concluso. Non ho neppure sostenuto esami ufficiali, ma niente m’impedisce di autovalutarmi secondo l’esperienza.
Sono capace di soddisfare i miei bisogni di tipo concreto come il nutrirmi, ma in presenza di denaro la comunicazione verbale non è strettamente necessaria: un supermercato è un supermercato, finché mi presento alla cassa con il bancomat carico posso sopravvivere. Al bar o al ristorante so ordinare in ceco, ma non saprei descrivere in ceco un mio malessere al fine di essere curato (per fortuna ho trovato una dottoressa che parla inglese).
Al di fuori delle lezioni non mi è quasi mai capitato di fare conversazione spicciola, se non in inglese. Tuttavia è estremamente raro che i cechi rivolgano la parola a degli sconosciuti, e purtroppo non frequento cechi estranei all’azienda. A volte rivolgo ai colleghi domande tipo «Kdo?», «Kde?», «Kdy?», «Proč?», ma torniamo all’inglese alla prima incomprensione.
La mia capacità di comprensione dipende molto dal grado di empatia dell’interlocutore, e dalla conoscenza dell’argomento di cui presumo si stia parlando. Talvolta basta una parola per illuminare un’intera frase; in generale, se non sono stato io ad avviare la conversazione capisco poco o niente e devo affidarmi disperatamente al contesto e ai segnali non-verbali.
D’altra parte vado assai fiero di sapermi destreggiare, spesso con mezzi tecnologici ma con pochissimo aiuto degli autoctoni, nella burocrazia locale che è letteralmente kafkiana ed esclusivamente in lingua ceca. Sulla scrivania ho pronta la dichiarazione dei redditi!
Per progredire, potřebuji osobní učitelku ;)
Páry ·
Sedevo su una panchina della tranquilla piazza Slava, cuscino mentale fra lavoro e casa, e leggevo le ultimissime parole del libro di Ansari ascoltando musica random nelle cuffie.
– … Massi?
La stressatissima {…} ex-collega francofona mi aveva riconosciuto e ora mi presentava il suo fidanzato bretone, diventato il suo marito bretone tre settimane fa.
– Congrats!
Qualche giorno prima del matrimonio, lo stressatissimo fidanzato bretone ha inviato un CV a un’azienda concorrente della multinazionale in profonda crisi dove lavorano entrambi, e nel giro di un’ora gli è stato fissato un colloquio. Lo stressatissimo marito bretone ha fatto il colloquio durante la luna di miele, indossando l’abito del matrimonio, ed è stato assunto.
A Praga.
A un mese dal matrimonio, l’ex-collega francofona e il suo marito bretone si separeranno: vivranno i giorni feriali in due città diverse, faranno i pendolari dell’amore nei weekend.
Fino a poche settimane fa, sull’autobus delle 7:30 che fa capolinea al Technologický Park facevano presenza fissa un uomo e una donna. All’incirca miei coetanei, parlavano inglese, quindi almeno uno dei due non era ceco. Lei caruccia con i capelli crespi e gli occhi viola, lui insignificante, talvolta si scambiavano effusioni.
Un sabato sera d’inverno li avevo incrociati mentre tornavano a casa molto, molto presto: lei camminava con passo inferocito, lui la inseguiva inerme.
Ultimamente prende il bus lui solo, che all’insignificanza ha aggiunto un tono di tristezza. Tornando da piazza Slava, ieri ho visto lei mano nella mano con un nero statuario. Ho riso.
Classic Massi ·
È un fresco sabato sera d’estate, e io sono chiuso in casa con in mano lo smartphone nuovo a leggere un libro di un comico statunitense (Aziz Ansari, Tom in Parks and Recreation) su come i miei coetanei cercano e trovano l’anima gemella.
(Spoiler: con lo smartphone e tutti quei social media e siti d’incontri cui non sono iscritto. Ma secondo me anche i bar e i barbecue nei freschi sabati sera d’estate funzionano.)
Il libro si può scaricare illegalmente qui;qui c’è il subreddit creato dal co-autore sociologo.
Kmeny 90 ·
Ho trascorso la mattinata di ieri al Museo moravo delle arti applicate in visita a una mostra sulle sottoculture ceche e slovacche degli anni ‘90. Gli anni ‘90 cechi e slovacchi sono meno rigorosi dei nostri (cit.), perché alla caduta del comunismo Praga, Brno e le altre principali città si sono aperte in un colpo solo a tutte le mode statunitensi, britanniche ed europee dei cinque, dieci, quindici anni precedenti. Metal, punk, rap e techno si sono divisi la scena musicale alternativa, skate e videogiochi si sono divisi il tempo libero, skinhead e anti-fa si sono divisi le piazze. Divisioni di stampo tribale, da cui il titolo Kmeny 90.
La mostra segue un libro sul misto di cultura pop e underground vissuto in quegli anni da un rapper praghese appena piú vecchio di me. Lasciando sullo sfondo gli stravolgimenti politici del decennio, quello che resta è poco piú di una collezione di oggetti prelevati dagli armadi e dalle cantine di altri artisti cechi e slovacchi, buono per suscitare nostalgia e nient’altro.
Una sola opera esposta ricorderò: Revolution di Kryštof Kintera (che però è del 2005).
I bambini di Medlánky e di tutta Brno, insieme alle loro madri, disegnano sui marciapiede con i gessetti colorati: campane da sette a settanta caselle, automobiline e trenini, cuoricioni con inscritti i loro nomi. I disegni sono lavati via dalla prima pioggia, poi si ricomincia.
Oggi sul marciapiede davanti al portone è comparso quest’ometto con tre capelli in testa, un nasone, e un borsone della Lidl piú grande di lui. I capelli sono gli stessi della caricatura che mi ha fatto Giunone per il compleanno (dice che le ricordo Krtek); il borsone potrebbe essere quello della spesa bisettimanale, quando torno a casa barcollando fra i bambini che giocano. Se non fosse che mancano gli occhiali, direi che mi hanno fatto il ritratto.
Seconda Categoria ·
Chi ha due pollici e ha ottenuto una promozione retrodatata di un mese, un ulteriore e soddisfacente aumento di stipendio, piú un premio aziendale per le mansioni extra nel trasloco di gestionale?
Béčko ·
Třikrát ·
Fioretto ·
Se sabato sera Gigi la alza, il 5 e 6 luglio vado in pellegrinaggio – non a piedi – a Kraśniów, frazione di Opatowiec, in provincia di Świętokrzyskie, dalle parti di Cracovia, in Polacchia, ovvero il paese natale di Bolesław Dybała, fu nonno della Joya.
Ape regina ·
La collega senior novarese l’avevo (ri)conosciuta in fila alla pokladna della mensa, soltanto perché aveva il badge in vista sul vassoio. Erano le prime settimane e leggevo il suo nome nella difficile corrispondenza fra lei e la stressatissima collega francofona, per cui talvolta dovevo fare sia da traduttore sia da paciere. Avevo trovato i suoi spocchiosi profili social cercando notizie di Brno su Twitter, e al primo pranzo insieme era orgogliosa di conoscere un follower dei suoi selfies!
La collega senior novarese vive da sola in un appartamento in pieno centro che non potrei permettermi io e certamente non lei che ha uno stipendio piú basso, ma mi ha confessato che i suoi contribuiscono, anzi le pagano l’aereo per l’Italia un weekend al mese. È molto fiera della sua esperienza (fallimentare) come au pair in Australia e di quella a Expo 2015. Si dichiara fotoreporter, è fan del sushi e il suo motto è “stay hungry, stay foodie”.
La collega senior novarese esce con un collega, a gennaio ho scommesso con lei che entro marzo avrei capito chi è, è finito maggio e lo sanno tutti e io no, ma chiedo a tutti di non rivelarmelo perché una scommessa è una scommessa e io l’ho persa.
La collega senior novarese dichiarava l’ambizione di diventare team leader, ma in realtà è stata assunta soltanto quattro mesi prima di me e nonostante la firma in calce alle e-mail non è senior affatto. Quando ha capito che non l’avrebbero promossa prima delle calende greche ha fatto un colloquio per una posizione interna per cui gliel’ho detto che era assai sottoqualificata. Ovviamente è stata scartata, cosí è passata ad avvertirmi in anteprima che si sarebbe dimessa di lí a cinque minuti. Ora sta consumando le ferie arretrate.
L’ex collega novarese è una principessa viziata ma ci mancheremo tantissimo.
Se ne andrà a breve anche la sua sodale slovacca simpatica ma noiosa, che un nuovo lavoro non l’ha ancora trovato e perciò ha il terrore di dover tornare nelle campagne di Bratislava.
{OMISSIS}
Kapitán Klobása ·
L’ultimo incontro casalingo stagionale dello Zbrojovka Brno si è giocato sabato pomeriggio contro i campioni uscenti del Viktoria Plzeň. Ho invitato un po’ di gente e alla fine con me c’erano Ramón (tifoso della Coruña), il pavese (interista) e il norvegese muto, studente di fisioterapia che sta imparando molte lingue con Babbel e Duolingo per parlare poco.
L’Arsenale si avviava a terminare una triste stagione nella seconda metà della classifica, mentre i birraioli erano secondi a due punti dallo Slavia Praga e dovevano batterci per prolungare il campionato all’ultima giornata (in cui si giocherà proprio Slavia–Brno). Ci hanno battuti con un gol al 90°, al termine di una partita di livello tecnico da Serie C.
L’attenzione del pubblico era rivolta al capitano Pavel Zavadil, centrocampista 39enne dai piedi buoni (l’unico) alla partita d’addio, salutato con ritroso affetto dalla tifoseria locale. La tifoseria locale va dai neo-nazi (pochi) alle famiglie con prole annoiata (molte), diserta la curva per la tribuna coperta e si fa sentire con cori e tamburi, ma educatamente, senza insulti alla mamma dell’arbitro, senza minacce di morte ai tifosi avversari. I fumogeni rossi accesi a metà del secondo tempo dovevano essere quelli delle grandi occasioni.
Ramón è colui a causa del quale sono qui. È un galiziano di 36 anni che scherzando dice di aver parlato spagnolo per la prima volta quand’era in Erasmus a Milano, e ha una cadenza impastata che lo rende poco comprensibile in tre lingue diverse (quattro col suo gallego). Al mercoledí ha smesso di venire a lezione di ceco perché preferisce dormire un’ora in piú. Lavora al centralino riparazioni e tratta i miei stessi clienti, perciò quando mi compare su Skype so che ci sono problemi che dovrò risolvere (compare almeno una volta al giorno). Quando ho passato i tre mesi di prova gli ho fatto guadagnare un bonus di 15.000 corone.
Altre 15.000 corone gliele ha fatte guadagnare lo stesso giorno il palermitano di Caracas, un 21enne fuggito dal Venezuela su cui non ho niente da segnalare, se non che dal “Day One” non si è mai staccato da un orso lettone con cui lavora e il quale durante la triste cena di febbraio mi ha mostrato orgoglioso le foto della sua coltivazione di funghetti allucinogeni.
Il BFF di Ramón in azienda è un 34enne siriano che quindici anni fa si è trasferito a Parma per studiare economia, e che dopo essersi laureato non ha trovato altro impiego che in un fast-food. Al compimento dei dieci anni di residenza ha richiesto la cittadinanza italiana, ma gliene sono voluti tre per ottenerla. «Al che mi sono rotto il cazzo dell’Italia e me ne sono andato in Cina», e insomma come dargli torto. Parla correntemente arabo, francese, italiano e inglese, ha basi di mandarino ed è il migliore studente della mia classe di ceco. Non so da quanto tempo non torna a Damasco perché preferisco non affrontare l’argomento guerra, ma è cristiano-ortodosso di estrazione borghese e nel caos attuale è sostenitore di Bashar al-Assad. È un competente appassionato di calcio ed è uno juventino sfegatato: ha la divisa 2011–2012 con il nome “Marchisio”, organizza le serate Champions in pizzeria.
Altro giramondo poliglotta laureato in economia è un 32enne pavese di madre monferrina che prima di stabilirsi a Brno ha fatto tappa in Spagna, Francia e Polonia. Siede fra Ramón e il siriano ma fra un paio di settimane passerà al piú tranquillo ufficio marketing. In tasca ha la tessera della biblioteca brunense, in stanza ha libri come Una vita e Madame Bovary. Alla vigilia di Natale ha ospitato una cena fra expat di cui non ho scritto per vergogna, cui ho partecipato insieme ai personaggi qui sopra, al cileno ballerino e a tre giovani turchi; quattro colleghe russe ci avevano dato buca, trasformando la cena in un sausage party.
Lavagnetta ·
Italian mafia ·
Il primo italiano l’ho conosciuto il “Day One” direttamente alla reception. Ero arrivato con un quarto d’ora d’anticipo, avevo ritirato un badge provvisorio, mi ero seduto in un angolo. Lui era già lí e mi aveva chiesto aiuto per compilare un qualche modulo in inglese, quindi avevamo passato il resto della giornata insieme. È uno dei due italiani dell’ufficio ordini, ovvero il valtellinese junior, ovvero un circa 30enne che dopo una fantomatica esperienza all’estero nel settore Oil & Gas ha trovato lavoro qui, ma con prospettiva di breve termine ché vorrebbe andare a lavorare in Svizzera (tanti soldi, vicino a casa), perciò sta studiando il tedesco (con il ceco non ci sta neanche provando). {…}
Il valtellinese junior ha trovato lavoro qui perché qui lavora il valtellinese senior, ovvero un circa 35enne 32enne ingegnere civile che per anzianità di servizio in azienda è il capo-clan. Il suo obiettivo dichiarato è fare carriera fino a un livello intermedio per poi spostarsi dove pagano di piú, magari a Praga. Studia il ceco con profitto e da qualche mese non lavora piú nell’ufficio ordini, ma in una nuova posizione nell’analisi del business. Conosce tutti {…} e oltre al valtellinese junior ha fatto assumere l’ex-collega mantovano. {…}
Con i due valtellinesi, e spesso con me, pranzano sul tardi due francesi e un portoghese.
Il primo francese è un bretone di 35/40 anni, di cui non so niente se non che convive con una collega italiana dell’ufficio ordini di cui non conoscevo l’esistenza finché non è tornata dalla maternità, ma il figlio non è di lui, ma un figlio lui ce l’ha, insomma affari loro.
Il secondo francese è un savoiardo di 32 anni che si è trasferito qui per amore di una boema finta-bionda conosciuta a una festa a Barcellona. Nonostante sia fanatico del marketing e del networking mi sta simpatico, e ormai lascio che mi chiami “Massimò”. Quando gli dico che devo uscire alle dieci di sera risponde che ho uno shitty job (forse ha ragione). Oggi è andato fino all’ambasciata a Praga per votare contro Marine Le Pen.
Il portoghese ha sui 27 anni ed è tornato a Brno, dopo avervi studiato anni fa in Erasmus, per seguire la fidanzata. Non fa molto per essere simpatico (è tifoso delle squadre di calcio piú vincenti di ciascuna nazione) ma è OK. Studia ceco ogni mercoledí con me e il savoiardo (non ha un’ottima opinione della nostra insegnante) e si cucina sempre il pranzo a casa (non ha un’ottima opinione della nostra mensa). È appassionato degli scandali di calcio e politica che io e il valtellinese junior gli raccontiamo, e poiché fra connazionali ci facciamo favori, un giorno ci ha battezzato “Italian mafia”.
Il primo maggio brunense è ricco di eventi.
Per cominciare, la sera della vigilia si brucia la čarodějnice, ma non ho capito perché.
Al mattino si va al lavoro nel silenzio e sull’autobus deserto, ascoltando l’ultimo album dei Gorillaz, ovvero «vent’anni fa chi avrebbe mai detto che Damon Albarn sarebbe diventato produttore di hip-hop con l’auto-tune?»
A metà giornata i neo-nazi centro-europei fanno la tradizionale gita in piazza della Libertà, anche gli anti-fa locali si fanno casualmente trovare da quelle parti, gli anti-fa a sinistra dei binari del tram, i neo-nazi a destra dei binari del tram, c’è un corteo non autorizzato, c’è del pacifico trollaggio, finché la polizia a cavallo si stufa e manda tutti a casa.
Al pomeriggio si prende il sole il vento freddo su una panchina di piazza Slava.
Alla sera gli amanti si baciano sotto un ciliegio in fiore (se lo trovano: con il global warming i ciliegi sono fioriti e sfioriti giorni fa). Le fanciulle che non trovano chi baciare moriranno appassite entro il maggio successivo. I maschi che non trovano chi cuccare devono tagliare un tronco, decorarlo, e difenderlo dai maschi dei paesi vicini, cosí da guadagnarsi il diritto di andare a trovare le zitelle e invitarle al ballo.
Maggio in ceco si dice květen ma Máj è il titolo di un poema romantico, proprio nel senso di mieloso e sentimentale, su due amanti che ovviamente entro il quarto canto sono morti. L’autore del poema invece è morto a ventisei anni, due giorni prima del suo matrimonio.
Hotovo ·
Ieri, dopo un lauto pranzo in mensa a base di klobása, okurka, e a sea of split peas gialli, sono tornato alla mia scrivania e sulla mia scrivania era comparsa una lattina di bevanda energetica («taurina, caffeina, vitamine»).
– Chi l’ha dimenticata qui?
– Te l’ha portata $ex-caporeparto! XD
Ex-caporeparto non è piú caporeparto da quando la caporeparto è tornata dalla maternità. A inizio anno è stata spedita tre mesi in Malesia {…}. È tornata dopo Pasqua con un ruolo ad hoc di super-specialista globale e ho l’impressione che, se lunedí mattina nel nuovo gestionale troveremo quasi tutto in ordine, il merito sia suo.
E forse è anche un po’ merito del Semtex se ieri sono stato l’unico dell’ufficio a terminare il proprio lotto di validazioni di contratti prima della chiusura.
Oggi invece non avevamo neanche la forza di girarci i pollici.
Ma che freddo fa ·
A fine marzo eravamo ormai stabili sui 25 °C, cosí prima di tornare in Italia per la Domenica delle Palme avevo portato il mio liso giaccone e tre paia di pantaloni invernali in lavasecco (la conversazione con la lavandaia era stata molto divertente).
Mercoledí scorso il giaccone era ancora in lavanderia. Sí, c’era vento freddo, ma la giornata prometteva bene, cosí sono uscito di casa presto lasciando i finestroni basculanti aperti per cambiare l’aria.
È nevicato tutto il giorno. Dopo quattordici ore in ufficio sono rientrato a casa a tarda sera, con il termostato fisso sui diciotto gradi e il maxi-termosifone che pompava aria calda sotto i finestroni aperti come se dovesse scaldare tutta Medlánky. Il peníze che ho guadagnato in straordinario dovrei averlo speso in topení.
{OMISSIS}
La situazione è eccellente, però ho sonno.
Tachicardia ·
New Girl è tornata al lavoro stamane, dice che in ospedale le è stata diagnosticata e curata un’embolia polmonare, dà la colpa ai suoi frequenti viaggi in aereo ma almeno ha smesso di fumare. Sono contento di non essere io la causa della sua tachicardia.
Dopo cinquantuno anni dall’ultima vittoria, la Kometa Brno conduce 3 a 0 sulle Tigri Bianche Liberec nella serie finale del campionato ceco di hockey su ghiaccio, che qui è lo sport nazionale. Domani sera alle 20 dovrebbero cominciare i caroselli, chissà se si sentiranno dall’ufficio.
Tacchino freddo ·
Sui social network tutti condividono dove sono stati e cosa hanno mangiato a Pasquetta, e nessuno cita questo inno al cannibalismo sentimentale (che fa il paio con la poesia sotto).
Choose life ·
Choose a job. ✓
Choose a career. ✓
Choose a family. ☜
Choose a fucking big television. ✗
Choose washing machines, ✓
cars, ✗
compact disc players ✓
and electrical tin openers. ✗
Choose good health, ✓
low cholesterol ✓
and dental “third pillar” insurance. ✓
Choose fixed-interest mortgage repayments. ✗
Choose a starter home. ☜
Choose your friends. ✓
Choose leisure wear ✓
and matching luggage. ✗
Choose a three piece suite on hire purchase in a range of fucking fabrics. ✗
Choose DIY ✗
and wondering who the fuck you are on a Sunday morning. ✓
Choose sitting on that couch watching mind-numbing spirit-crushing game shows TV series, ✓
stuffing fucking junk food into your mouth. ✗
Choose rotting away at the end of it all, pissing your last in a miserable home, nothing more than an embarrassment to the selfish, fucked-up brats you have spawned to replace yourselves. ✗
Choose your future. ☜
Choose life… But why would I want to do a thing like that? ✓
New Girl ·
I candidati alla scrivania di fianco erano due:
un quarantenne che ha fatto un test pratico senza errori ma che al colloquio «dava le risposte che uno vuole sentire», «e se poi si trova un altro lavoro?»;
una non-ancora-ventiduenne che ha fatto un test mediocre ma che al colloquio «parlava un inglese perfetto», «e penso che possa imparare in fretta».
È stata assunta la ragazzetta.
Il suo profilo LinkedIn mi aveva lasciato perplesso: diplomata in ragioneria, poi badante, barista, au pair (come quasi tutte le mie colleghe), assistente alla poltrona da un dentista. Volontaria della Croce Rossa. «Amo lavorare con le persone e per le persone».
Sulla pagina Facebook del Brno Expat Centre cercava casa un po’ a caso, e cambiava foto del profilo quattro volte in dieci giorni (nell’ultima è sdraiata sul letto e si strizza le tette con le braccia).
Con Evička avevo scommesso «due mesi», lei aveva rilanciato «un mese».
Ieri New Girl ha seguito la serie d’incontri del “Day One”, in una saletta a fianco al reparto, poi ha posato la targhetta sulla scrivania e se n’è andata senza dire niente: ágætis byrjun.
Stamattina è arrivata presto, ma io ero arrivato prima, cosí abbiamo fatto le presentazioni. È di Modena, ma siciliana d’origine (un naso piú arabo del suo non si trova), e ha sostenuto entrambi i colloqui via Skype dalla Norvegia. Fuma, e porta dappertutto la borsa con sé perché lí tiene cartine e tabacco. A pranzo con altri colleghi ha parlato poco e si è alzata presto “per telefonare alla madre”. Durante il meeting settimanale di squadra ciondolava sulla sedia e si è assentata due volte, non per bisogni ma perché “le viene la tachicardia”. Mentre attendeva che il suo computer – un laptop! – fosse configurato, si è seduta accanto a me per guardare cosa facevo ma ha dimostrato l’intervallo di attenzione di un criceto.
Giunone mi ha chiesto cosa ne penso, io le ho risposto «due mesi».
středa 5. dubna, 21:00
Alle 8 di stamattina New Girl doveva essere in ufficio per seguire un corso di formazione, ma la sua scrivania era deserta.
– Massi, sai dov’è New Girl?
– Non ne ho idea, $formatrice.
– Massi, quando arriva mi avverti?
– Certamente, $caposquadra.
Alle 9 io ed Evička ci stavamo chiedendo se la scommessa fosse valida, o se “due giorni” fosse l’equivalente del “no contest” nel pugilato, quando…
– Massi, l’ufficio del personale mi ha informata che New Girl è in ospedale, non sappiamo perché, ci resterà almeno un paio di giorni.
Ágætis byrjun, davvero.
Corso elementare di giapponese ·
Základní kurz japonštiny di Tomáš Míka in realtà è una poesia in lingua ceca, e fin dove mi districo nella selva di pronomi parla di due amanti intenti a “mangiarsi” l’un l’altra.
Kolečko na Slovácko ·
A Hustopeče hanno preso un po’ seriamente questa storia del riscaldamento globale, perciò organizzano la festa dei mandorli in fiore l’ultimo sabato di marzo.
Se il navigatore – birichino! – non porta a perdersi in camporella, e se si trova parcheggio, si può pasteggiare a grassi animali e vegetali nella piazza del paese, per poi salire in cima alla collina dei mandorli in fiore, dove ci sono sí mille mandorli ma soltanto uno è in fiore, perché siamo ancora a fine marzo. In cima alla collina dei mandorli non in fiore si può fare la coda per salire sulla torretta d’osservazione, da cui si gode uno spettacolare panorama del Monferrato, oppure restare a terra ché il panorama è ugualmente spettacolare, e fare la coda per una fetta di torta alle mandorle, che però è finita.
Il kolega di Hustopeče conferma che in Cechia non esiste il concetto di camporella.
Le dodici fatiche ·
Stamattina alle 7:50 ero in coda fuori dalla porta del Finanční úřad Brno III con la richiesta (tradotta da Giunone) di far slittare il pagamento delle mie tasse in Cechia a fine ottobre. Alle 8:01 era già il mio turno: mi sono avvicinato allo sportello dell’impiegata con evidenza non anglofona, ho salutato, ho mostrato il foglio; lei l’ha letto, ha annuito e l’ha timbrato. Hotovo?
– Musím zaplatit tři ste korun…?
– Tři sta korun?
Si è girata e si è consultata con la collega alle spalle.
– Ano, vada a pagare nell’ufficio a fianco, etc. etc.
Nell’ufficio a fianco mi aspettava l’impiegata anglofona dell’infelice visita precedente, cui ho spiegato che blah blah blah e che sapevo di dover pagare (un balzello di) 300 corone. Lei mi ha chiesto un numero identificativo e le ho scritto a memoria il mio číslo pojištěnce (sí, ricordo il mio číslo pojištěnce a memoria). Mi ha chiesto una prova del mio indirizzo in Cechia e le ho mostrato il passaporto (vidimato dalla cizinecká policie). Mi ha chiesto una prova del mio indirizzo in Italia e le ho mostrato la carta d’identità. Ma non ero registrato con il fisco, cosí ha telefonato a un collega sperduto nel palazzo e gli ha dettato i miei dati personali. Ora sono schedato anche presso il Finanční správa, e ho una ricevuta che attesta che la mia residenza in Italia è in «Di Statto Libero, Alessanria».
I conti della belva ·
Chi ha due pollici e ha ottenuto un aumento di stipendio senza chiederlo?
Quindi per arrivare al salario medio ceco mi servono due promozioni: la prima a luglio?
Tifiamo monoscopio ·
Le giuovani donne cecoslovacche:
Sono tutte mamme e dopo aver partorito recuperano il fisico che avevano prima.
Non mi sembra che si facciano molti problemi a restituire immediatamente il colpo.
{…}
Non ne ho idea ma i loro carrelli della spesa non trasudano impegno in cucina.
Sicuramente non al livello delle viziatissime principesse italiane.
Kolečko na polečko ·
Cosí sabato mattina siamo saliti sul solito bus giallo e abbiamo attraversato tutto il sud della Repubblica, provinciale dopo provinciale, colle dopo colle, padesát odstínů hnědi. Turisti orientali scendevano nei posti piú insensati, una cinese vomitava nei fazzoletti. Siamo arrivati sul tetto di un centro commerciale.
České Budějovice – che poi è la Budweis della birra, quella originale ceca – ci ha accolto con il sole e con una temperatura sui 15 °C di cui non ricordavamo neppure la possibilità. Avevamo un’ora e mezza prima di ripartire, e abbiamo deciso di trascorrerla indulgendo alla mia nostalgia. Nella piazza principale abbiamo cercato quel ristorante cui si accedeva per una porticina e una scala, e si mangiava e si beveva tutti amici al tavolaccio di legno, ma il ristorante non esiste piú, ora è un centro massaggi thai di quelli senza happy ending.
Nella strada dello shopping c’è invece un fast food in franchising, tipo kebabbaro, che però vende polévka e brambory, e allora alla ragazzona un po’ tonta abbiamo ordinato dvakrát patata condita di roba buona, e ce le siamo mangiate seduti su una panchina della piazza sotto il primo sole caldo dell’anno, osservando una coppia di sposini sorridere al fotografo pensando che durerà per sempre, gli illusi.
Český Krumlov è una cittadina stretta fra un’altura rocciosa e un meandr della Vltava, è patrimonio mondiale dell’umanità, ed è la mia nuova definizione di “trappola per turisti”. A metà pomeriggio abbiamo preso possesso delle nostre camere singole in una spettacolare e molto romantica posizione sulla scalinata del castello, e siamo andati a cercare i medvědi nel fossato, ma gli orsi non c’erano e non c’era Máša. C’era invece la castellana in vestaglia, che secondo la leggenda che ci siamo inventati lí per lí ogni notte incontra lo spaccalegna invisibile e insieme fanno oscillare la lampada appesa alla volta, altrimenti come si spiega?
La cittadina in sé non ha niente di speciale, se non le viuzze molto suggestive ma svuotate dell’anima e allestite come un romantico sfondo per coppie. Ogni negozio è una boutique, ogni casa è una pensione, ogni cortile è un set in cui è ricreata una vita medievale che non è mai esistita, persino il chiostro del seminario è il ristorante di un hotel a cinque stelle. In un’ora e mezza abbiamo visto tutto, compreso il pesce morto nel fiume, poi ci siamo infilati nel coffee shopdell’Egon Schiele Art Centrum per un pečivo e una limonáda.
Alle sei di sera Český Krumlov si svuota di botto, perché i giapponesi ripartono e le coppie sono in albergo a cambiarsi per la cena. Acquistato il souvenir, bisogna decidere in quale trattoria turistica farsi spennare: in quella che abbiamo scelto, col coperto sul menú come neanche piú in riviera romagnola, il gestore ha cominciato a rispettarci quando ci ha sentiti rispondere in ceco a tutto quello che ci chiedeva in inglese. E abbiamo continuato a parlare fra noi in “ceco”, al di qua e al di là del lume di candela, un po’ per distinguerci, un po’ per non far capire alla famiglia italiana del tavolo accanto che discorrevamo di sconcezze.
Dopo aver curato i nostri malesseri in un’ottima farmacia, quando eravamo gli unici turisti ad aggirarci nel buio ma non volevamo ancora tornare alle nostre stanze singole, abbiamo percepito dei suoni e ne abbiamo seguito le onde fino a trovarci davanti a una donna che fumava, davanti a una porta socchiusa, sotto un’insegna: Verona. In hoc signo. All’interno un trio di suonatori zingari faceva ballare, battere e bere gli autoctoni stagionati. Io ero frastornato, lei ha ordinato mandlová medovina per due ed è stata insultata dall’oste che l’ha chiamata polacca e le ha chiesto cinquanta corone a testa per la musica. Ovviamente siamo rimasti fino ad avere le schegge del legno nelle mani.
Domenica mattina faceva freddo, era tutto chiuso e abbiamo faticato a scovare un bistrot che servisse la colazione. Nell’ultimo giro al castello ho fatto felice una coppia di sposini giapponesi che ora sul cellulare sorridono con il panorama di Český Krumlov sullo sfondo. Chissà se arriveranno a mostrare la mia foto ai loro nipotini.
A mezzogiorno eravamo nuovamente sulla strada, e gli ultimi sedili disponibili sul solito bus giallo erano in fondo, quelli che in gita scolastica sono solitamente riservati na citronovaní. Il nostro kolečko na polečko ha avuto come ultima tappa Třebíč, cittadina della Vysočina che ha anch’essa un paio di siti patrimonio dell’umanità: una severissima basilica romanica chiusa al pubblico, e un irriconoscibile quartiere ebraico con annesso un tranquillo cimitero la cui ultima tomba – chissà perché – risale al 1938.
Stanchi per la strada e della strada, volevamo tornare a Brno in treno. Siamo stati fortunati perché in stazione era in attesa di partire la littorina giusta. Abbiamo chiesto al capotreno se potevamo salire senza biglietto e comprarlo a bordo, ma lui ci ha indicato la biglietteria e in moravo stretto ha aggiunto qualcosa su un autobus da prendere. Autobus? Che autobus? Be’, dopo mezz’ora la littorina si è fermata e tutti noi passeggeri siamo stati trasbordati su un autobus risalente al glorioso trasporto pubblico socialista. Arriveremo a Brno, stavolta abbiamo chiaramente capito «fermata presso Brno». Ma Zastávka u Brna deve avere preso il nome ai tempi della posta a cavallo, per cui è servito un altro trasbordo su un altro treno prima di poter finalmente rivedere le luci della città.
In città siamo tornati ai nostri futuri incerti, ai clienti arroganti, alle separazioni, alle tasse da pagare, agli appartamenti da tre camere da letto di cui non sappiamo piú che farcene. Però siamo tornati distratti e soddisfatti, cos’altro si può chiedere a un romantický víkend?
(Scrivendo questo post ho cercato online qualche informazione sulla hospoda Verona. Non ho trovato niente di niente. Se in futuro scoprirò che la hospoda Verona non è mai esistita, non ne sarò sorpreso.)
Na citronovaní ·
Cosa mai poteva andare storto nel trascorrere un fine settimana unterwegs insieme a una giovane donna appena conosciuta – incidentalmente sposata – con destinazione la seconda località romantica della Repubblica Ceca?
Eravamo in un pub irlandese del centro e la servírka slovacca di Žilina si lamentava che ero il solo dei quattro a ordinare con regolarità. Parlavamo del primo Trainspotting, e in tema di nostalgia ho annunciato che il weekend successivo sarei tornato a České Budějovice, ove avevo fatto tappa sedici anni fa in gita scolastica, per poi fare un salto a Český Krumlov, di cui qualcuno mi aveva parlato in termini entusiastici. Qualcuno voleva venire con me?
L’ex-collega mantovano, neanche a dirlo, tiene famiglia. Uno dei colleghi dell’ufficio ordini avrebbe avuto il padre in visita (l’ho conosciuto tre giorni dopo a una degustazione di vini presso l’Alliance Française, dove ha monopolizzato l’attenzione dei locali parlando soltanto in valtellinese stretto). La loro amica veronese ha esclamato che le sarebbe piaciuto.
Avevo conosciuto l’amica veronese proprio al compleanno del collega dell’ufficio ordini, in un’ottima trattoria in mezzo ad altre cinquanta persone, dove mi aveva inquadrato come l’unico altro italiano mentre io non l’avevo affatto considerata (tenevo d’occhio kolegyně). L’avevo poi rivista la sera del concerto dei De Staat al Fléda, ma se n’era andata prima ché il giorno dopo avrebbe lavorato. Quella sera stessa all’irlandese avevo fatto il giro del pub per cercare gli altri, ed era già lí e non l’avevo notata.
Quindi prima di partire io dell’amica veronese sapevo che: lavora a Brno come contabile (me l’ha detto), è in Cechia da un anno (me l’ha detto), frequenta il Paese da piú tempo (l’ho intuito), perché è stata fidanzata con un ceco (ho visto il profilo Facebook di lei), anzi si è sposata con un ceco (ho visto il profilo Facebook di lui), ma si sono lasciati (lei non porta l’anello, lui tiene un blog di viaggi dove scrive che le donne sono animali senz’anima).
Minulý víkend, cosa mai poteva andare storto? Tutto. Minulý víkend, cosa mai è andato storto? Niente.
10 let ·
Oggi sono stato al finanční úřad che compete al mio quartiere, che ha sede in un palazzone molto burocratico-sovietico e non è lo stesso dove c’è la sportellista carina e servizievole. Non è andata molto bene, neanche quando è venuta a parlarmi un’impiegata anglofona.
Una stima di quanto mi serve me l’ha fatta sabato il commesso di un negozio di souvenir.
– Ma voi parlate ceco?
– Io non parlo ceco, lei parla ceco.
– Quando prima le ho detto che poteva trovarmi qui, lei mi ha capito subito.
– (Io no.) Abitiamo a Brno.
– Io da un anno, lui da nove mesi.
– Siete bravi! Mi hanno detto che per imparare bene il ceco servono dieci anni.
Všechno nebo nic ·
Ten víkend, what could ever go wrong? Všechno! Ten víkend, what did ever go wrong? Nic!
L’amore e le tasse ·
Sportelliste cosí carine, e che si fanno in quattro per aiutare in una lingua che non parlano i forestieri che non parlano la loro lingua, all’Agenzia delle Entrate non ce ne sono.
(Se mi ha capito e se mi ha dato le informazioni corrette, lo scoprirò lunedí mattina.)
La morte e le tasse ·
Già dalla seconda settimana dell’anno, l’ufficio paghe aziendale ha cominciato a sollecitare gli impiegati a presentare i documenti per il pagamento delle tasse da reddito dipendente tramite sostituto d’imposta. Al giorno e all’ora stabiliti sono stato il primo – ovviamente – a bussare alla porta dell’ufficio, e in cinque minuti è stato deciso che non ne avevo diritto, perché nell’anno fiscale 2016 ho avuto un reddito alternativo superiore a 6.000 corone (ovvero le mie sette settimane da bidello in Italia).
L’azienda ha anche organizzato un incontro gratuito con un’ottima consulente fiscale, che ha spiegato punto per punto a noi stranieri come pagare (o non pagare) le tasse in Cechia. Come immaginavo, ai termini di legge l’anno scorso sono stato residente fiscale in Cechia perché vi ho soggiornato per piú di 183 giorni. Sono anche stato residente fiscale in Italia perché ero/sono ancora iscritto all’anagrafe dei residenti (e all’anagrafe tributaria).
Quindi per sapere dove pagare le tasse devo fare riferimento a una serie di criteri, il primo dei quali è dove ho la residenza permanente. Insomma, devo pagare le tasse in Italia e poi eventualmente farmi creditare dal fisco ceco quanto pagato al fisco italiano.
Intanto sto raccogliendo i documenti necessari per richiedere la residenza temporanea qui (non è semplicissimo, e non è un problema di lingua), cui farò seguire l’iscrizione all’AIRE presso l’Ambasciata di Praga.
Quando l’Unione Europea crea dei registri unici trans-nazionali, fatemi un fischio.
Ventanni (ter) ·
T2 Trainspotting, che esce domani in Italia in ritardo di sette giorni rispetto alla Cechia, è un film pienamente consapevole di se stesso, come io sono stato pienamente consapevole (perciò distratto) per tutta la visione di stare guardando il sequel del mio film preferito (Cinema Ambra, luglio 1997).
Con meno eroina e piú maxi-televisori del cazzo, alla fine chi ne esce vincitore è il fresco personaggio che viene dalla Nuova Europa, che doesn’t buy into the nostalgia bullshit dei protagonisti e che sí, chooses life.
Venerdí sera mi sono sdraiato sul divano con The Goldfinch e una tazza di tè, e la coperta patchwork cucita all’uncinetto da mia madre. Ho letto qualche pagina, ho bevuto un sorso, e mi sono risvegliato a mezzanotte con il libro sul tappeto e il tè freddato.
Giovedí avevo fatto da balia ai due agenti di vendita italiani – chiedo scusa, ai “manager dell’esperienza del cliente” – che lunedí erano arrivati da Milano per dei corsi di formazione e con cui avrei dovuto trovare una soluzione al casino creato dal nostro principale utente: {…}
Non abbiamo trovato nessuna soluzione, anzi. E da fine mese la mia capa sarà in ferie per due settimane, quindi le decisioni sui contratti del principale utente le dovrò prendere io.
Questo per dimenticare che nel weekend è in corso la transizione temporanea di molti dati da un gestionale a un altro, cui a maggio seguirà la transizione definitiva di tutti i dati a un gestionale che nessuno sa usare. {F}ino all’estate sarà il caos, la situazione è eccellente.
(Sempre che tutto questo abbia senso. Choose life.)
Jeden, nikdo, sto tisíc ·
Eravamo verso la fine del concerto dei De Staatal Fléda – concerto di cui ci eravamo persi due terzi, perché loro due sembravano molto piú interessati a fare conversazione al pub – ed essendo i De Staat una sorta di Subsonica industrial olandesi stavo facendo del mio meglio per scimmiottare Samuel, quando la moglie dell’ex-collega mantovano se n’è uscita con questa frase:
– Devo dire che sei piú divertente di quello che pensavo!
Al che ho perso un po’ il ritmo, ho borbottato un perplesso «Grazie!», ho scrollato le spalle e ho continuato a ballare (non ditelo a kolegyně).
Una collega slovacca che ha vissuto per anni a Trieste, con cui sono in quotidiano contatto per lavoro, e di cui qualche sera fa in una triste cena conviviale ho avuto conferma che mi suscita simpatia e noia in ugual misura, dice di essere sempre intimidita dal fatto che sono un fisico, con quell’aura di distacco e freddezza che ne consegue. Non mi sono presentato io come tale, è la prima cosa che le ha detto di me la sua collega senior novarese. Ma è la stessa collega che mi ha rimproverato per aver chiuso un’e-mail di lavoro alla novarese, in ceco all’amatriciana, con un umoristico ma poco professionale «s láskou», quindi boh.
In patria sono considerato introverso e riservato, da queste parti accetto tutti gli inviti da chiunque (esco una volta a settimana, per me è intensa vita sociale) o mi siedo a pranzo con chi capita. Talvolta finisco con persone sgradevoli, talvolta metto volontariamente a disagio le persone che m’interessano saggiandone i confini emozionali. Tendo ad affidarmi alle prime impressioni (solo i superficiali non giudicano dalle apparenze) e a volte basta un episodio perché cambi l’impressione che gli altri hanno di me («You know Jamie xx?!»).
“Uno, nessuno e centomila” è una questione di percezione o di comportamento?
Ventanni (bis) ·
Sconsolato ·
Il sito dell’Ambasciata italiana annuncia che è stato riaperto il Consolato onorario a Brno. Né il sito né il comunicato stampa riportano alcun indirizzo né contatto del Consolato, ma soltanto che il nuovo console onorario è Pavel Zezula, presidente di Nová Mosilana a.s., azienda tessile del gruppo Marzotto.
Una nomina chiaramente rivolta all’assistenza ai connazionali domiciliati in Moravia, certo.
Informazioni su Nová Mosilana, alla periferia sud della città, si trovano sul suo bel sito e su quello della Camera di commercio italo-ceca.
A vedere le foto dei macchinari penso che a Biella dovrebbero farsi qualche domanda su dove i loro compagnucci di circoletto investono veramente. E čau-čau al know-how.
Jednoduchý ·
Quando l’allora collega italiano mi ha annunciato sottovoce che avrebbe lasciato l’azienda a fine anno, ho subito pensato che il mio gennaio lavorativo sarebbe stato stupefacente.
La prima settimana, con i clienti ancora in ferie, l’ho trascorsa in faccende amministrative che non volevo trascinarmi nel tempo, e l’ho conclusa a congelarmi in Slovacchia.
La seconda settimana, con mezzo ufficio influenzato, l’ho passata ad abbattere la colonna di ordini aperti lasciati dall’ex-collega – {…} – e a coprire la Spagna di Giunone che era data per dispersa.
La terza settimana ero influenzato io ma me la sono cavata con un giorno di home office, un po’ perché la mutua ceca non paga i primi tre giorni di malattia, un po’ perché avevo ancora tanto da fare, un po’ perché volevo tenere a colloquio una candidata campana che sembrava ottima ma che ha poi fatto una prova pratica disastrosa.
La quarta settimana {…} ho acquisito superpoteri, ho passato il mio primo test di ceco con il 100% e ho gestito una conference call in cui io ero quello loquace.
Se in primavera non mi danno una promozione e un aumento di stipendio, mi arrabbio.
P.S. E la due-giorni a metà mese di formazione culturale corporativa “Leader in Azione” l’avevo già rimossa? Quanto LOL per il mio mood elevator!
Hostel ·
Avevo un giorno e mezzo di ferie residui del 2016 da spendere nei primi tre mesi del 2017. Ho deciso di farmi un weekend lungo in Slovacchia, durante il primo weekend dell’anno, senza un itinerario preciso, con unico pellegrinaggio fisso nella città di Peter Sagan.
Ho chiesto consiglio al mio #teamSlovakia: la collega esperta Evička “Žilinská” mi ha dato l’indirizzo di casa dei genitori di Sagan, che è amico di un suo amico; Martina “Fatranká” mi ha sfidato a un challenge fotografico nei luoghi che avrei visitato; Mária “Tatranká” mi ha implorato di non seguire nessuno che m’invitasse al Pentagon di Bratislava, «ché ci sono i drogati». «Allora ci vado!»
Giovedí pomeriggio sono partito verso nord, attraversando i campi innevati della Moravia orientale e le fabbriche dismesse della Slesia, cambiando treno quasi al confine polacco, attraversando il confine slovacco con il solo cellulare ad avvertirmi della differenza.
A Žilina avevo prenotato una stanza in anticipo perché non sapevo cosa avrei trovato, e ho trovato un albergo in cui si celebrava rumorosamente la leva del ‘57 ed ero l’unico cliente. Alla reception c’era una giovane sfrontata
– Mluvíte angličky?
– Mluvíme slovensky!
con cui ho subito legato e cui ho spiegato che sí, ero a Žilina per stalkerare Peter Sagan, ma poteva consigliarmi qualcos’altro da fare nei dintorni? Lei ha chiamato gli altri giovani lavoratori annoiati dell’albergo ed è cominciato un brainstorming trilingue su destinazioni, meteo, mezzi di trasporto, bella vita a Brno, bella vita a Žilina, bella vita a Monte Carlo,
– You are crazy man!
che mi ha confermato come in tutto il mondo tutti sogniamo i medesimi sogni.
Venerdí mattina – Epifania – alla giovane sfrontata stava dando il cambio una ragazzetta bionda dall’inglese incerto. Sono passato ai miei rudimenti di ceco e, quasi per telepatia, abbiamo cominciato a capirci senza sforzo. Quando l’ho lasciata ero un po’ commosso, ma avevo una corriera da prendere per i Malá Fatra. I Malá Fatra (piccoli Fatra) sono una catena montuosa di moderate dimensioni e moderato interesse turistico. La sera prima ero stato convinto a prendere la cabinovia verso la vetta piú alta, ma il sito del comprensorio sciistico segnava -17 °C cosí ho fatto scalo a Terchová, il paesino di fondo valle dove tutte le vecchiette si stavano radunando per la messa.
Questo è un video girato a Terchová il giorno seguente:
perciò non ho vergogna a dire che alle dieci ero l’unico cliente nell’unico ristorante aperto, servito da due gemelle carucce benché acidelle
– Mluvíte angličky?
– Mluvíme anglicky.
seduto a far passare il tempo mangiando bryndzové halušky, il piatto nazionale.
Ridisceso a Žilina con i piedi congelati, ho comprato un biglietto del treno per Bratislava e ho rifatto un giro del centro storico per scattare qualche foto (perché la splendida serata precedente avevo dimenticato di cambiare le pile alla macchina).
O per la festività o per il freddo, non un’anima camminava per le strade o nell’enorme centro commerciale multipiano atterrato come un’astronave nella piazza principale.
E in stazione il treno per Bratislava accumulava due ore di ritardo, che ho trascorso in piedi nella puzza di piscio dei senzatetto che vi bivaccano per non morire assiderati.
La capitale è bruttina.
O forse non l’ho capita, o forse non le ho concesso abbastanza tempo, o forse faceva troppo freddo per apprezzarla (-11 °C al sole). Ha un centro storico di dimensioni minute, occupato per metà da conventi e seminari semi-abbandonati. Ed è costosa oltre ogni giustificazione.
Ma vedere l’alba sorgere an der schönen, eisigen Donau è valso il viaggio.
Sono scappato a Brno con un giorno d’anticipo perché mi era impossibile sopportare oltre quel vento ghiacciato che spazzava la nazione, ma in Slovacchia ci torno presto.