Chi ha due pollici ed è stato promosso vice-caposquadra?
Santino Fontana, senza di te Crazy Ex-Girlfriend non è stato piú lo stesso.
È la terza promozione in due anni e mezzo, tempo in cui il mio lordo è aumentato del 45%.
Massi is one of the most experienced team members in the Contract Services Team and he has displayed his qualities particularly during the period without full-time South team leader, in the period from March to April this year. Since he has excellent knowledge of business and CS processes, he is a great support for other team members. He has the competence to address any problems within the Contract Services Team and he is current the backup to the South Team Leader. He has an outstanding relation with all the Italian costumers. He is also working alongside HR in the Talent Program to develop a brochure to Z**** new hires in Brno.
Quella sintassi un po’ cosí e quel “costumers” in luogo di “customers” tradiscono che il mio panegirico non l’ha scritto la collega orsacchiotta ma Pan di Zucchero. Ogni tanto Spesso mi chiedo se sarei stato un caposquadra migliore di lui. Spesso Ogni volta mi rispondo che, be’, sí.
Circa business and processes, ovviamente ho piú esperienza di lui. I colleghi chiedono aiuto e consiglio a me, e i cinque nuovi assunti li abbiamo tirati su io ed Evička. È stato fortunato a trovarci, e in cambio della nostra collaborazione ci dà carta bianca su tutto. {…}
{OMISSIS}
Ed è vero, ho un canale aperto con tutti, dai colleghi della mia squadra a quelli in azienda, dagli agenti di vendita fino agli “Italian costumers”. Ma non ero io quello che non poteva fare il caposquadra perché gli mancavano le people skills?
{OMISSIS}
Io sono estremamente soddisfatto di quel che ho fatto e della posizione raggiunta, ma sono anche stanco morto e ultimamente malaticcio. Nell’anno nuovo cercherò di lavorare meno, o di prendermela piú comoda. Sicuramente scriverò meno di lavoro, lavoro, lavoro…
Personaggio dell’anno ·
Sale in Stazione Centrale cinque minuti prima della partenza, quando sto già esultando per avere uno scompartimento tutto mio. Il suo unico bagaglio è una borsa di pelle marrone che non può contenere un cambio. Con l’altra mano tiene un bastone.
Pingue, mal rasato, giacca gilet camicia e pantaloni di buona fattura acquistati decenni fa, canottiera gialla facente capolino sotto il mento, un fazzoletto per asciugarsi la bava.
Ottant’anni o giú di lí.
Va a Vienna. S’informa su dove vado io, gli spiego il perché e il percome. Non penso che capisca il dove, il perché mi rende ai suoi occhi un cosmopolita suo pari, circa il percome mi chiede se anche là ci sono donne.
Ovvio che anche là ci sono donne.
Sí, ma quelle a pagamento?
Gli racconto della fauna in Štefánikova quando c’è il Gran Premio, del locale notturno con «quindici stanze libere» dietro la stazione di polizia in Dornych, della spiaggetta nudista alla Přehrada e dei liberi costumi di ceche e slovacche.
Qui in Italia è tutta colpa del Vaticano, dice, in Vaticano ci sono i preti pedofili, insegnano che il sesso è una cosa brutta e poi vanno coi bambini, sua madre era molto religiosa e andava sempre in chiesa, sua madre gli ha insegnato di stare attento alle donne.
Sua madre era fra gli eredi di una nota famiglia milanese di produttori di amaro alle erbe, ma era una femmina e le femmine l’azienda non la ereditavano. Suo fratello è avvocato.
No, non posso vendergliela la mia banconota da duemila corone che non ha mai visto.
A Vicenza salgono due studentesse che vanno a Vienna a trovare un’amica.
Anche lui va a Vienna a trovare un’amica, lei non risponde piú alle sue lettere, si dev’essere ingelosita quando l’ha incontrato a braccetto con un’altra, lui gliel’ha spiegato che stavano soltanto passeggiando e che quell’altra non è nessuno.
A Milano c’era una bella negra della Costa d’Avorio che gli teneva la casa, ma l’ha lasciato.
Al quarto giro mi dice tutto contento di aver capito come funziona il lavandino del cesso.
Si assopisce ma non dorme. Le due studentesse vicentine se le osserva per bene.
Le due studentesse vicentine scendono a Meidling.
In Hauptbahnhof mi chiede aiuto. Gli prendo la borsa e lo sostengo per una mano mentre con l’altra si appoggia al bastone. Ci salutiamo. Scendo verso la sala d’aspetto.
Dopo un’ora salgo al binario per comprare una bottiglia d’acqua alle macchinette. È ancora seduto sulla panchina del marciapiede. Ridiscendo.
Dopo un’altra ora risalgo al binario per prendere il treno per Brno. Non c’è piú.
Game changer ·
Lo scorso fine settimana ero alla festa di compleanno dell’amica veronese e conversavo di lo sa il diavolo cosa con una sconosciuta giovane di Dnipro, quando questa tizia mi ha dato una pacca sullo sterno e ha esclamato: «Smettila di fare il sarcastico con me!» Sbigottito, perché pensavo di aver adottato un registro molto blando, ho riavvolto il nastro mentale e ho dovuto ammettere che, hmmm, sí, forse.
(La conversazione è continuata finché ha compreso che non ero il ragazzo della ricciolona mora con cui ero arrivato alla festa, al che ha perso interesse in me; boh, va’ a capire.)
Ho ripensato a quest’episodio pochi giorni dopo, mentre sedevo nella sala conferenze in cui di lí a poco io e altri dieci colleghi avremmo presentato i progetti del “programma talento” di fronte a parecchi capisquadra e a tutti i capireparto della sede di Brno. Dark Bob stava duellando a colpi di sarcasmo con il coach e tutti ridevano, tranne me e appunto il coach che tentava di riprendere il controllo della sala. Il coach è un ex-dirigente della filiale cecoslovacca di quell’azienda americana che produce bibite gassate, parla un buon inglese, e mi ha fatto una buona impressione fin da principio perché non ha impostato le sessioni formative sulla falsa vitalità o sulla retorica tipiche dei consulenti delle risorse umane, ma sulla sua stessa ventennale esperienza. Trenopendolare da Praga, sempre vestito con una pallida camicia rosa e un paio di scialbi pantaloni grigi da far inorridire certi ambienti imprenditoriali italiani dove vogliono vedere quale auto guidi; ma ci ha sempre ascoltati, i suoi consigli sono stati precisi e su misura, e gli ostacoli per cui ci ha preparato si sono manifestati esattamente dove e quando aveva previsto.
Il collegio dei capireparto è invece il nucleo dei principali dirigenti della nostra sede, che a differenza di quanto accade in altre aziende non ha un unico plant manager. Questa decina di capi si riunisce due volte al mese, discute dell’organizzazione del lavoro, e prende molte delle decisioni di cui noi dipendenti ci lamenteremo nei mesi successivi.
{OMISSIS}
Il primo team a esporre il progetto è stato quello di Mio Idolo, associato a un’adorabilissima stronzetta armena che guida una BMW Z3 cabrio nera, e a un’inutile antispecista vegana del marketing che durante il primo incontro fu protagonista di un’imbarazzante scenetta:
[Coach] Se dovete mangiare un elefante, prima fatelo a pezzetti.
[Vegana] Non dirlo, è orribile!
[Coach] … È una nota metafora su come affrontare i problemi.
[Vegana] Mi dà fastidio!
[Coach] Se dovete mangiare un’enorme insalatona, prima fatela a pezzetti. Va meglio?
(Queste persone esistono, e sono fra noi.)
Il problema che dovevano risolvere era la promozione di una cultura dell’innovazione nella sede di Brno. Hanno presentato (bene) un portale aziendale, non ancora realizzato, in cui noi dipendenti potremo proporre idee che verranno esaminate da un’apposita commissione di “campioni dell’innovazione” scelti fra volontari nei reparti. Una fumosa roba corporativa cui non mi avvicinerei neanche con il browser di un collega in modalità “incognito”, ma che la stronzetta armena ha definito «game changer».
Il secondo team a esporre il progetto è stato il mio. Oltre a una manciata di diapositive in Powerpoint dal contenuto leggero, seguendo le istruzioni del coach e del mentore avevamo preparato un discorso che includeva la definizione del problema, un richiamo all’esperienza del pubblico, la nostra idea per risolvere il problema, l’analisi di costi e benefici.
Non abbiamo reso al nostro meglio: la boema è molto emotiva e quando parla in pubblico le trema la voce, lo slovacco si è dilungato troppo, io ho snocciolato meccanicamente cifre che non interessavano a nessuno. Abbiamo distribuito qualche copia cartacea della brožura e abbiamo risposto bene alle domande che ci sono state rivolte, ma non abbiamo percepito entusiasmo.
Il terzo team a esporre è stata la coppia Evička / Dark Bob. Dark Bob è il tesoriere capo: lo s’incrocia sempre a fumare all’esterno degli uffici, ed esprime nichilismo e sarcasmo a un livello che né io né Evička riusciamo a eguagliare. La loro associata, una lunatica che ha studiato sardo e parla turco, era per pura coincidenza in viaggio di lavoro.
Il problema che dovevano affrontare erano i tempi biblici di comunicazione fra i reparti con posizioni aperte e l’ufficio del personale. Se parlo male delle furono-sgallettate di HR non è soltanto per esperienza personale, ma anche per i resoconti degli incontri di Evička con la bella roscia che interpretò la sottoposta isterica al mio colloquio di gennaio, e che si è opposta per settimane a inserire due colonne in un foglio Excel.
La loro presentazione è stata faticosa e inconcludente: per motivi specifici avevano dovuto circoscrivere il loro progetto-pilota alle assunzioni nell’ufficio contratti, ma è noto ai miei 2,5 lettori che l’ufficio contratti ha recentemente smesso di assumere.
Dell’ultimo team a esporre facevano parte tre donne che con assoluta evidenza si odiano. La prima è un vero talento, sí, ma nel promuovere se stessa al centro dell’attenzione, e ha cercato per tutto l’anno di imporre il proprio punto di vista su tutto e su tutti, scontrandosi con la stronzetta armena purtroppo mai abbastanza da farmi finire i popcorn. La seconda è una polacchina biondina minutina con la frangettina sugli occhi e la codina di cavallo, con due orecchie a sventola come parabole modello “alieni di Star Trek che emettono visibili onde cerebrali”; domina su sta con un silente connazionale detto “gorilla” per la postura, l’andatura, e la felpa grigia che non si leva mai. La terza è una tizia dalle tette a pallone, dall’aria perennemente schifata, e dalla personalità cosí frizzante che tuttora non ricordo come si chiama, anzi non scommetterei neppure che esista veramente.
Avevano scelto di dare una struttura definita ai tour aziendali dei nostri principali clienti, ora organizzati in modo molto amatoriale {…}. Un pacchetto turistico completo: brožura di benvenuto, rinfresco, visita guidata dei laboratori, password dei bagni e chiave del wi-fi, per rendere il soggiorno piacevole e indurre i clienti ad ampliare il business con noi.
La loro presentazione è stata curata, dettagliata e scorrevole. Ma hanno chiesto al collegio un budget extra per la realizzazione di un video che descrivesse il flusso dei nostri affari, dal primo approccio con il cliente alla fatturazione, chissà da chi hanno preso l’idea, e non sono riuscite a convincere nessuno che sarebbero state corone ben spese.
Il coach si è complimentato del raro evento che tutti i progetti siano arrivati a conclusione, e ci ha fatto uscire dalla sala per una mezz’ora per permettere ai capi di discutere fra loro. Io ero tranquillo e soddisfatto: il prodotto era stato consegnato al cliente interno nei tempi e nei termini concordati, la presentazione era stata non brillante ma comunque decente.
Siamo rientrati e il collegio dei capireparto ha premiato come miglior progetto l’inesistente portale dell’innovazione del team di Mio Idolo. Capisco che il motto aziendale è Visibility that’s visionary, ma lo sanno che in italiano “visionario” ha un’accezione negativa?
Vedremo fra qualche tempo cosa sarà stato di questo “game changer”.
Tre insegnamenti finali che mi porto via dal “programma talento”:
Prima di impiccarsi a un’attività volontaria non retribuita della durata di un anno, conoscere i dettagli in anticipo e valutare quanto stress si avrà voglia di sopportare.
Evitare sempre e comunque ogni rapporto con gli uffici del personale.
Mai supporre niente, «when you “assume” you make an “ass” of “u” and “me”».
Brožura ·
Lo scorso dicembre, nell’ultimo incontro faccia a faccia dell’anno, quando già sapeva che se ne sarebbe andata ma non ce l’aveva ancora detto, Eva mi aveva chiesto se ero interessato a partecipare a un costoso programma aziendale di sviluppo manageriale di cui ancora non era noto alcun dettaglio, eccetto che i posti erano limitati e gli invitati erano del calibro di Mio Idolo dell’ufficio hardware. Io avevo pensato a un corso teorico di project management e avevo accettato di essere candidato. Fummo arruolati io ed Evička.
Questo “programma talento” è durato per tutto l’anno solare, sotto la guida di un coach di una società di consulenza. Dodici impiegati da uffici disparati (quattro uomini, otto donne) sono stati divisi sulla base di insondabili criteri in quattro team, a ciascuno dei quali è stato assegnato un caporeparto come mentore.
Con l’eccezione del Mio Idolo (che è tale perché al tempo del vecchio gestionale deteneva i superpoteri facendone ampio uso, e perché ha un’eleganza tutta cecoslovacca nel vestire, tipo le camicie di raso in poliestere), a partire da me ed Evička tutto questo “talento” fra i partecipanti non l’ho percepito. Io sono stato associato a un romeno del supporto tecnico, a una boema impegnata in una rotazione degli uffici finanziari, e al senior manager {…}.
Senza neppure avere il tempo per conoscerci abbiamo dovuto scegliere un progetto da una lista di sei proposte: io e la boema avevamo non ricordo quale preferenza, il romeno voleva andare a mettere il becco nelle procedure altrui (scelta cui mi sono fermamente opposto). Alla fine abbiamo trovato un accordo su un progetto di divulgazione ai nuovi assunti, il cui avviamento presenta(va) margini di miglioramento. La mia idea originale era un testo che descrivesse il flusso dei nostri affari, dal primo approccio con il cliente alla fatturazione, cosí da far capire al neoassunto quale ruolo ha nella giungla corporativa. Il prodotto finale è stato una brochure di trenta pagine A5 con istruzioni sulla vita di tutti i giorni in azienda: una guida galattica “da dipendente a dipendente” per orientarsi nella sede di Brno durante il periodo di prova e oltre.
Qualche giorno dopo la scelta del progetto, il romeno ci ha scritto di essersi dimesso: e non poteva deciderlo una settimana prima? Al terzo incontro è stato sostituito da uno slovacco, ex-compagno di studi di Martina, capo dell’ufficio pagamenti ai fornitori. Non è esattamente una cima, ma quando ho conosciuto la sua squadra ho capito quel proverbio dell’orbo in mezzo ai ciechi.
Nel frattempo la società di consulenza ci chiedeva di sottoporci a un test psico-attitudinale di quaranta domande a scelta multipla, cui ho risposto consapevolmente al fine di risultare una personalità analitica. L’analisi del test ci ha tenuti impegnati per due giorni interi (ed era il periodo in cui il mio ufficio elaborava gli ordini con un ritardo di due settimane). Nel team ho assunto il ruolo di organizzatore, perché volevo essere sicurissimo che il progetto progredisse con regolarità: ho disegnato un diagramma di Gantt con le sue belle deadline, ho fissato gli incontri, ho scritto le minute. La boema (personalità comunicativa) ha tenuto i rapporti con l’ufficio del personale, lo slovacco (analitico) si è accodato.
A fine giugno la prima bozza della brochure era sul tavolo dell’ufficio del personale, pronta per essere consegnata ogni inizio del mese ai neoassunti, che avrebbero dovuto rispondere al nostro sondaggio di customer satisfaction affermando di esserci eternamente grati.
– {L}’avete letta? Vi piace?
– Che cosa?
– La brochure per nuovi assunti che vi è stata consegnata il Day One!
– Non sappiamo di che cosa stai parlando.
A metà luglio siamo riusciti a ottenere un incontro con la nostra interlocutrice nell’ufficio del personale, che ha smontato il contenuto dell’intero testo e ha contraddetto gli accordi dei mesi precedenti sullo stile. Ne sono uscito con una lista di quaranta punti da rivedere, e un rinnovato odio feroce per le sgallettate delle human resources.
In quegli stessi giorni, su richiesta dell’ufficio del personale, avevo dovuto trascorrere due imbarazzanti ore con Pan di Zucchero e la capa di Centro per rispondere a un questionario, destinato a dipendenti selezionati con cura, in cui dettagliavo il mio curriculum aziendale (copia-e-incolla dal colloquio fallito di gennaio) e i desideri di carriera (specialista tecnico del gestionale lato clienti, liaison officer con gli uffici piú prossimi).
A settembre il capo dell’ufficio del personale è stato licenziato in tronco, la sua squadra di sgallettate è stata smembrata, e la nostra interlocutrice è andata in congedo di maternità.
Lavorando di piccone e cesello (loro nei momenti liberi, io buttando via qualche domenica mattina) abbiamo terminato per novembre una nuova versione della brochure, convalidata paragrafo per paragrafo da ogni singolo reparto, e dal taglio purtroppo ben piú corporativo di quanto immaginato al principio.
Io e la boema abbiamo avuto un incontro preliminare con la nuova interlocutrice designata, a sua volta una nuova assunta, che mi ha fatto un’impressione terribile a partire dall’inglese e, come mi aspettavo, non ha mai piú risposto alle nostre e-mail. Altre sue nuove colleghe ci hanno detto prima “sí” e poi “no” nel giro di ventiquattr’ore. Infine l’unica sopravvissuta alla purga di HR, ovvero la responsabile interna del “programma talento”, si è impietosita e si è fatta carico di approvare la brochure, di includerla nel materiale ufficiale aziendale, e di mantenerla nell’immediato futuro.
Dopo sette sessioni di formazione e piú di centoventi ore trascorse in lavoro indipendente, il minimum viable product delle nostre deliverables è stato portato a termine. Mercoledí l’abbiamo presentato nella conference room di un hotel di Medlánky di fronte al temibile collegio dei capireparto, riunito al completo per valutarci.
[Continua…]
Cimbál ·
La mia insegnante di ceco, croata, ha invitato tutti i suoi studenti a un evento folcloristico con musica suonata al cimbál, che Wikipedia mi dice tradursi in italiano come “cimbalom” o “salterio ungherese” ed essere uno strumento tipico in tutti i Carpazi, financo compresa la regione storica dello Slovácko.
Venerdí sera mi reco all’indirizzo scritto sull’invito, in una via che conosco e che fa parte di un complesso militare. Vedo che due ragazze sono appena entrate al numero civico giusto, ma la porta è chiusa. Guardo attraverso le sbarre, suono un campanello. Viene ad aprirmi una soldatessa che legge il mio invito e molto gentilmente mi dice di proseguire ed entrare nel primo cancello a destra.
Al numero civico sbagliato c’è un giardino curato da cui si accede a una palazzina borghese. All’interno c’è gente, ma la guardarobiera non sa dirmi esattamente dove sia questo diavolo d’un concerto per cimbalom, ma posso andare diritto e chiedere al bar. Oltre il bar si apre un salone per le feste. A un lato stanno suonando i folcloristi, di fronte a loro dei bimbetti sgambettano. Non è un concerto, è un ballo! Cerco freneticamente con lo sguardo un posto dove nascondermi, ma la mia insegnante di ceco mi sta già sorridendo.
Veste, mi par di capire, il costume tradizionale da lavoro di Kyjov, un minuscolo paesino in Slovácko. Mi fa sedere a un tavolo libero (lei non vuole rovinare la piega della gonna) e mi spiega che il gruppo di cui fa parte è stato fondato quarantacinque anni fa per mantenere vive le tradizioni morave, ma i suoi iscritti diminuiscono anno dopo anno. Le rispondo che anche la mia terra ha tradizioni popolari di cui conserviamo la memoria, come costumi e liriche e spartiti, ma da tempo non sono piú rappresentate.
Mentre si canta in moravo stretto e viene eseguita qualche danza, al mio tavolo siedono altri stranieri: un suo studente romeno, i colleghi del suo coinquilino, expat come me da quegli English meetings che evito come la peste. Un milanese cinquantenne dall’inglese stentato mi parla del lavoro perso, della città, della lingua, del clima, del cibo. Tutto già sentito, sono al livello successivo, in cui spiego ai nuovi arrivati cosa ordinare e quali gusti troveranno nel piatto che sarà loro servito.
Dopo una interminabile pausa per far arrivare un altro po’ di gente e vendere i bigliettini della tombola di autosostentamento (un po’ riffa, un po’ biscottini cinesi), c’è l’esibizione del gruppo folcloristico al completo. Un bardo soffia in un corno e declama dei versi, poi i musicisti suonano una romanza e due innamorati si muovono solitari. Non capisco una sola parola del loro dramma, tranne lo scandire delle ore della notte che trascorre. Al termine tutti i folcloristi entrano in scena e danzano scambiandosi di coppia.
Tutto molto bello, ma adesso devo proprio andare a vedere la partita al pub.
Natalizio ·
Giovedí pomeriggio sul tavolo degli ňamka, di recente adibito a scrivania dei Secret Santa, è comparso questo fotomontaggio, con una scritta a pennarello sul “vero clima natalizio”. In tutti questi anni non ho mai pensato che in inglese “natalizio” si può dire “Christmassy”, e da lí a “Christmassi” è un attimo.
Coro ·
Comincia l’ultima settimana in azienda del collega valtellinese junior, che dopo due anni e mezzo lascia Brno e si trasferisce a Praga, dove dice che farà piú o meno lo stesso lavoro ma con uno stipendio maggiore (ma a Praga è maggiore anche il costo della vita).
Lunedí sera l’abbiamo festeggiato in una cena sui generis organizzata dal collega savoiardo in un wine shop francioso del centro. La cena era a base di raclette, un formaggio franciososvizzero che viene fatto fondere in tavola per coprire patate o salumi. Roba buona, eh, ma la saturazione giunge presto: mi sono alzato ripieno di lattosio, grassi e vino bianco.
La serata era a prezzo fisso, un paio di invitati non si sono visti, ci ho lasciato giú 700 Kč.
{OMISSIS}
{Majka} e il marito hanno un appuntamento settimanale cui non vogliono mai mancare, ovvero la Messa serale del giovedí nella chiesa dei Salesiáni che sta a metà strada fra l’azienda e casa mia. Questo perché al giovedí sera c’è il coro (sbor), che dava un tocco romantico ai loro casti incontri di quando erano fidanzati.
All’inizio a Majka quell’omone biondo e pallido che le faceva la corte non piaceva, lo trovava proprio brutto, e trovava brutto il suo modo di vestire. Allora lei pregò Dio che le desse un segno, che la convincesse che lui era l’uomo giusto per lei. E la volta seguente lui si presentò con una bella camicia (che gli era stata regalata dalla sua ex-fidanzata), e Majka vide la luce.
In your dreams, Fleischman ·
Suona un po’ come «Gesú Cristo potrebbe fare ritorno a Gerusalemme» ma per molto meno sono state fondate religioni (chiedere a Janine Turner).
Contactless ·
A differenza di città italiane di mia conoscenza che hanno un “Assessorato alla Smart City” ma dove l’azienda di trasporto pubblico è fallita e gli autobus circolano a orari casuali, Brno ha un sistema di integrazione digitale fra enti e un servizio di trasporto pubblico capillare (benché perfettibile) ben integrato con quello regionale.
Il portale digitale per il pubblico si chiama BrnoID, è bilingue ceco/inglese, e da due anni fornisce vari servizi a residenti, studenti e turisti: il pagamento di abbonamenti e biglietti di viaggio, il pagamento della tassa della spazzatura, l’acquisto di una tessera-sconto per l’accesso a eventi e musei, sondaggi su temi pubblici e sul futuro della nostra città.
Attraverso il portale io in primavera ho pagato la spazzatura e ho acquistato l’abbonamento annuale ai mezzi pubblici: come incentivo a “farlo online”, il comune mi ha poi rimborsato circa il 25% di quanto speso. Niente male!
Come tessera è possibile usare il proprio bankomat contactless, che diventa “e-šalinkarta” e viene letto dal terminale RFID del controllore.
Sere fa tornavo a casa in autobus dopo l’ennesima cena aziendale con la direttrice globale. La collega lesbica mi stava raccontando di come lei e la sua ragazza siano spesso scambiate per sorelle, quando due controllori ci hanno mostrato il distintivo. Ho estratto il bankomat dal portafoglio, l’ho passato sul lettore: nefungoval. L’ho dato in mano al primo controllore: nefungoval. L’ha provato il secondo controllore: nefungoval. Come se non lo avessi: multa.
Già altre volte erano serviti piú tentativi perché il lettore lo rilevasse, ma stavolta proprio non ha funzionato. I controllori, un po’ spicci ma cortesi, abbozzando anche un tentativo d’inglese che ho subito respinto, mi hanno consigliato di acquistare un tesserino anonimo nella loro sede centrale, dove avrei anche potuto pagare la multa.
Non lo sapevano, ma è possibile pagarla online sul medesimo portale. È sufficiente inserire il numero della ricevuta, e il sistema verifica se quel giorno c’era un abbonamento valido: se c’era, la multa viene derubricata a semplice dimenticanza, e l’importo ridotto a 50 Kč (giustificate dal lavoro svolto dal controllore).
Smart system, smart city.
Radiááátor ·
Un giovedí di metà agosto sono tornato a casa dall’ufficio e, mentre mi cambiavo per uscire a bere con la collega maiala, ho notato una macchia sul termosifone della camera da letto, sotto la finestra basculante aperta. La sostanza, semiliquida e marrone, era sbrodolata per l’elemento di ghisa fino ad addensarsi in una piccola goccia sulla moquette. «Un piccione?» Ci avrei pensato sabato.
(La collega maiala si chiama cosí perché quando ride grufola. Non è un commento sulla sua moralità, invero ineccepibile: vive una storia a distanza con un ladyboy malese conosciuto in Indonesia, o qualcosa del genere. Le dovevo due birre perché quando cercavo casa si è prodigata per aiutarmi, benché in un confuso modo tutto suo.)
Il sabato, giorno di pulizie, ho esaminato bene la macchia. «Gli uccelli la fanno marrone?» Sí, dice Internet, se hanno le budella in disordine, nel qual caso portàteli dal veterinario. «Ma la macchia non è sull’esatta verticale della basculante, e comunque un piccione di lí non passa.» Oh, sfortuna. «È esattamente alla congiunzione fra due elementi, sarà mica che il termosifone perde?» Ohibò, si è mai visto un termosifone che perde dall’alto?
Ho indossato un paio di guanti usa-e-getta, ho toccato la macchia: era grumosa e cedevole. L’ho grattata via, ed è venuta via anche la vernice. La vernice tratteneva una bolla d’acqua rugginosa e maleodorante: una bolla da non piú di qualche millilitro di oscenità, scivolato anch’esso giú per l’elemento.
«Perde.» Ho preso una bacinella, ho scattato qualche foto, ho scritto alla padrona di casa.
Courbet, Freud, Rorschach.
La padrona di casa mi ha risposto che avrebbe contattato l’idraulico. Figurarsi, ad agosto. Dopo due settimane nessuno si era fatto vivo. La padrona di casa ha segnalato il problema all’amministratore, e ha chiesto aiuto al mio vicino di pianerottolo.
Sul pianerottolo ho tre vicini: una vedova 80enne che ogni mattina presto esce a comprare i rohlíky, e una coppia di 70enni. Di questi due coniugi, lei è una bionda diafana che saluta guardandosi la punta delle scarpe, lui è il classico maneggione da condominio. Giorni prima lui mi aveva procurato una chiave che mi mancava, quella della rimessa delle biciclette, e mostrandomi la ricevuta mi aveva chiesto di rimborsargli la spesa del fabbro; sono sincero, lí per lí non avevo capito cosa mi stesse dicendo, perciò gli avevo risposto evasivamente che ne avrei parlato con la padrona di casa (facendo involontariamente la cosa giusta, è una spesa che compete a lei). Tuttora la rimessa delle biciclette non so dove sia.
Qualche pomeriggio dopo il vicino maneggione ha suonato alla porta, ha chiesto permesso, ha esaminato il radiátor, si è messo a commentare in ceco. Io l’ho perso quasi subito e mi sono scusato. Ma, con mio sommo sbigottimento, lui è passato all’inglese.
– Il suo inglese è eccellente, le posso chiedere dove l’ha imparato?
– Anni fa, tanti anni fa, lavoravo per un’importante azienda di Brno. Facevo il tecnico, avevo studiato il russo, lei sa. Poi le cose cambiarono, mi chiesero di viaggiare, dovetti imparare anche un po’ d’inglese. Sono stato a Janov due volte.
È saltato fuori che nel contratto del riscaldamento è compresa l’assistenza gratuita. Alle 7 del mattino due idraulici mi hanno fatto visita, hanno dato un’occhiata, hanno concordato con la padrona di casa quando sarebbero tornati: fortunatamente sarei stato in ferie. Cosí nuovamente alle 7 di un mattino di inizio settembre la mia camera da letto era pronta per essere devastata: il letto spostato all’angolo opposto, la poltrona in cucina, sulla moquette qualche cartone e un vecchio lenzuolo.
Il Lungo e il Pacioccone sono arrivati tardi, lamentandosi che era già tardi, hanno lasciato la cassetta degli attrezzi sul pianerottolo e si sono messi a lavorare: un’ora di bestemmie, perché il termosifone non si staccava dal muro e perché la colonna del riscaldamento era ancora piena di acqua di maleodorante liquido nerastro. Trascinato il termosifone fuori dall’appartamento, «ty vole» dopo «ty vole» hanno separato gli elementi della perdita, hanno sostituito una guaina interna, e hanno riassemblato tutto. Terminata l’impresa si sono scusati per il bordel, hanno buttato lí la richiesta di una mancia (ah ah no), e se ne sono andati a farsi una birra al saloon.
L’appartamento era a posto. Invece il pianerottolo era un mattatoio, con schizzi di sostanza nera sul muro intonacato bianco fresco. Ho preso uno straccio e l’ho passato sulle macchie: insieme alle macchie sono venuti via anche due strati di intonaco, facendo trasparire sotto un fondo giallo di epoca sovietica. Al tempo del trasloco avevo notato che in cantina c’era un secchio di vernice: l’etichetta diceva “bianca”. L’ho portato di sopra, l’ho aperto: grigia. Al supermercato di ferramenta ho comprato un pennello e della carta vetrata. Ho finto di carteggiare, ho intinto il pennello nella vernice, l’ho passato sui buchi, ho fatto asciugare. Ora il muro del pianerottolo ha sette chiazze grigiastre, come una mucca albina, ma non arriva molta luce, e conto che i miei vicini abbiano già perso parecchie diottrie.
Il riscaldamento è stato acceso a fine settembre: sembra che il radiátor non perda piú, ho lasciato le valvole aperte tutto un giorno per controllare. E poi le ho chiuse, siamo in pieno autunno e tengo ancora le finestre aperte, una notte di fine ottobre in Slesia c’erano 20 °C.
Velká válka ·
Da cento anni festeggiamo come una vittoria quello che è un pareggio strappato a fatica, sul terreno di casa e sempre in difesa, contro una squadra impegnata allo stesso tempo su altri due campi e di cui molti giocatori non aspettavano altro che poter cambiare casacca.
Stamattina sono andato in pellegrinaggio allo Špilberk.
Questa parte del castello è chiusa per lavori. La lapide in fondo è in italiano e recita:
Da questi “tenebrosi covili”
Santificata col martirio
Uscì vittoriosa
La redenzione italiana
Suona come suona perché è stata posata nel 1922. La citazione è ovviamente da Silvio Pellico.
Il cippo funebre in memoria dei Carbonari morti nella fortezza è ben tenuto dalla città ma è pressoché ignorato dall’Italia. E sí che lo Spielberg è il luogo simbolo dell’irredentismo…
Il misero mazzo di fiori che s’intravede alla base è stato posato dal console onorario (ceco), insieme a un’associazione di italofili cechi, dieci giorni fa.
Tornato a Jundrov sono andato a pranzo nel ristorante alla buona in riva al fiume Svratka: è a confuso tema marinaresco, e si chiama Na Piavě, “Sul Piave”.
#followfriday ·
Come è noto, non ho profili su nessun social network.
Come è noto, sono un avido lettore di Twitter, perché mi piace farmi i cazzi degli altri, e sono un fan della sua funzione “search”, il modo piú rapido per conoscere cosa il mondo sta pensando in quell’esatto momento di un qualche preciso argomento.
Quando sono veramente annoiato, la mia chiave di ricerca è “Brno”: una volta depurata di tutti i tweet a tema motoristico, rimane una cronaca diffusa di cosa succede in città.
Ma i miei preferiti sono i profili, per cosí dire, monografici.
Per esempio, c’è un tizio di Leeds che scrive soltanto di calcio ceco, e che ha un sito in cui parla soltanto dell’unico campionato vinto dallo Zbrojovka nel 1978 e del vecchio stadio; e c’è un altro tizio britannico che scrive soltanto di calcio minore moravo, e che ha pure lui un blog in cui parla soltanto di calcio e di birra e di salsicce.
C’è una ragazza italiana che si è trasferita a Brno per lavoro insieme alla sua compagna, e che ha un sito in cui racconta per parole e immagini dei suoi viaggi in capo al mondo, o delle sue gitarelle dietro l’angolo. Vede il Bello laddove io vedo soltanto grigio, talvolta cita i Blur, ed è una valida ispirazione per prendere lo zaino e uscire a perdermi.
Ci sono una madre e una figlia di Řečkovice, probabilmente entrambe un filo ritardate, che in ogni singolo tweet taggano un presentatore televisivo americano e postano una loro foto in giro per la Moravia. Anna Magnani in Pimp My Daughter! Spero tanto si tratti di un bot.
Menzione speciale per un lecchese di stanza a Praga, ben noto in ambienti asphaltiti, salito alla ribalta della cronaca nazionale mesi fa per aver fondato un partito sui generis, che è uno spregevole reazionario ma che ha uno sguardo acuto sulla vita dei Cechi (niente link).
Cen-to! Cen-to! Cen-to! ·
Bedřich Smetana – Má vlast (“La mia patria”), Rafael Kubelík e la Česká filharmonie.
neděle 28. října, 20:00
Apprendo dalla Česká televize che la prima nazione a riconoscere la Cecoslovacchia, nella forma del Consiglio Nazionale in esilio a Parigi, fu proprio l’Italia, che nella primavera del 1918 inquadrò nelle file del Regio Esercito ventimila soldati delle Legioni Cecoslovacche.
sobota 10. listopadu, 10:00
Legionari cecoslovacchi e soldati italiani si trovarono a combattere fianco a fianco anche in Russia, fra il 1917 e il 1918, in fuga dalla guerra civile e dalla rivoluzione bolscevica, lungo la ferrovia Transiberiana da Arcangelo agli Urali a Vladivostok.
Regionalismi ·
Non sono andato a vedere la partita dello Zbrojovka (uno squallidissimo pareggio 0 a 0 contro il Baník Sokolov) e mi sono perso questa coreografia degli Zbrojováci:
100 anni della Cecoslovacchia…
… 70 anni di cancellazione della Moravia.
Fra l’altro la versione giallorossa della bandiera morava non mi piace ed è un falso storico.
Khashoggi ·
L’altro giorno una passacarte dell’ufficio hardware ha inoltrato un’e-mail alla nostra casella. L’e-mail aveva una decina di destinatari in copia, fra nostri agenti di vendita e personale dell’azienda cliente, e un PDF in allegato. Il PDF era un ordine per l’acquisto del contratto di manutenzione di due stampanti. Il cliente era un’azienda di rivendita software con sede in Arabia Saudita. L’utente finale era lo stracazzo di esercito dell’Arabia Saudita.
Un bravo scrittore, magari uno di quei pacifisti liberali americani degli anni Cinquanta, ne avrebbe tratto un superbo racconto: l’impiegato che compie un gesto di ribellione, l’ordine che va misteriosamente perduto, le stampanti che si bloccano per un granello di sabbia, la riparazione che non avviene perché manca il contratto, il comando alle truppe che non può essere diffuso, la sconfitta, la disfatta, i Saud che vengono deposti, quegli inculacammelli dei Wahhabiti che vengono convertiti al Confucianesimo, le donne arabe che si liberano e che fondano una repubblica matriarcale.
Io dopo trenta secondi ho inoltrato l’e-mail ai colleghi che coprono il Medio Oriente.
Rightsizing ·
Polička è una cittadina all’estrema estremità orientale della Boemia: i policcini(-esi?) sono gli ultimi la cui pipí finisce nel Mare del Nord, già a Svitavy sono moravi perché ingrossano il livello delle acque del Mar Nero.
A Polička ci sono finito con l’amica veronese lo scorso Calendimaggio come ultima tappa di una gitarella che aveva per meta Litomyšl, ma abbiamo sbagliato strada non appena usciti da Brno e non ci è andata poi cosí male: abbiamo attraversato il deserto disboscato intorno al castello di Pernštejn, siamo fuggiti da un paesino fantasma che si chiama “Morticella”, abbiamo pranzato con un’ottima svíčková s brusinkami. Giunti a Polička il camminamento sulle mura era sbarrato, insomma chi mai si aspetta dei turisti a Calendimaggio.
La suggestiva chiesa semi-abbandonata di Květná, ovvero “Fiorita”.
Di Polička è la mia ex-insegnante di ceco, la maestrina sexy.
A Polička fra una settimana va ad abitare Slečna v červeném, con il suo brutto affamatore-allevatore di cavalli. Non farà la pendolare, quindi lascia l’azienda. Ma avrebbe comunque lasciato l’ufficio, perché a un altro ufficio che lavora per noi serviva una mangiaranofila cui piaccia dormire fino a tardi, e chi meglio di lei? A trasferimento firmato, ha cambiato idea.
{OMISSIS}
Volby (znovu) ·
Venerdí e sabato in Cechia si sono svolte le elezioni per il rinnovo di un terzo del Senato, e per il rinnovo dei consigli comunali e circoscrizionali di gran parte della Repubblica.
Non tutti sanno che i cittadini comunitari regolarmenti residenti e registrati in altro Stato dell’Unione Europea (come me) hanno diritto a partecipare alle elezioni amministrative, e a quelle per il rinnovo del Parlamento europeo, dove hanno la residenza: se fossi rimasto in Iscozia piú a lungo, avrei persino potuto votare al referendum per l’indipendenza.
Quindi sono andato a votare? No. Innanzitutto avrei dovuto iscrivermi entro mercoledí a un registro elettorale separato nella mia circoscrizione di residenza, ma mercoledí ero ancora ufficialmente residente a Medlánky (sono andato all’ufficio immigrazione giovedí mattina), e perché mai avrei voluto votare per il consiglio di Medlánky se adesso abito a Jundrov? E poi un mio qualunque voto non sarebbe stato granché informato: so cosa succede in città, ma non so chi fa cosa.
Come tutti gli altri residenti sono stato immerso per settimane nella campagna elettorale: manifesti 6x3 per strada, volantini patinati nella cassetta delle lettere. Scendendo in città mi chiedevo perché il partito del Berlusconi cecoslovacco candidasse a primátor (sindaco) un tizio con una tale faccia da imbecille con l’insulso slogan «Voglio una Brno migliore» (graziearcà), finché non ho scoperto che è già in carica da quattro anni. Nel mio quartiere incrocio la starostka (sindaca) a tutte le ore del giorno e della notte: è una cinquantenne dei Verdi che nella sua presentazione ufficiale si lamenta di non essere ancora nonna.
Eccetto che sui manifesti del nazionalista dissociato giappomoravo, non ho letto qui a Brno gli slogan apertamente xenofobi o contro gli zingari che altrove sono spuntati come funghi. Tipo questo qua sotto, comparso in una morente cittadina della Slesia.
Havířov senza migranti? Vážená paní magistro Jana, magna tranquilla.
L’hanno tirato su i Socialdemocratici. Sono gli stessi che a livello nazionale se ne sono usciti con «Frontiera sicura, Paese sicuro», e che a livello locale esprimono quel mistostarosta che l’anno scorso mi ha chiamato “lumaca”. Ma perché un minatore disoccupato di Havířov o un pensionato di Bohunice dovrebbe votare per i Socialdemocratici, quando può votare direttamente per i neonazi del giappomoravo dissociato?
E infatti: nel collegio senatoriale del centro di Brno, i Socialdemocratici hanno preso meno del 5%, sotto ai neonazi e ai Comunisti; nelle circoscrizionali di Bohunice sono scesi al 10% (erano al 16%); nelle comunali di Havířov sono scesi all’11% (erano al 26%) e la cara signora dottoressa Feberová, primátorka uscente, ha perso la cadrega. To je mi líto…
A Medlánky la lista civica locale ha sfondato il 50% ed esprime due terzi del consiglio. A Jundrov i Verdi si sono fermati poco sotto ma hanno la maggioranza dei consiglieri. Al radnice di Brno si dovrebbe formare una coalizione fra berlusconiani e conservatori, con la conferma del primátor uscente; tutti i partiti minori e le liste civiche sono rimasti fuori, con la disgraziata eccezione dei neonazisti ripuliti.
Le elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo si svolgeranno a fine maggio 2019.
Le mie colleghe mangiaranofile non hanno mai sentito la locuzione “cahiers de doléances”.
Non hanno mai neanche sentito parlare di Michel Houellebecq. Che si è sposato sabato!
L’amore trionfa! <3
Send me a postcard, darling ·
La mia nuova insegnante di ceco… è croata.
È una giovane laureanda in ceco e fa parte di un gruppo etnico ufficialmente riconosciuto che discende da agricoltori boemi che colonizzarono la Slavonia (Croazia orientale) ai bei tempi dell’Impero Austro-Ungarico. Come se una giovane calabrese arbëreshë insegnasse albanese agli stranieri in Albania mentre si laurea in albanese a Durazzo.
{OMISSIS}
{…} Ci sono decine di romanzi vittoriani che raccontano di una fanciulla di campagna che viene sedotta, knocked up e abbandonata, e deve lottare sola contro un mondo che emargina le ragazze madri come fossero impestate. Ce ne sono decine ma non ne ho mai letto uno.
Uno a due ·
Il cammino ·
Come molti dei miei 2,5 lettori sanno, quando avevo quindici anni i miei zii mi chiesero di fare da padrino di battesimo della mia cuginetta. Accettai, ma nessuno mi preparò a cosa avrei dovuto fare. E non dovetti fare veramente niente, fino a quel punto della cerimonia in cui l’officiante chiede ai genitori, al padrino e alla madrina, in nome del pargoletto, di accettare Dio e di rinunciare a Satana.
Non l’ho mai detto a nessuno e penso che nessuno mi sentí: m’impappinai, e in nome della mia figlioccia accettai sia Dio sia Satana, o rinunciai sia a Dio sia a Satana, non ricordo.
(«Ora si spiega tutto!», esclameranno coloro fra i miei 2,5 lettori che la conoscono.)
Quando gliel’ho raccontato, Majka si è rattristata e mi ha chiesto di non scherzare mai piú su queste cose. OK, ho pensato, con lei farei bene a evitare, è cattolica praticante, ma lo è a tal punto da non poterci fare dell’umorismo?
Perciò l’altra sera a cena, quando ci ha rivelato che ogni sera prega con il marito prima di andare a dormire, ho voluto restare in argomento: {…}.
{OMISSIS}
Ha avuto un’educazione cattolica, mi racconta, benché i suoi genitori non ci badassero piú di tanto e le suore alla scuola primaria non le piacessero. Ma era sempre andata a Messa, non aveva mai smesso. Ai tempi dell’università era una ragazza con dei problemi: beveva, fumava, andava con i ragazzi. («È terribile.») Poi un bel giorno una sua compagna di studi le presentò un gruppo di preghiera, e da allora è in cammino con loro.
– I neocatecumenali, li conosci?
(Il cammino neocatecumenale è stato fondato negli anni Sessanta da due santoni spagnoli. I suoi seguaci sono stati sulle palle alla stessa Chiesa Cattolica per trent’anni, prima d’essere inquadrati nelle gerarchie e normalizzati nelle liturgie perché ormai erano ovunque ed era tardi per bollarli come eretici. Le loro opinioni sui temi sociali al confronto fanno sembrare le classiche beghine di paese come delle pericolose anarcoinsurrezionaliste.)
Nella stessa chiesa del centro di Brno conobbe il suo futuro marito, che al tempo era capo del movimento carismatico cittadino. {…}
– Sono quelli che suonano in chiesa, sono come dei protestanti, ma ora li ha lasciati.
Abbiamo percorso la stradina buia e siamo ormai sullo stradone illuminato che porta al mio ex-quartiere, a cento metri dal suo appartamento, davanti al supermercato nel luogo dove Martina amoreggiava con il collega polacco. Le descrivo la scena senza fare nomi, mentre attendiamo il mio autobus notturno in mezzo a una dozzina di persone.
– Tu invece non sei credente, vero? Sei uno scienziato…
Non c’entra, e poi fede e ragione non sono necessariamente in contrasto, per esempio per Blaise Pascal devono essere complementari, si legga Blaise Pascal.
– Se ti va, ogni domenica mattina nella chiesa giú in centro c’è la Messa.
Grazie dell’invito.
– “Grazie, ma no, grazie”, giusto?
Giusto.
– Allora pregherò per te. Massi, posso pregare per te?
Dovrebbe fare oggetto delle sue preghiere qualcuno che possa apprezzarle.
L’autobus arriva, Majka mi abbraccia e riparte in cammino verso casa.
Adrià, ma chi cazzo ti ha chiesto niente?
TMI ·
Pan di Zucchero è un animale relazionale e sente il bisogno di passare del tempo con tutti noi, quindi perché non andiamo insieme a cena ché l’ultima volta è stata ben due mesi fa, possiamo uscire dall’ufficio alle cinque e mezza / sei e attraversare la strada e sederci al ristorante di fronte, Evička e Massi c’è qualche problema con il ristorante di fronte, no Massi noi nuovi non siamo mai stati al ristorante di fronte, nessun problema per te andare al ristorante di fronte, allora giovedí ceniamo tutti insieme al ristorante di fronte!
Non ho problemi col ristorante di fronte, è che fra le cene aziendali e le bevute collegiali di chiusura del mese ci sono già stato una dozzina di volte: il menú non è ampio, i prezzi non sono bassi; il servizio di recente è un po’ migliorato.
Arrivo da casa fresco di bucato e sono già tutti stretti seduti a un tavolo sulla veranda con vista sull’ufficio, {…}.
{OMISSIS}
{OMISSIS}
Interpellato, esprimo la mia ben nota preferenza per le Slovacche sulle Ceche.
Beruška risponde che le piacciono molto gli Italiani, però quelli con gli addominali (ride). Si è sposata alle Mauritius, in spiaggia, davanti ai testimoni e alla figlioletta, {…}.
Slečna v červeném dice che anche lei è mezza slovacca perché la famiglia della madre è delle parti di Žilina (!), ah no di Košice (?), ah no della Transcarpazia (…). E non è single, infatti sta frequentando un allevatore boemo di cavalli con cui s’incontra a metà strada. L’indomani in ufficio noterò che nel browser, accanto ai link del gestionale e di Facebook, ha salvato il preferito “Sintonia sessuale fra gli Ariete e i Vergine”.
@Evička, could you and Vojta please come out as a couple? I cannot keep a straight face every time people ask me whether you two are together.
– They’re just best friends.
– He really looks in love!
Well, at least not everyone thinks you are a lesbian.
Majka ricorda il peggior momento vissuto con quello che non era ancora il marito, pochi giorni dopo aver ceduto alla sua corte, quando lui le telefonò ubriaco (perché? boh), e lei non sopporta gli ubriachi. Guarda l’orologio, sospira che deve andare, ma non si alza. Lui è fra i monti in Slovacchia a ristrutturare la casa dove presto si trasferiranno, e il loro appartamento brunense è vuoto, l’intera palazzina è vuota e le fa un po’ paura, le fa un po’ paura anche la stradina che deve percorrere al buio per tornarci. La convinciamo a restare, l’accompagnerò io, cosa importa se è in direzione opposta alla mia di casa. Va bene, però non può fare troppo tardi, perché lei e il marito devono telefonarsi per pregare insieme, e non vuole farlo attendere.
A un’ora non troppo tarda abbandoniamo Beruška e Pan di Zucchero (alla sua settima sigaretta dopo la sua settima birra, ma gliene hanno segnate nove e non si è lamentato, anzi ha lasciato la mancia) che fanno finta di aspettare un autobus, e c’incamminiamo.
[Continua…]
Nové équipières ·
Beruška, quando a inizio giugno ha preso possesso della scrivania che fu di Giunone, ho dovuto alzare un po’ i miei monitor, perché non volevo vederla, perché mi distraeva, perché Beruška è proprio una bella ragazza. È di altezza media, ha i capelli biondo-castani, due fanali azzurri al posto degli occhi, e un bellissimo sorriso che per sua indole mostra spesso. Non è una sventola da copertina di rivista, eh, ma fa una splendida figura anche presentandosi tutti i giorni in canottiera e pantaloni del pigiama.
Beruška ha studiato nella stessa scuola di Evička, poi si è trasferita a Brno dove si è laureata in management dello sport e spagnolo. Alle cinque del mattino, mentre il marito accudisce la figlioletta, va a correre, poi porta la figlioletta al nido e viene in ufficio.
Beruška è la migliore neo-assunta che sia mai esistita: perché capisce al volo ciò che le viene spiegato, perché fa poche domande ma furbe e precise, perché macina statistiche impressionanti per quantità e qualità, perché lavora in anticipo su ciò che le verrà chiesto; è lei stessa in anticipo di mesi sui soliti tempi di formazione. È pure una persona simpatica, piacevole da avere vicino per otto ore al giorno. Majka è la sua sestra, io e Evička annuiamo compiaciuti.
Slečna v červeném, “la Signorina in rosso”, o piú semplicemente Red Dress, io e Evička la chiamiamo cosí perché il suo primo giorno a inizio luglio si è presentata in uno spettacolare quanto inopportuno abito scarlatto. È l’immagine del “molto bellina”: quando ho raccattato la mascella da terra, ho commentato che Eva giammai l’avrebbe assunta.
Slečna v červeném è una mangiaranofila brunense. Di lei ha chiesto di occuparsi Mária, richiesta assai curiosa da parte della nostra timidona; e Mária se n’è stufata ben presto, perché la Signorina in rosso non legge le istruzioni e prende pochi appunti, e ha bisogno di qualche attenzione in piú che Majka e Beruška. S’immaginava un impiego piú dinamico, è sopraffatta dalle regole interne, ed è terrorizzata dal poter compiere errori. È bene contattarla su Skype, perché quando le si rivolge la parola fa un salto sulla sedia.
Slečna v červeném ha la foto di un cavallo sullo schermo del computer: non ci saprò fare con le persone, ma so che gli animali sono un ottimo argomento di conversazione. Ora so che la Signorina in rosso possiede un cavallo, e se talvolta tarda al lavoro è perché è stata a trovarlo, e se talvolta ha la schiena bloccata è per colpa di un vecchio incidente. Il mio cane è vecchietto ma sta bene, grazie. Se sono quadrato è perché sono un Capricorno con ascendente Vergine, mentre tu sei di un segno d’aria, giusto? Ariete, ascendente Acquario! Non preoccuparti, hai preso un caso difficile, inseriscilo nel gestionale e non pensarci per un paio di settimane, ché intanto oggi non lo puoi chiudere. Stai andando bene, sai?
Red Dress è single, e si merita un uomo ricco che mantenga lei e il suo stallone.
{OMISSIS}
Nová Fatranká ·
Da inizio luglio in ufficio siamo a pieno organico: non succedeva da quando se n’è andato l’ex-collega mantovano (no, New Girl non la tengo in conto). Pan di Zucchero ha terminato il periodo di prova {…}, Evička fa sempre parte dell’arredamento, Mária e io stiamo addirittura prendendo ore libere dal nostro monte di straordinari, {…}. Nový Guaglione, pasticcione ma solido, guida un gruppetto di nuovi équipiers di cui non potremmo essere piú entusiasti.
Ho già scritto che insieme a Pan di Zucchero è arrivata una mangiaranofila slovacca: viene da una città fra i monti Fatra che sta a pochi chilometri da Žilina, {…}.
{…} Nová Fatranká Majka, per esprimere la propria insicurezza, eccede nella mimica facciale. {…} A me invece sta simpatica: è cordiale, gioiosa e passionale. Quando non fa l’insicura si prende responsibilità oltre i propri doveri, ed è diventata in fretta la portavoce degli équipiers.
Majka parla anche spagnolo e un pochetto d’italiano, e potrebbe essere scambiata per una giovane donna mediterranea: è scura di carnagione {…}, forse per discendenza da uno dei tanti soldati ottomani che razziarono la Slovacchia nei secoli andati. Le piace correre ma non ha fatto il Cammino di Santiago soltanto per sport: è sinceramente cattolica, ed è sposina novella di un ingegnere che scrive pubblicazioni di acustica ed editoriali per il bollettino della chiesa del centro.
Majka e il marito vogliono tornare nella loro città natale fra i monti, che pensano essere piú adatta per crescervi i figli che non hanno ancora, e perché vogliono avviarvi un qualche progetto in ambito sociale. {…}
Rozdělovač ·
Nella sostanziale disorganizzazione di questa mia estate ho passato una settimana di ferie, la settimana piú calda dell’estate ceca, nel mio nuovo appartamento. Sono sopravvissuto facendo il fruttariano, trovando occasionalmente la felicità nei supermercati vuoti.
Ieri sera amici mi hanno trascinato sulla terrazza panoramica di un albergo dall’estetica socialista reale, e mi sono ricordato perché questo weekend volevo andarmene dalla città: c’è il Gran Premio di motociclismo! Eravamo circondati da tavolate d’ingegneri e meccanici, perlopiú spagnoli, inframmezzati qua e là da qualche nano-pilota di terza serie.
Nessun invasato italiano ha disturbato i nostri discorsi su fish’n’chips e sapiosessualità.
Spunta la Luna Rossa dal monte ·
Non la sera dell’eclisse, quando è piovuto per ore, ma quella seguente.
Kraví hora, in basso a sinistra, è lasciata all’immaginazione del lettore.
Cartoline (2) ·
Brno–Juliánov, capolinea del 9, 07/06/2018. Sugli ultimi tram / dove si danno alle uova (?) / buona notte.
L’avventura dello Zbrojovka Brno in Národní liga (“Lega nazionale”, ovvero la Serie B ceca) è cominciata oggi in casa contro il Vysočina Jihlava, squadra con cui la scorsa primavera siamo retrocessi a braccetto.
Dopo neanche 60 secondi, al termine di un pericolosa azione del Vysočina finita sul fondo, il nostro portiere e capitano Roman Dušan Melichárek (una sorta di Samir Handanovič moravo, e unico calciatore che riconosco dagli anni precedenti) si è accasciato a terra come morto. Cinque minuti dopo è resuscitato, ma il presagio per la stagione si era ormai manifestato.
Al termine del primo tempo eravamo sotto di due gol, al sessantesimo lo Jihlava ha segnato il terzo. La partita si è conclusa 1 a 3 fra i fischi, e sarà difficile risalire in Prima Divisione schierando giocatori senza né carattere né tecnica.
Stěhování ·
Molto brevemente: due settimane fa ho traslocato. È stata una decisione non prevista fino a poco tempo prima, che ho preso perché le divergenze con il mio ex-padrone di casa erano diventate insanabili. Non entro in dettagli, ma è stata una situazione lose-lose.
Ora vivo a Jundrov, quartiere di Brno a ovest della Svratka, in un appartamento 1+1 dentro un panelák ammodernato molto recentemente che è addossato a una collina e che gode di un panorama spettacolare del quadrante nord-ovest della città.
Jundrov è un paese per vecchi, nel senso che per strada incontro quasi soltanto pensionati, e poco servito da mezzi pubblici e negozi, ma è abbastanza vicino al mio luogo di lavoro, perciò tutti hanno commentato che si adatta perfettamente al mio stile di vita.
La mia nuova padrona di casa è una valchiria 59enne che parla un inglese sufficiente e che mi ha già raccontato parecchio di sé: nel tardo comunismo è stata una moglie-trofeo, poi se n’è andata in Inghilterra dove ha vissuto dodici anni in una motorhome. Ha una figlia (?) e due figli, e le piace andare in vacanza sull’Adriatico italiano (dove è tuttora).
L’ultimo mese l’ho passato a scrivere e-mail bilingui, visitare appartamenti, pulire di là, riempire borse di carta della Lidl, fare il trasloco vero e proprio (grazie all’amica veronese, a Evička e a Vojta), visitare uffici, pulire di qua, svuotare le borse, scrivere altre e-mail bilingui, contrattare denaro a tarda sera.
Ah sí, sono anche andato a una festa di compleanno in cui tutti parlavano soltanto ceco, e ho fatto lo zástupce in chiusura trimestre mentre Pan di Zucchero se la spassava in Russia. Della Coppa del Mondo ho visto intere Portogallo–Spagna e Francia–Australia, poi sprazzi di Serbia–Kosovo, la fine di Germania–Svezia, e i rigori di Spagna–Russia mentre attendevamo in un bar che arrivasse uno scassinatore a forzare la porta del nuovo appartamento, perché avevo stupidamente lasciato un mazzo di chiavi nella serratura interna.
Con una connessione Internet, mentre lavavo tutte le stoviglie, ho potuto vedere con calma le due semifinali e la finale di consolazione. Con una connessione Internet, mentre facevo home office, ho potuto attendere il forzuto corriere che mi ha recapitato il nuovo letto in due scatole ad alta densità da 34 e 38 chilogrammi (piú il materasso). L’ho montato ieri, dopo due settimane trascorse a dormire sulla moquette.
Sono stanco morto, ma credo che il cambiamento mi farà bene.
Per cause di forza maggiore sarò disconnesso per un po’.
Intanto, se hanno fatto i porcelli e hanno cliccato sul mio link farlocco al “Medl4nky p0rn”, do il benvenuto ai nuovi lettori di Moravian Like You: Giunone, Žilinská, e il collega smilzo tedescofono (V., potřebuješ přezdívku…).
Buona lettura! Hezké čtení!
Škoda lásky ·
Sempre nell’ambito delle celebrazioni del centenario della Repubblica, per sei mesi Radio Praga ha dedicato la sua trasmissione musicale della domenica alla storia della canzonetta: 100 canzoni per 100 anni, cinque canzoni a puntata, con l’invito agli ascoltatori a scegliere la canzone cecoslovacca del secolo.
I podcast di Radio Praga non brillano per professionalità tecnica, e questa serie non è stata migliore. Non posso giudicare la selezione, ma le ho ascoltate tutte, e se per Radio Praga queste sono cento fra le migliori canzoni della discografia locale, allora nell’ultimo secolo in Cecoslovacchia si è ascoltata musica terribile.
Grande sorpresa quando ho scoperto che una canzonetta cecoslovacca io la conoscevo già: Škoda lásky, conosciuta nel mondo come Beer Barrel Polka e in Italia come Rosamunda. Oggi Rosamunda è fra le sei sette finaliste, perciò anche tu vota e fai votare Škoda lásky come canzone cecoslovacca del secolo!
(Ovviamente sarà fatta vincere la canzone-simbolo del 1968, Modlitba pro Martu, ovvero “Una preghiera per Marta”; la cantante Marta Kubišová riuscí a rendere musicale ed epico anche un verso impronunciabile come Ať mír dál zůstává s touto krajinou, piú o meno Che la pace resti con questo Paese.)
Re:publika ·
Domenica scorsa sono stato a Re:publika, la mostra-evento gratuita che ha celebrato i 100 anni della Repubblica Cecoslovacca / Ceca e che si è chiusa oggi. Sede di Re:publika sono state le Brněnské veletrhy a výstavy (“Fiere e mostre di Brno”), piú comunemente e semplicemente note come Výstaviště (“Centro esposizioni”).
Výstaviště fu costruito nel 1928 per il decimo anniversario della Repubblica, quando ospitò la Mostra sulla cultura contemporanea in Cecoslovacchia. Situato fra Špilberk e la Svratka, è un complesso di edifici in stile funzionale, progettati da famosi architetti cecoslovacchi dell’epoca.
Parlandone con la mia insegnante di ceco, abbiamo condiviso l’opinione che la mostra non fosse ben organizzata (l’area è enorme ma mancava un percorso) e che non ci fosse molto da vedere (sono entrato in un padiglione segnato sulla mappa dove un anziano guardiano mi ha chiesto dove stessi andando; il padiglione era vuoto). Alcuni eventi, come balletti e concerti, si sono tenuti in altre date e in orari serali.
L’esposizione piú interessante, I due mondi di Alfons Mucha, era a pagamento e con coda interminabile, andrò a vederla entro dicembre. Da un padiglione di arte contemporanea, allestito come un cantiere edile, sono quasi scappato. Mi è piaciuta invece molto Party: una serie di ritratti fotografici, stampati su tela e rifiniti a pittura acrilica, di überfiche slovacche con indosso il parta, copricapo tradizionale che nella cultura rurale estinta identificava la donna adulta non sposata.
Mappa della überfica slovacca. Rammarica la sottorappresentazione dello Žilinský kraj.
Nel padiglione Moravia la biblioteca regionale ha allestito una rassegna di cento libri, uno per anno, dell’ultimo secolo di letteratura ceca (l’unico che ho letto, e che ho già commentato, è Ho servito il Re d’Inghilterra di Bohumil Hrabal). All’entrata c’era uno scaffale con volumi da sfogliare liberamente: fra questi un’antologia di poesie italiane del secondo dopoguerra, pubblicata nel 1968, che non ho voluto rubare e che spero non vada al macero.
Cliccate per leggere. S*****, intanto Přijde smrt a bude mít tvé oči la conosci a memoria, no?
Zástupce ·
Giovedí è cominciata la Coppa del Mondo, giovedí Pan di Zucchero è partito per la Russia. Al colloquio aveva chiesto due settimane di ferie, perché con i suoi amici aveva comprato con largo anticipo i biglietti per vedersi due settimane di partite dei gironi, scelte a caso, soltanto per amore del calcio. Farà il pendolare fra Mosca, San Pietroburgo e Kazan (!), e assisterà a tutti e tre gli incontri dell’Argentina, ma soltanto a Serbia–Brasile.
E a chi ha chiesto di sdoppiarsi per farne ufficialmente le veci per due settimane?
E quand’è che la manager globale e la super-manager globale hanno scelto di rifarci visita?
{OMISSIS}
Anche kolegyně ci ha abbandonati, si trasferisce a Parigi dal fidanzato.
– Kolegyně ha un fidanzato in Francia?!?
– E non ha ancora trovato lavoro, e pensa di saper parlare francese ma non lo sa.
Bonne chance, kolegyně.
{OMISSIS}
E infine, in tutto questo prendersi e lasciarsi, con sentenza del tribunale divorzile di Brno l’amica veronese è nuovamente una donna libera. Abbiamo festeggiato a brambůrky e pivo in coppa alla Bilá hora, e gliel’ho detto, entro Natale 2019 se ne sarà andata pure lei.
Pan di Zucchero ·
Quando la mia candidatura è stata respinta, in assenza di altri aspiranti interni la ricerca del nuovo caposquadra si è spostata fuori dalle mura. Non ho mai chiesto dettagli, né me ne sono mai stati forniti, ma mi è stato detto che in tutto sono state valutate sei persone, me compreso.
{OMISSIS}
{V}erso fine febbraio ci è stato comunicato che il nostro nuovo caposquadra sarebbe stato… un brasiliano.
{OMISSIS}
Con l’approssimarsi di maggio ho dovuto definire quale atteggiamento tenere verso di lui. Mi è stato suggerito di «cagargli sulla scrivania» e/o di «appoggiargli lo scroto in testa», ovvero di marcare il territorio. Avrei potuto pensare di farlo, al fine di fargli fare fagotto e prendermi il suo posto, ma non è nelle mie corde, non sarebbe stato corretto, e comunque non avrei avuto la certezza che il suo sostituto sarei stato io.
Insieme a Evička ho chiesto un incontro con la capa di Centro e la collega orsacchiotta per chiarire quali sarebbero state le sue prime mansioni, quali nel frattempo le nostre, e come avremmo dovuto supportarlo. Ebbene, sarebbe stato formato come un nuovo assunto qualsiasi, e per le prime settimane avrebbe lavorato come un nuovo assunto qualsiasi, con il nostro aiuto tecnico ed esperienziale.
«E se non impara che cosa succede?», ha esclamato candidamente Mária.
L’inaffidabile ceco-vietnamita se n’è andato (a mai piú rivederci), la bella Martina è stata sostituita da un’altra slovacca mangiaranofila che non capisco se ci è o ci fa e che mi pare stia antipatica a tutte le altre mangiaranofile (a me no). Con lei è arrivato un uomo alto e mediamente robusto dal passo un poco trascinato, dai capelli fini tagliati corti a scodella, vestito sempre in maglietta e jeans.
Per un assai gradito calo nel numero degli ordini, al nostro nuovo caposquadra brasiliano non rimane molto lavoro da novizio su cui esercitarsi, perciò passa molto tempo a studiare il funzionamento dell’ufficio e dell’azienda. Un po’ perché mi siede accanto, un po’ perché ha ricevuto istruzioni, un po’ perché mi sono mostrato subito collaborativo, rivolge quasi tutte le sue domande a me, e io gli spiego nel dettaglio ciò che penso che debba sapere: cosa facciamo e con quali priorità, come dividiamo i compiti giornalmente e mensilmente, come cerchiamo e dove troviamo e le informazioni, quali rapporti leggiamo e scriviamo. L’ho presentato agli agenti di vendita e ho cominciato a coinvolgerlo (come spettatore…) in discussioni cui si deve abituare, perché presto sarà suo dovere occuparsene.
Poiché non potrà fornire alcun contributo tecnico, ma ha un curriculum da comunicatore, il nostro nuovo caposquadra brasiliano ha impostato la sua leadership sul miglioramento della comunicazione fra ciascuno di noi, fra noi e le altre squadre, fra noi e il management. Ed è effettivamente un animale sociale: ci ha detto di aver cambiato lavoro per essere in mezzo ad altra gente, e ha già partecipato con entusiasmo a un paio di bevute conviviali.
Io e il nostro nuovo caposquadra brasiliano siamo diversi, ma penso compatibili.
A fine maggio è venuta a infastidirci per qualche giorno dall’Inghilterra la manager globale: in una pantomima motivazionale ha consegnato a ognuno di noi un appreciation tag scritto in tutta fretta dalla collega orsacchiotta. «Ho visto come passi di scrivania in scrivania ad aiutare i tuoi colleghi, mi piace!», mi ha detto. «Ricordatelo quando mi dovrai aumentare lo stipendio!», ho pensato.
Lunedí scorso ho avuto il primo meeting 1:1 con Pan di Zucchero. «Voglio essere sincero, so che avevi fatto domanda per diventare caposquadra. Quando ho iniziato pensavo di dovere organizzare tutto, ma è tutto a posto! I primi giorni mi sono chiesto “ma cosa ci faccio qui, perché mi hanno assunto, c’è già Massi!”» Ho farfugliato qualcosa sulla capacità di gestione delle persone e le qualità interpersonali.
Ieri pomeriggio ho avuto un meeting 1:1 anche con la collega orsacchiotta, inconsapevole che lí si chiudesse il mio secondo anno da dipendente. «Sei cresciuto molto in questi mesi, e se dovessi scegliere oggi…» «Per favore, non dirmelo…» «… cambierei la mia scelta. Tu sei cambiato davvero tanto!» E mentre continuavamo a parlare di cosa funziona e cosa no, pensavo che non sono affatto cambiato, nessuno affatto cambia, ma jeden, nikdo, sto tisíc.
La noche feroche ·
Ieri sera, mentre il Real Madrid vinceva la Champions League grazie a due gol del portiere del Liverpool, in un cortile quattro piani sotto le mie finestre tre giovani coppie tenevano un piccolo barbeque. In casa c’erano 27 gradi, perciò volevo tenere le finestre aperte per respirare. Il (poco) fumo che saliva non era un problema, il problema erano le voci che si facevano sempre piú forti con lo scorrere dell’alcool. Intorno alla mezzanotte una donna si è affacciata per lamentarsi: dopo uno scambio in cui non ho sentito nessuno scusarsi, i sei se ne sono andati e la sera si è fatta tranquilla. Sono tornati verso le tre e mezza, facendo ancora piú chiasso: le loro voci e dello heavy metal ceco rimbombavano nelle vie deserte. Nessuno si è lamentato, ma qualcuno ha chiamato la polizia. Quando mi sono affacciato io c’erano quattro agenti nel cortile e il padrone di casa che discuteva con loro, come se non capisse quale disturbo stesse arrecando.
Questo è il peggiore episodio di criminalità cui ho assistito nel quartiere in due anni.
Non ho mai raccontato di un’altra notte brava dei miei vicini. Era la notte fra un giovedí e un venerdí di metà dicembre scorso. All’una e mezza fui svegliato da urla che provenivano dalle scale. Pensai che un uomo fosse tornato ubriaco da una festa natalizia aziendale e fosse stato lasciato fuori casa dalla compagna. Sentii un paio di porte aprirsi e chiudersi, poi dopo una decina di minuti piú nulla. La mattina seguente scesi le scale per andare a lavorare: le pareti e gli stipiti del primo piano erano ricoperti da impronte e strisciate di una sostanza di colore marroncino che non volli identificare. Al mio ritorno nel pomeriggio erano già state pulite, ma qualche traccia sbavata resta ancora oggi.
5 x 7 = 36 ·
Contemporaneamente, lo Zbrojovka Brno retrocedeva matematicamente in 2. Liga.
Cartoline (1) ·
Kraví hora, pisciatoio per cani, 18/02/2018.
Hustopeče, una preghiera per gli astemi, 24/03/2018.
Quando Eva se n’è andata, oltre ad avere perso una capa in cui avevo fiducia al 99% e che aveva fiducia al 99% in me, oltre a essermi candidato a sostituirla e ad aver visto la mia candidatura respinta, mi sono trovato a svolgere il mio lavoro e buona parte del suo.
Esther Povitsky capocontabile.
{…} Quando la manager di un piccolo reparto mi ha scritto su Skype per sapere chi ci guidasse, le ho risposto che avevamo instaurato uno Stato anarchico. {…}
Canzone non ufficiale del Q1 2018.
Non per farmi notare in un ruolo che mi era stato negato, ma perché non mi piace lavorare nel caos, e perché nel caos il lavoro si accumula in forme sempre meno digeribili, già a fine febbraio ho cercato di ridare alla squadra un’organizzazione efficiente.
Ogni mattina devo compilare per la collega orsacchiotta un rapporto sul carico di lavoro. In base ai primi rapporti ho scritto alla lavagna una lista ordinata di sette priorità giornaliere, «naše nabídka», che aggiorno quotidianamente per non farci perdere la bussola fra le varie mansioni da svolgere. È ormai accettato dai colleghi che io assegni gli ordini da elaborare. Per l’esperienza ho anche assunto il ruolo del “saggio” cui chiedere in ultima istanza cosa e come fare in caso di difficoltà: ovvero, ogni dieci minuti qualcuno m’interpella su qualcosa che non conosco.
All’interno del reparto sono diventato il contatto primario della squadra. Le comunicazioni ufficiali sono inviate a me affinché le inoltri a tutti. Le escalations vengono girate a me, e spesso faccio prima a risolverle personalmente che a discuterle con il collega responsabile. I business reports del management con richiesta di azione immediata, anzi entro l’altroieri, anche quelli passano da me e di deadlines non ne abbiamo mancata una.
Canzone ufficiale del Q1 2018.
{…} L’assunzione di Nový Guaglione ci ha consentito di smaltire gli arretrati e riprendere a respirare. A maggio il nuovo caposquadra erediterà una situazione gestibile, con i numeri migliori degli ultimi sei mesi.
Thank you very much for the amazing job your are doing daily. The number of tasks you perform every day is remarkable and you are successful in this challenge to balance them all, including occasional cover for team leader. You also never hesitate to help a team member, which is deeply appreciated.
«Occasional cover» dopo «occasional cover» ho accumulato ventisette ore di straordinari, ho ottenuto una promozione retrodatata con consistente aumento di stipendio, ed è stato scritto pixel su pixel che il team leader backup sono io, ovvero a fine anno potrò reclamare un altro avanzamento. Ora però mi riposo un po’.
čtvrtek 3. května, 18:48
As one of the most experienced people in the South team, Massi took the challenge to become a mentor and lead the team during the time it had no team leader. During this time he has shown his capability to make decisions and prioritize the tasks for the whole team. In addition he was able to support the entire Italian region single-handedly.
Nový Guaglione ·
Nueva Chica / Nová Holka, la collega spagnola che ha sostituito Giunone, è durata meno di tre mesi. Un confettino in nuance pastello, minuta e pienotta, con una brutta tinta bionda, troppo mascara e tatuaggetti sparsi. Simpatica e tenera ma incapace, nonostante gli sforzi miei e di Evička non si è mai elevata piú di un gradino sopra Bimbaminkia, soltanto perché Nueva Chica, a differenza di New Girl, si presentava puntuale in ufficio tutte le mattine.
Da quando Bimbaminkia se n’è andata ho partecipato, fra scremature, colloqui e prove, a una dozzina di selezioni. Ho intervistato un laureato alla LUISS che voleva lavorare proprio in un call center, e un sardo che diceva di aver capito tutto e ha lasciato il foglio in bianco. Ho letto il “curriculum” di una tizia che raccontava la sua vita e passava per decerebrata ben prima di dichiararsi attivista di Forza Italia. Una candidata della mia città, anzi del mio quartiere, ha cancellato il colloquio dieci minuti prima che si svolgesse. Un’altra candidata, residente a Brno ma intervistata via Skype, ha chiesto disperata se l’avremmo obbligata a tagliare i dreadlock. La migliore per distacco è stata un avvocato trentenne di Matera, che non vuole piú sentir parlare di legge e vive a Zurigo con il fidanzato, e che non capivamo perché cercasse lavoro in Europa Centrale: ha rifiutato la nostra offerta molto gentilmente.
Un pomeriggio mi dicono che c’è un candidato che ha già passato il colloquio attitudinale, è presente di persona ed è da testare hic et nunc. Lo faccio sedere accanto a me, gli spiego le basi del nostro lavoro e in cosa consiste la prova scritta. Un’oretta dopo leggo l’elaborato {…}: il contenuto è buono, ma il lessico usato è… particolare, quasi come se non fosse un italiano madrelingua. Ovviamente segnaliamo all’ufficio del personale che venga assunto.
{OMISSIS}
Evička dice che Nový Guaglione ha lo stesso sorriso di Eva.
Venerato maestro ·
Un biglietto l’ho tenuto per me. Un biglietto l’ho venduto all’ex-collega mantovano. Il terzo l’ha messo in vendita la collega chiacchierona su Facebook, e l’ha comprato uno slovacco da Praga che si è presentato strafatto alla fermata del tram, ha estratto dalla tasca un rotolo di banconote, ed è stato contento di darmi piú soldi di quanto concordato al telefono.
Al cancello della Hala Vodova (il palazzetto dello sport di Královo Pole) c’erano settantenni stranieri che mendicavano un ingresso a pagamento; una ex-hippie francese ne mendicava uno gratuito. L’età media degli spettatori è stata calcolata in 68,2 anni. Il barista dell’unico locale aperto fuori dal centro sportivo preferiva fumare che servire i clienti.
Il concerto di Bob Dylan e la Sua Band è cominciato cinque minuti dopo le 19, mentre molti ritardatari stavano ancora cercando il loro posto a sedere. Ci ho messo ben mezza canzone a capire che Lui non era quello al centro del palco con il cappello nero e la chitarra (che poi era un basso), ma quello con il cappello bianco seduto dietro al pianoforte.
Qui a zazzera libera durante i bis, via Filip Vostal.
L’acustica del palazzetto era terribile, tanto da distorcere le note e farle arrivare in ritardo (non voglio mica pensare che questi espertissimi musicisti fossero stonati e fuori tempo). Lui e loro hanno suonato venti canzoni, io ne ho riconosciute cinque: Don’t Think Twice, It’s All Right, Highway 61 Revisited, Melancholy Mood (che non è neppure Sua), una devastata Tangled Up in Blue, e un riarrangiamento uptempo di Blowin’ in the Wind. La scaletta variava fra classici del “grande repertorio americano”, la Sua produzione piú recente, e Suoi successi storici che semplicemente non conoscevo come Simple Twist of Fate, Desolation Row, e Ballad of a Thin Man con cui ha terminato l’esibizione.
Finché non tirano il video giú da YouTube, via Roman Vaněk.
Sapevo esattamente cosa aspettarmi: un artista che non concede niente al pubblico, che non ha (non ha mai avuto) presenza scenica, e che non ha piú voce. La gente intorno a me però voleva altro, ed era annoiata e delusa. Quando Bob ha radunato la Sua Band intorno a Sé, si è congedato con un mezzo inchino da venerato maestro, e le luci si sono spente tutte insieme, l’applauso è scrosciato; ma quando il palco si è svuotato, e le luci tutte insieme si sono riaccese per mandarci a casa, l’applauso è cessato in un secondo.
Avevo quasi finito di pianificare il fine settimana in Slesia secondo le mie necessità e stavo per prenotare un’economicissima stanza di topaia a Opava, quando l’amica veronese mi ha annunciato che mi avrebbe accompagnato entrambi i giorni, e che sabato voleva scendere in una certa miniera, e che voleva vivere la nightlife di Ostrava, e che la domenica voleva visitare un certo castello. Al piano di viaggio ho aggiunto una tappa al bankomat.
Ostrava!!! è la terza città della Repubblica, è capoluogo della Slesia ceca, e il suo nome è storicamente associato all’estrazione del carbone. Si esce dalla stazione e in pieno giorno si è accolti da una sequela di brutti ceffi in tuta che bivaccano davanti ai bar sullo stradone che porta in centro. Al confronto, il parcheggio dove viene allestita la festa per la giornata internazionale del popolo rom sembra una roccaforte borghese. Il centro storico è indegno di nota: c’è un parco fluviale, c’è una piazza principale intorno cui non si trova una bettola dove pranzare.
La stanza d’albergo che ho prenotato è in realtà un appartamento in uno studentato vuoto, arredato con due letti ben separati e con librerie colme di volumi al metro dove spiccano Fabio Volo e un’edizione in ceco della Donna della domenica. Oggi la miniera è all’interno di un parco un po’ triste ma molto tranquillo: una coppia di sposi fa il servizio fotografico fra gli alberi ancora spogli, famiglie con bambini vanno in bicicletta. La visita alla miniera è divisa in due metà: in superficie, un anziano ci spiega dettagliatamente (in ceco) come nei decenni si sono evoluti i soccorsi ai minatori; a sei metri di profondità, un altro anziano ci spiega dettagliatamente (in ceco) come avveniva l’estrazione del carbone.
Vojta, che è nato da queste parti, ha suggerito di passare la serata a Stodolní, la strada della movida. Gli risponderò che è il «nejsmutnější místo ve světě»: nessuno si diverte, sarà che è lunedí sera, sarà che è gente fredda, sarà che non c’è il mare a Ostrava!!!. Entriamo in un primo pub, le cameriere non rispondono al saluto, non c’è niente da mangiare, birre comunissime viaggiano sulle cinquanta corone, ce ne andiamo. Entriamo in un ristorante italiano, il cameriere ci accoglie con una bottigliona di prosecco, i piatti partono dalle trecento corone, ce ne andiamo (agli occhi del cameriere, barboni). Entriamo in un secondo pub, siamo veramente noi i piú caciaroni. Entriamo in un ristorante vietnamita, il cameriere è il figlio imbranato della titolare, la cucina non cucina quello che ordiniamo, ce ne andiamo senza lasciare mancia. Entriamo in un terzo pub un po’ discosto, alla visione di una femmina gli avventori si zittiscono.
Al mattino lasciamo Ostrava!!! senza neanche fare colazione, che consumiamo in un bar in stile viennese sotto la torre del municipio di Opava. Capitale storica della Slesia, qui tutto è molto carino. In un giardino ci sono tre enormi piccioni di pietra con le teste semoventi: «anni fa in quel giardino c’erano i drogati che si facevano e gli skinhead che li menavano», dirà la collega chiacchierona che a Opava c’è nata.
La littorina per Hradec na Moravicí avverte che il controllore non passerà a controllare, ma con diligenza i viaggiatori fanno la coda alla macchinetta. Il castello sul fiume Moravice sorge sulla cima di una collina all’interno di un grande parco. In origine un centro feudale, nei secoli si tramutò in una lussuosa dimora di una nobile famiglia germanica. Attualmente è un complesso di tre costruzioni: una grande villa bianca, una torre d’osservazione bianca, uno pseudo-castello rosso (chiuso per ristrutturazione). Una guida spiega dettagliatamente (in ceco) come vivevano i nobili proprietari, prima della cacciata per decreto nel 1945, e per non rovinare il pavimento bisogna girare in babbucce.
Sul treno del ritorno io e l’amica veronese abbiamo fatto il conto di quanto abbiamo speso, e l’abbiamo rifatto perché non ci credevamo, e abbiamo deciso che nella prossima gitarella ci limiteremo a guardare il panorama.
La stagione dell’amore ·
Tardo pomeriggio d’inizio primavera, cielo sgombro, un quarto d’ora al tramonto. Il tramvai comincia a risalire la collina quasi fosse a San Francisco nei film, ma il panorama non offre piú di un supermercato in cemento mediamente affollato.
Il collega polacco è due scalini sotto il livello della strada e le resta a rispettosa distanza. Martina ha messo inconsciamente una balaustra fra loro, ma vi s’appoggia abbandonata e dimentica, e ride come il passante sul tram non l’ha mai vista ridere.
A fine mese Martina raggiungerà definitivamente il fidanzato a Bratislava; cosí ha scelto. Ma fra cinque, dieci, vent’anni, nei momenti di noia del suo sereno matrimonio standard, ricorderà questa stagione di appartati pranzi in mensa, di attardate conversazioni davanti casa, di teneri messaggi su Whatsapp, a lungo ricorderà questa stagione platonicamente perfetta come una rosa non colta.
Spero che Martina mai scopra che il collega polacco sarà morto di overdose da ecstasy durante un rave.
End-user country ·
– … E l’indirizzo è “San Marino”.
– Quindi metto “Italia”?
– Quindi metti “San Marino”.
– Ma San Marino è in Italia, no?
[Scorre l’elenco, poco convinto.]
– Ah, c’è anche San Marino!
{OMISSIS}
Pomlázka ·
A Pasquetta in Boemia e Moravia si consuma una tradizione secolare che farebbe inorridire Laura Boldrini: di buon mattino i maschi escono di casa e vanno a frustare le femmine.
La frusta, detta pomlázka, è preparata nella Settimana Santa con vimini intrecciati lunghi dai cinquanta centimetri al metro, cui sono annodati dei nastri colorati. All’alba del lunedí di Pasqua gli uomini si vestono bene, impugnano la pomlázka, fanno un salto in hospoda, e poi “frustano” ogni donna che incontrano. Ovviamente lo fanno per augurare alla fortunata un anno di felicità, fertilità e salute.
Le donne sopportano con pazienza, anzi si sentono in dovere di ringraziare l’uomo che le ha frustate donandogli un uovo colorato.
In Slovacchia invece nel velikonoční pondělí i maschi gettano acqua in faccia alle femmine, oppure le prendono di peso e le gettano nelle rogge. In Slovacchia, a marzo/aprile, l’acqua è ancora gelida.
With a little help from my friends ·
La settimana scorsa ero andato al finanční úřad per consegnare la stessa identica richiesta accettata nel 2017 di compilare la dichiarazione dei redditi oltre i termini di marzo, poiché secondo gli accordi sulla doppia residenza fiscale avrei dovuto compilarla prima in Italia, a maggior ragione se l’impiegato con cui avevo parlato lo scorso novembre insieme a Giunone non mi aveva considerato fiscalmente residente in Repubblica Ceca (per il 2016, mentre per il 2017 non sapeva ancora, cosa che aveva sconcertato entrambi).
Tre giorni fa ho ricevuto un esemesku dallo stesso impiegato che m’invitava nel suo ufficio per un colloquio. Ho chiesto alla collega chiacchierona di telefonargli per delucidazioni, e insomma la mia požadavek era stata respinta perché… boh, secondo lui andava respinta già nel 2017.
Due giorni fa era la chiusura del trimestre e sarei rimasto al lavoro dalle 8 alle 22. Cosí ieri mattina mi sono trascinato nel lussuoso grattacielo e ho bussato alla porta di pan L. con in mano il potvrzení rilasciato dall’azienda. Sono riuscito a seguire il senso delle sue parole, e mi ha fatto la dichiarazione dei redditi in un quarto d’ora. Poi si è messo a parlare d’altro, l’ho completamente perso, e mi ha sollecitato a chiamare qualcuno.
Evička dormiva ancora, ma Vojta no: abbiamo chiarito che la richiesta di posticipare i termini della dichiarazione era stata protocollata, perciò era ancora valida, per cui avrei dovuto consegnare una lettera in cui la annullavo. L’impiegato l’ha scritta, io l’ho firmata, poi ho ascoltato paziente lui consigliarmi che il prossimo anno dovrei lasciar fare tutto all’azienda come sostituto d’imposta. Ma va’? (A tal fine, a gennaio egli stesso dovrà rilasciarmi il certificato di residenza fiscale in Cechia per il 2018; popcorn?)
– Ho una domanda: posso avere un credito [di quanto versato per la richiesta annullata]?
– Eh, no.
Quindi ho speso 300 corone per avere un rimborso di 75.
Veltlínské zelené ·
A Hustopeče continuano a prendere seriamente questa storia del riscaldamento globale, e mantengono la festa dei mandorli in fiore l’ultimo sabato di marzo. Sono fortunati, perché il sole splende seppur debolmente sui turisti che si ammassano nei treni e nei bus da Brno, e sulle cicliste pazze che organizzano la gitarella e poi arrivano a metà pomeriggio.
Da quest’anno l’ingresso alla piazza del paese è a pagamento, e i grassi animali e vegetali sono stati sostituiti da prelibatezze a piú alto valore aggiunto. Ecco, prendete i miei soldi, e datemi una fetta di quella torta alle mandorle tanto desiderata, anche se la mia madrina di battesimo la fa piú buona.
Alla tredicesima e ultima vineria capisco anche gli ubriaconi, rispondo sconcerie in pessima grammatica che fanno arrossire persino la collega chiacchierona, mi danno un cinque alto, però ora è meglio se leviamo le tende eh!
Finanční úřad, revisited ·
Lo sportello con l’impiegata che parla inglese è per i bambini,
lo sportello con l’impiegata che parla ceco è per gli uomini.
Pantofle ·
La mia nuova insegnante di ceco è una ragazza di 23 anni che deve ancora finire l’università e ha già l’aria spocchiosetta da maestrina (invero una sexy-maestrina). Ha fatto il Cammino di Santiago ma non si capacita che al di fuori dei confini della Repubblica il mondo possa funzionare diversamente: per esempio, non concepisce che i non-Cechi, quando visitano casa di parenti o amici, non si tolgano le scarpe.
Da queste parti è buona norma, quando si entra in un’abitazione altrui, sfilarsi le calzature e lasciarle all’ingresso. Il padrone di casa può fornire all’ospite un paio di pantofle, ma non è obbligato, quindi è bene presentarsi indossando un paio di calzini integri e inodori.
«Ci piace avere la casa pulita», afferma la giuovine. Comprensibile, ma come si spiega che i Cechi si tolgono le scarpe anche sul posto di lavoro? Prima di accendere il computer, ogni mia collega si sfila le calzature con cui è arrivata e indossa un paio di scarpe piú comode, o un paio di ciabatte della nonna, o resta con le sole calze. I colleghi maschi sono piú urbani, ma c’è un tizio di un altro ufficio che gira spesso a piedi nudi. Tutti i pavimenti aziendali, bagni esclusi, sono rivestiti di moquette rasata: vogliono tenere la moquette pulita?
Kolečko na Hané ·
Lo scorso sabato ho convinto l’amica veronese a risalire con me il corso della Morava, per una gitarella nel sole e nel gelo della regione storica dello Haná.
Kroměříž è un’amena cittadina dal nome impronunciabile e dall’urbanistica simile a quella di altre amene cittadine ceche e morave: una piazza squadrata, antica sede del mercato, con il municipio e il tribunale e tante palazzine basse dall’intonaco colorato; poco discosta, la cattedrale; verso il fiume, il castello arcivescovile.
La cattedrale era chiusa, sprangata. Il castello (patrimonio dell’umanità UNESCO) era chiuso per l’inverno. La piazza è passeggiabile in cinque minuti, ma un’attrazione c’è: all’interno di una vetusta palazzina a due piani è stato disegnato un labirinto di specchi. Ingresso 90 Kč, scontato a 60 Kč. L’amica chiede due biglietti; l’anziano titolare le risponde in ungherese.
– [?] Nerozumím.
– Nejste maďarští?
– Mi ha chiesto se siamo ungheresi?
– Ti ha chiesto se siamo ungheresi???
Chiariamo che non siamo ungheresi; il titolare passa a un comprensibile inglese e s’informa.
– So, where do you come from?
– We’re Italians, but we live in Brno.
– Italiani! Oh, mi piace Italia, ma mio italiano non è piú buono… And what part in Italy?
– I’m from Verona, and
– Verona! And your Romeo?
– [Non siamo una coppia…] Nejsme pár…
Il prezzo è scontato ulteriormente a 40 Kč «perché fa freddo», ma i 12 °C sono confortevoli rispetto alla buriana in piazza. Gli specchi deformanti ci divertono ancora, e il labirinto di specchi e cristalli è grande e ben realizzato. All’uscita il titolare è chiaramente interessato a continuare la conversazione con noi: ci dice di aver costruito altri labirinti in Repubblica Ceca e di avere avuto idee per posti bellissimi in Italia, «ma sapete, la burocrazia…».
L’altra attrazione fruibile d’inverno a Kroměříž è la květná zahrada, ovvero un giardino alla francese dove nel ‘700 gli arcivescovi locali si godevano la loro nobiltà, fra edifici barocchi e raccapriccianti statue raffiguranti personaggi della storia e della mitologia grecoromana. Marzo non è ancora tempo per i fiori ma valgono la visita le due serre, temporaneamente allestite a tema “commedia dell’arte”.
Sul giardino fiorito si affaccia l’ospedale psichiatrico.
A Olomouc siamo stati tentatissimi di prendere il treno per Varsavia. Olomouc è la sede dell’arcivescovado nonché la capitale storica del Margraviato di Moravia. Arriviamo quasi al tramonto, e abbiamo l’impressione di una città decorosa ma spenta: c’è pochissima gente per strada. La cattedrale gotica è austera e notevole, ma una cioccolata calda con rinforzo è piú piacevole. La piazza principale è ormai troppo buia per ammirare la torre del municipio, l’orologio astronomico e la colonna barocca della Santissima Trinità (anch’essa patrimonio dell’umanità), quindi andiamo a cenare.
La hospoda ha le pareti decorate con inintelligibili iscrizioni in hanáčtina (dialetto locale), e i tavoli circondati da giovani che gozzovigliano. L’amica veronese è disgustata dal piatto che scelgo, ovvero gli olomoucké tvarůžky fritti in pastella. Gli olomoucké tvarůžky sono formaggini tipici, fatti con il latte scremato, dal gusto e odore pungenti e dal colore giallo. Una confezione mi fu regalata dai colleghi per il primo compleanno: immangiabili crudi, scoprii che cambiano gusto e perdono l’odore se cotti in qualche forma. Ora sono un fan.
Voto di pancia ·
– Il seggio vicino al mio era super pieno, e c’era puzza di scureggia.
Centocinquanta post fa ero sceso in Italia come Pasquale Ametrano per votare “No” alla riforma costituzionale, ma sotto sotto speravo che vincesse il “Sí” e che venisse a crearsi un’autostrada verso il potere assoluto per i partiti populisti, una sorta di contrappasso per quei sedicenti moderati che quell’autostrada volevano costruirla per sé.
A questo giro resta l’inesprimibile desiderio: che il 5 marzo si formi una Grande Coalizione del Disagio, e che questi Disagiati applichino alla lettera i programmi elettorali per cui gli Italiani li hanno votati.
Ho curiosità di vedere un’Italia putiniana, isolazionista, dove le persone sono discriminate legalmente in base a sesso razza lingua religione opinioni, dove l’uso delle armi è libero e le strade sono militarizzate, dove è tornata la Lira e l’economia è autarchica, dove i ricchi pagano meno tasse e la spesa pubblica compra il consenso, dove l’istruzione e la sanità sono gestite dai laureati all’università della vita.
Ho curiosità di vedere quest’Italia venezuelana, emarginata, dove la distinzione alla fine è in base al censo, dove ci si ammazza per strada e la polizia ha mano libera, dove i prezzi s’impennano e la produzione crolla, dove ri-esplodono il debito pubblico e la corruzione, dove l’analfabetismo e le epidemie dilagano.
Ho curiosità di vedere dove si nasconderanno coloro che ai Disagiati hanno dato i megafoni e la piena legittimazione sociale.
Ho curiosità di vedere se gli Italiani, dopo un’indigestione di “erba voglio”, la smetteranno di gridare al complotto e di affibbiare agli Altri le proprie colpe e responsabilità.
Eva ·
La mia capa si chiama Eva. È cecoslovacca di padre slovacco e madre brunense, va per i 39, è sposata con un agente di commercio e ha due figli, una femmina di 6 e un maschio di 4. I bambini sono sempre malati e il marito la tiene sempre aggiornata via Skype (non lavora?) circa la loro temperatura corporea. Lo scorso settembre la famiglia era in vacanza in Italia, sulla costa adriatica, e la bambina aveva dolore a un dente: Eva mi chiamò e fu divertente fare da interprete via etere fra loro e il dentista; ci guadagnai un regalo che non ricordo.
{…} Nel carattere si dichiara «un uomo» perché è molto diretta, ma penso che sia una posa per nascondere o rimuovere una sensibilità che non le piace. Ultimamente lacrima spesso.
Accanto a Eva ho seduto per ventuno mesi e l’ho vista sbattersi senza sosta (pranzo escluso) fino a quindici ore al giorno; ho letto sue e-mail spedite all’una di notte della domenica, in allegato minuziosi report che nessuno avrebbe letto. Talvolta ride con dell’umorismo un po’ amaro, talvolta la sento imprecare in tedesco. Il tedesco è la sua lingua d’elezione, quando Eva può discorrere in tedesco gioisce, ma è poliglotta e in un’occasione mi ha tradotto un’e-mail dall’ungherese.
Eva è un po’ rigida ma corretta ed equa. Si è fidata presto di me e ogni giorno mi ha chiesto il 101% di quel che mi aveva chiesto il giorno prima. In cambio ha riconosciuto il mio lavoro in tutti i modi possibili – contratti, promozioni, gratifiche, segnalazioni – fino a supportare la mia candidatura a suo successore.
Per il commiato ufficiale a Eva nel suo ultimo giorno di lavoro in azienda ho organizzato in largo anticipo una colletta fra tutti gli impiegati dell’ufficio e fra gli ex-impiegati con cui ha piú familiarità. Alla mia squadra ho chiesto idee per i regali, ma ho colleghe timorose della loro ombra e alla fine ho dovuto muovermi io per tutto. Con il gruzzoletto raccolto:
ho prenotato un mazzo di fiori che sono passato a prendere la mattina stessa;
ho acquistato un buono per un massaggio, per cui adesso ricevo via e-mail dal Groupon ceco offerte-sconto per trattamenti di bellezza.
La cartolina l’abbiamo stampata noi e io l’ho fatta girare scrivania per scrivania.
Il giorno dopo ho radunato tutti gli impiegati dell’ufficio per scattare una foto da imprimere su una tazza-ricordo (non una mia idea). Ho poi delegato il progetto-tazza a Martina che ha ottenuto un ottimo risultato. A Eva abbiamo consegnato la tazza ieri sera, durante una cena informale in una saletta per trenta persone di un pub dal pessimo servizio. Con Eva abbiamo bevuto e parlato e riso, infine l’abbiamo abbracciata e ci siamo accomiatati.
E questa sera, prima di uscire dall’ufficio, ho sgomberato la sua scrivania e ho cancellato Eva dai miei contatti della rubrica interna di Skype.
Voto inutile ·
Ottenuta la residenza in Cechia, a novembre ho richiesto via e-mail al Consolato di Praga l’iscrizione all’Anagrafe degli Italiani residenti all’estero (AIRE). Dopo un cortese sollecito, la mia richiesta è stata elaborata dal Consolato a dicembre, e dal Comune di Alessandria penso nell’anno nuovo. A fine gennaio ho ricevuto dal Consolato questa comunicazione:
Buongiorno,
In relazione alla sua richiesta di iscrizione all’AIRE, si fa presente che la stessa è stata ricevuta ed è completa.
In vista della prossimità delle elezioni del 4 marzo, si precisa che l’iscrizione presumibilmente non avverrà in tempi utili per poter votare in Repubblica Ceca come residente, pertanto si consiglia di richiedere al proprio Comune, con cortese urgenza, l’opzione di voto all’estero mediante il modulo in allegato. Sarà lo stesso Comune a provvedere all’inserimento del suo nominativo sulla lista elettorale aggiunta di Praga.
Cordiali saluti
Cancelleria Consolare
Ambasciata d’Italia a Praga
Ho pensato «ma che gentili» e «e ’sti gran cazzi se anche a questo giro non posso votare» (nel febbraio 2013 ero in Cile). #einvece venerdí pomeriggio nella cassetta delle lettere c’era questo bustone:
Non ricordo se ho già scritto che il mio cellulare fa foto orrende.
Il bustone contiene:
il certificato elettorale, con istruzioni semplificate e un tagliando;
lo spiegone del Ministero degli Esteri su questa tornata elettorale;
le istruzioni con i disegnini;
l’elenco delle liste e dei candidati per il Senato della Repubblica;
l’elenco delle liste e dei candidati per la Camera dei Deputati;
la scheda elettorale per il Senato della Repubblica;
la scheda elettorale per la Camera dei Deputati;
la busta piccola;
la busta grande, preaffrancata e con l’indirizzo prestampato.
Sono sempre stato contrarissimo alla Legge Tremaglia: per garantire il diritto di voto agli Italiani residenti all’estero sarebbe bastato istituire il voto postale presso il proprio seggio (strumento utile anche agli Italiani residenti in Italia). Questa è ancora la legge elettorale in vigore, perché Mattarellum, Porcellum e Rosatellum (brrr) non sono state mai valide al di fuori dei confini nazionali. Come funziona la Legge Tremaglia, e cosa bisogna farci con tutta questa carta, lo spiega benissimo il Post.
Ora la domanda sorge spontanea (cit.): in quale pubblica piazza vado a bruciare le schede mentre declamo un’invettiva contro la madrepatria? voto o non voto? Se voto, chi voto?
Nella ripartizione Europa della circoscrizione Estero si presentano:
la congrega di grassatori e mafiosi chiamata UDC;
il trio delle meraviglie Salvini / Berlusconi / Meloni (cosí sulle schede);
il pastone di centro che fa capo a quel premio Nobel della Lorenzin;
il pastone di sinistra che fa capo a Grasso e che si scioglierà il 5 marzo;
la lista che fa capo alla Bonino (e a Tabacci, che ci ha messo la carta bollata);
la lista che fa capo a Verdini (che no, nonostante le voci non è candidato).
(W la Fisica, “il partito dei cervelli in fuga”, non ha raccolto il numero di firme necessarie, ma il praghese Mattia Butta non l’avrei mai votato, e non per rivalità territoriali.)
Per dignità e ideali non voto delinquenti e mentecatti, fascisti e nazisti; nel clima politico attuale, ciò riduce l’offerta a un terzo dei simboli. Ho googlato i nomi dei candidati di PD, Liberi e Uguali, e +Europa sotto i 50 anni: si presentano tutti come europeisti e liberali, con le uniche distinzioni sui temi economici. Sono quasi tutti professionisti di alto profilo, manager di multinazionali o docenti universitari con base nelle principali città europee (prevalentemente in Benelux, Germania, Regno Unito e Svizzera). C’è anche chi in Europa c’è stato soltanto in vacanza, eh, come la capolista PD per il Senato.
La circoscrizione elegge due senatori e cinque deputati. È probabile che i senatori eletti saranno un berlusconiano e la piddina renziana di cui sopra, perciò sono libero di sprecare il mio voto a piacimento e lo darò al candidato capolista di +Europa.
I deputati eletti saranno due berlusconiani, un grillino e due piddini, perciò posso scegliere fra sprecare il voto o esprimere due preferenze per dei piddini decenti. Il capolista PD per la Camera è uno yuppie della City ed è inascoltabile, il vice-capolista e deputato uscente compierà 80 anni durante la legislatura, poi ci sono un ex-Cottolengo e parecchi renziani inquadratissimi. Sono tutti fissati con l’abolizione dell’IMU sulla prima casa in Italia, perché non parlano a quelli come me ma alle comunità di emigrati del dopoguerra. Alternative: in Liberi e Uguali tutti i candidati “so’ communisti cosí” e dicono bellissime cose “de sinistra” sulla società italiana, ma non hanno uno straccio di proposta per chi in Italia non vive piú; in +Europa tutti i candidati “so’ libberisti cosí” ma almeno qualche idea per noi ce l’hanno.
Adesso esco e vado a imbucare il plico.
neděle 18. února, 20:30
L’analfabetismo funzionale, spiegato con un’immagine:
Ogni considerazione di carattere politico è lasciata per esercizio al lettore.
Sabato mattina ho preso l’autobus di linea per Znojmo, cittadina natale di kolegyně nonché principale centro nazionale di coltivazione di cetrioli (znojemské okurky; in ceco il cetriolo è femmina). Znojmo è situata su una collina a presidio di una valle al confine con l’Austria, e nonostante l’espulsione dei cittadini tedeschi nel 1945 l’influenza germanica è ovunque: nei nomi delle strade, sui muri delle case e delle chiese. Sono rimasto deluso dall’assenza di luoghi turistici, non c’è molto d’interessante da vedere tranne un castello inutile e delle fortificazioni mal curate. Ci ho passato appena tre ore, compreso il pranzo in una bettola dove l’oste mi ha portato la buona polévka direttamente nella zuppiera fumante.
(Fra parentesi: sedevo sotto la riproduzione di una mappa del Marchesato di Moravia curata nel 1692 da un geografo modenese, c’è anche “Rzeczkowitz” ma manca “Medlan”.)
Da Znojmo ho preso il treno per Břeclav ma sono sceso a Mikulov, dove ero già passato piú volte senza mai fermarmi perché è sulla strada che collega Brno a Vienna, anzi è proprio sul confine. Mikulov è una delle capitali locali del vino ed è dominata da un castello come si deve, che però d’inverno è chiuso, intorno cui c’è un bel giardino finto-rinascimentale con panorama sul Pálava e sulla Niederösterreich. Il borgo è caruccio e include un antico quartiere ebraico con cimitero e sinagoga, anch’essa chiusa d’inverno.
Da Mikulov ho nuovamente preso il treno per Břeclav, dove si diramano le linee ferroviarie per Brno–Praga–Dresda–Berlino, per Ostrava–Cracovia–Varsavia, per Bratislava–Budapest, e per Vienna–Venezia. Sempre viva l’Impero austro-ungarico!
Da Břeclav ho proseguito per Hodonín, cittadina natale della mia collega piú carina nonché di Tomáš Garrigue Masaryk, primo presidente della Cecoslovacchia ed eroe nazionale come Giuseppe Garibaldi in Italia. Ho attraversato tutta Hodonín semplicemente per trovare un albergo, e non c’è assolutamente niente tranne un famoso zoo. L’albergo, aspetto pulito ma vecchio, era completamente vuoto se non per me e la receptionist dall’ottimo inglese. Domenica mattina ho percorso i duecento metri fino al fiume Morava che in quel tratto fa da confine fra Cechia e Slovacchia. L’auto della polizia se n’era andata, un uomo con zaino e bastoncini da trekking continuava il suo cammino a zonzo per l’Europa.
(Fra parentesi: nella strada principale è appeso uno striscione con la scritta «Nejsme Češi, jsme Moravané!», ovvero «Non siamo Cechi, siamo Moravi!», e l’URL di un sito traducibile come MoraviaNazione.cz. Non sfugga l’ironia dell’uso del dominio .cz.)
Dalla stazione di Hodonín, dove vendono knedlíky da viaggio, sono finito a “Zlín Centrale”. A Zlín, capoluogo dell’omonima regione nella Moravia orientale, non si finisce per caso: la città è su una linea ferroviaria di terz’ordine, quasi una metropolitana leggera che ha inizio a Otrokovice. Giunone è di Otrokovice, mentre Zlín è la città natale di Ivana Trump nonché di Tomáš Baťa, imprenditore delle scarpe che di un paesino in mezzo al nulla fece nel ‘900 uno dei principali centri industriali d’Europa. Oggi che l’impero delle scarpe ha sede altrove e decine di fabbriche vengono riconvertite ad aule universitarie o gallerie d’arte, Zlín resta un luogo orrendo dove la vista piú piacevole sono le casette bifamiliari bipiano in mattoni dei quartieri operai.
A Zlín–Prštné ho provato il brivido di fermare un treno con un braccio. Al bar della stazione di Otrokovice vendevano riviste con Alena Šeredová in copertina. Perché non l’abbiamo mai chiamata Alena Buffonová?
Il gioco delle coppie ·
Non so se ieri sia stato piú imbarazzante dover rispondere alla docente di ceco sul perché lei abbia perso la classe e sia stata sostituita con un’altra docente della stessa agenzia (ero l’unico a lezione, ma sono anche l’unico che non si è mai lamentato di lei e dei suoi metodi) o farsi trascinare in un bar dopo il lavoro da Evička e il collega smilzo tedescofono Vojta che mi hanno confessato di fare coppia. Non è stata una sorpresa, l’avevo chiesto direttamente a Evička tre settimane fa: ‘sti due vanno a pranzo insieme, insieme si prendono lunghissime pause, talvolta prendono le ferie lo stesso giorno, ma non si abbandonano mai a effusioni e possono essere scambiati per ottimi amici. E invece non soltanto scopano insieme, insieme vivono da metà gennaio.
Almeno non sono in conflitto di interessi {…}. Li ho implorati per favore di non creare drama quando si lasceranno, ché altre coppie ne stanno creando abbastanza. {…}
La settimana Incom ·
Sono influenzato da sabato scorso, alternando tutti i possibili sintomi tranne la morte ma per non piú di due giorni ciascuno (mi chiedo quali farmaci avrei dovuto prendere).
Lunedí mi sono trascinato in ufficio per il primo incontro del costoso programma aziendale di sviluppo manageriale, e mi sono trovato a lavorare fino a dicembre a un progetto di cui non m’importa niente insieme ad altri due dipendenti che non mi piacciono con un mentore di cui ho soggezione.
Martedí ho scritto alla mia insegnante di ceco per informarla che la mattina seguente non sarei andato a lezione, e che quindi non avrei fatto il test di fine semestre ma avrei voluto farlo alla lezione successiva. La mattina seguente ho ricevuto la notizia che il corso di ceco è soppresso per mancanza di iscritti (siamo rimasti in due, due e mezzo, chi se n’è andato dà la colpa proprio all’insegnante). O forse no.
Giovedí sono tornato in ufficio per la chiusura del mese e ho avuto l’incontro con la collega orsacchiotta per discutere il mio colloquio da caposquadra. «È la mia decisione piú difficile finora: da una parte hai dimostrato ottime capacità tecniche e di presentazione, dall’altra parte hai scarse capacità di gestione delle persone; ora cerchiamo un candidato esterno.» È un discorso che accetto, ma ovviamente ora mi attendo la scelta di un candidato esterno dalle spiccate qualità interpersonali.
Venerdí ho scoperto di essere l’ultimo a sapere che è stato nuovamente assunto lo stagista ceco-vietnamita, che ha sospeso i suoi studi di astrofisicahahah e che torna come full-time a copertura della Francia. È totalmente inaffidabile e certamente non parla francese, ma nessuno ha chiesto la mia opinione.
Oggi Miloš Zeman è stato rieletto Presidente della Repubblica Ceca.
In tema di molestie… ·
Strano che Tina Fey e Amy Poehler non siano state crocefisse per questo sketch del 2005.
Il Castello ·
Venerdí pomeriggio e sabato mattina si è svolto il primo turno delle elezioni presidenziali.
I candidati erano nove, tutti uomini. Il presidente uscente Miloš Zeman si è fermato al 39% dei voti, seguito dall’indipendente Jiří Drahoš al 26%: il ballottaggio sarà fra due settimane. Il candidato piú noto in Italia, l’ex-primo ministro Mirek Topolánek, ha preso un misero 4% ma si potrà consolare con una ricca carriera da consulente d’affari.
Il Presidente della Repubblica Ceca ha poteri paragonabili a quelli del nostro, ma esercita un forte indirizzo politico e morale. Miloš Zeman si colloca mediaticamente a metà strada fra Cossiga e Trump e polarizza l’opinione pubblica; è antimmigrazione, antieuropeista e filoputiniano. Jiří Drahoš è un chimico-fisico, ex-presidente dell’Accademia delle Scienze, dall’aria pacata e un po’ goffa; politicamente è su posizioni centriste e filo-occidentali.
Sono curiosissimo di vedere chi i Cechi installeranno al Castello.
Roleplay ·
Quarantacinque minuti per preparare una presentazione per il Quarterly Business Review e due piani d’azione in caso di emergenza interplanetaria (cioè la normale quotidianità).
Un’ora (diventata un’ora e quaranta minuti) per discutere quanto preparato, e per giocare tre sessioni di “facciamo che eravamo…” con la collega orsacchiotta, la mia capa, la capa di Centro, e la bella roscia dell’ufficio del personale nel ruolo dei sottoposti insoddisfatti.
Non ci saranno ulteriori colloqui. Attendo.
Gossip girl ·
{OMISSIS}
– L’accademia mi porta sempre via i migliori cervelli e i migliori cuori.
– Ma tu sei un tipo accademico! Ti sei candidato a caposquadra del Sud?
– Non so di che cosa stai parlando. (Sí, ma non dirlo a nessuno.)
– Non preoccuparti, se lo aspettano tutti che ti candidi!
{…} Se non faccio un disastro, ecc. ecc.
Scuffet ·
Nell’anno nuovo ho subito chiesto un incontro a quattr’occhi alla mia caposquadra: venerdí mattina ci siamo seduti in una saletta riservata e abbiamo tirato le tende. Innanzitutto l’ho ringraziata per avermi iscritto al costoso programma aziendale di sviluppo manageriale che frequenterò fino a dicembre con altri undici dipendenti, fra cui Evička che per una volta è piú interessata di me. Quindi abbiamo concordato un calendario di ore in cui nessuno dovrà disturbarmi affinché io possa chiudere una serie di casi penosi con i soliti clienti. Poi…
– Massi, c’è qualcos’altro che vuoi dirmi?
– Ho ancora cinque giorni di ferie del 2017 da prendere entro marzo.
… e abbiamo concordato anche il calendario delle mie ferie residue. Infine…
– Massi, c’è qualcos’altro che vuoi dirmi?
– Sí. Vorrei candidarmi alla tua posizione.
– Sono molto contenta di sentirtelo dire!
Pensa che io sia la persona piú adatta al ruolo e mi dà il suo totale supporto. Al pomeriggio ha dato la notizia delle sue dimissioni al resto della squadra in un incontro brevissimo che ha chiuso dicendo:
– Sarete in buone mani. Non lo direi se non fossi certa, ma sarete in buone mani.
Mária mi fissava e sorrideva. Io non so ancora se saranno le mie buone mani.
La valigetta ·
I’m a phony! Paris Geller, mio spirito guida. Gilmore Girls: A Year in the Life, in colpevole ritardo.
PF 2018 ·
I Cechi e gli Slovacchi hanno un singolare modo di augurare buon anno: scrivono “PF”, che sta per “pour féliciter” ed è una formula risalente al diciottesimo secolo che curiosamente si è persa nel francese ma è sopravvissuta nel ceco e nello slovacco.
Nel 2018 da queste parti si festeggiano: il centenario della Cecoslovacchia (28 ottobre), il venticinquesimo anniversario della sua dissoluzione (oggi), e il cinquantesimo anniversario della Primavera di Praga.